:: Accio: Sara Capei Corti col guanto nero. Tavola Tellus 2012 |
Accio SARA CAPEI CORTI COL GUANTO NERO (stagione novembrina ideal-vero) (Riflessione sulle Tavole Tellus)
Le tavole Tellus, in questo caso con Sara Capei Corti (separata da Accio dal 20 novembre 2011), sono una “rivoluzione leggera” estetica in progress. Un’eresia per il tempo duemila iper-feticistico sull’oggetto da vetrinizzare. Sono tasselli in formato piccolo (che poi troveranno, forse si forse no, dimensione ampia su tela e su supporti differenti ampi) illustranti a sé stanti (Farneticanti? Amanti? Sussultanti?) personaggi e reali vicende e “biografie altre” della mia letteratura. Il canzoniere per SARA è fondamentale. Nelle sue tre lasse temporali: Sara Esserino (Maggio 2009 - 20 novembre 2011): Sara capei Corti (20 novembre 2011 - primi mesi 2017): Sara Cardellino (9 aprile 2017...) Le tavole Tellus devono molto al fumetto ma in esse ci sono variazioni, assolutamente necessarie, che rimandano alla tecnica e alle vicende del disegno nell’arte occidentale. Che al fumetto, anche quello da Fiera Comics, sono precluse. Nelle Tavole Tellus c’è infatti l’errore, la distruzione delle forme, l’occultamento colorato, in sua ripetizione, per giungere a una sorta di macerazione del volto in crisi identitaria nel duemila-liquido. Non c’è estetismo fine a se stesso bensì la poetica del corpo-racconto come dato fisico-sensoriale che lascia, colorato-segnato-guardato l’elaborazione mentale del reale pensiero dell’autore, che poi son io che disegno e scrivo. Le Tavole Tellus fan corpo unico con l’assunto narrativo che illustrano e il narrativo poetico a illustrare il segno pittorico. Da questo accoppiamento, a volte con sipario musicale come con Aglaia, nasce la poesia come teatralità melodrammatica che strumentalmente si dà. Atto colorato preso in parola che ne fa un’entità puramente progressiva, un respiro?, una riso?, un pianto?, che sostituisce la carnalità del linguaggio con surrealtà che s’approssima all’esistenza in sacrificio all’unica corporeità possibile nell’epoca virtuale. Un’estetica pulsionale francobollata nello scacco della scrittura organica alla visione amorosa. Tensione visibile nel tempo come contemporaneo tormento e neo dell’oblio diario. Che posa, appunto, sul guanto nero. Di Sara Capei Corti. Che guarda Accio, ma da lontano, da separata per sua scelta. Luogo dove sosta il dire poetico, nella sua astrazione, nella sua geografia cellulare della matita a cera. Cera della nominazione cera del circuito fisico della bocca organo, cera acquerellata e creata: vita spennellata viso rosso verbo. C'era!
NOTA SARA CAPELLI CORTI PER CLAUDIO DETTO ACCIO “Mi sono tagliata i capelli tanto corti da somigliare alla monaca penitente che divento tu assente. Quest’ultimo gioco in rima ti faccia sapere, Claudio, che la mia sofferenza è pari alla tua. Ma ho compiuto l’unica scelta impostami!!! dal tuo comportamento immorale in materia vita arti. Ora cappuccio sulla testa sulla parola verso te. Resti soltanto la musica quando dovrò suonarla. Qualche foto ove febbre scuoto. Se ciò ti raggiungerà non dipende da me. O forse sì!”. (Dicembre 2011)
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