:: Accio e Sara: Bevimi come aranciata. Epistolario Don Don Vario - Cardio 4 - 5 giugno 2009 |
CORNICE DI MIO (FOTOGRAFICO) PUGNO SULLA GIORNATA VENEZIANA DEL 5 GIUGNO 2009 Quando il passato si fa-sfa-fa presente, rivedendo una fotografia, tanto più di nudo, o sottilmente erotica - sottilmente neh - consegna il memorabile che, se la foto funziona se la coppia ancora intreccia corpi e desideri travalica il trascurabile delle forme, in questo caso il bel corpo di Sara (giugno 2009 a Venezia), per consegnare il memorabile. Quest’ultimo ha un nome: aranciata. Perché testi scritti, poesia?, e fotografia dall’originale s’è virata nell’arancio. Alla ricerca, nel bere – rima – il piacere porta all’altra parte di noi, nel decifrare il tutto, che sta concluso l’abbraccio, l’atto d’amore dei corpi, alla cifra che costituisce l’insieme dell’immaginario di coppia. Che regge foto tempo aranciata l’oggi 2020. Altrimenti la foto sarebbe una delle migliaia, milioni in circolo, che perdono corpo e tempo, per diventare vuoto come bicchiere senza più bibita. Il destino di Accio e Sara Cardellino, nei segni, è questo. Stare di impronta in impronta, che sia parola immagine suono, nel tutto. Un’avventura del processo mitopoietico domestico. Che vien rivelato a frammenti. Perché soltanto gli amanti ne hanno visione completa. Per scelta di non estetizzare con una qualsiasi carriera letteraria artistica il processo. Soltanto Cardellino pratica la musica come lavoro. Accio è un perdigiorno. Caro a Eichendorff, ma lui spera anche a Novalis. Che inventò la “Cifra” come immagine che prende corpo andando sempre verso un Oltre. La fotografia dice, a noi due, undici anni dopo, senza nostalgia, perché memorabile, che siamo ancora qui: l’aranciata ancora sulle labbra. La fotografia compie la sua missione rivelando che il mondo desiderato non è svanito. Che i versi reggono ancora i corpi degli amanti. Fotografia con data: Eidolon… quanto fu versato nel sensuale si fissa nella pellicola del presente, la vita liquida di noi stessi. Ecco perché questa fotografia, come altre che scattai a Sara, vale anche per il presente telematico, e per un epistolario dal ritmo vario. Don don
Accio e Sara
da iPhone, ore 23,00. Venezia - 5 giugno 2009 SARA I guardami … e guardami nell’arancio dell’essere liquida ad oriente a giugno che tutto di te conosco - sbucciata dai morsi dagli spicchi dai semi nei remi delle braccia calda traccia sui picchi dei seni
portento -tento- attento nel prendermi vento, e tutta in ruota finire nella tua bocca, pasticcino canditino per palato sopraffino, nel vorace assalto graffi la dolcezza miele col baffo e ti sbaffo tutto! tutto! Tutto
ACCIO II (dice la giovin signora) signore che si disseta dove mi spello e m’appello in pura immaginazione saliva e frutto e colore già armonica carne per sguardo mani lingua fino all’ultimo tocco in me tengo rosso bardo nello scocco al piacer vengo che tu rendi tardo e tardo e tardo nella spremitura ardo ardo ardo
bevimi come un’aranciata affiché tua sete mai sia colmata sono la tua arancina aranciata: t’entro meglio in bocca così sbocciata alla fragranza di questa nel giugno stanza dove ogni natica e spicchio per il tuo batter picchio, e la sete è feroce – più ancora se troppo presto mi darai pace!
|