:: Sara Capei Corti: TRA Malattia e Dimagrimento. Giugno 2012 |
Giugno 2012. Mi fermo istante scatto. TRA Malattia e Dimagrimento. Sosto. Placo l'impeto. Lancio parole dalle mani così come nascono come scivolano dalle dita. Fluttuano TRA logica ed emozione (benedetta sia la Austen!) nel racconto afflitto lasciato a metà TRA prigionia e rassegnazione. Parole che smarrisco o devo confessare che parola-barchetta, oh candore vittoriano, va sullo sporco Rio dei Scudi? Ricerca in esterno, ottima pittrice dalle allucinazioni visive inesistenti. In interno, casa disertate stanze, ti cerco dal divano, nuda impietosa con me, TRA lampadario e finestra; TRA sorso d'acqua e penna stilografica inchiostro secco. Ti cerco arricciando l’Io, mente più dell’Es, verso il tempo perso a pensarti con l’indifferenza della parrucchiera se m’acconcia se mi profuma. Che recita: sia ciarli sia stia zitta professionale. Non è professione, anche la mia, cercare chi s’è abbandonato amandolo con spregio? In questi esercizi uso lessico pisano tradisco me stessa inginocchiandomi capelli scorciati al vernacolo lungo padrone. In me. Il tempo della "seduta" sul divano. Sei l’analista dietro la nuca se natiche espongo: avverto tuo alito arroventarsi. Eppure non ci sei. Prendo licenza scostumata dalla retorica freudiana. Parlo senza sosta e soltanto nell'ultima parola riconosco chi sono. Ultima sillaba. Lettera. Entro nella O come lucertola nel buco del Muro. Mi fallo da sola. Ti piacerebbe no garberebbe stiamo nella catena tanti O che mi legano a te lingua persa mi bastonassi la schiena con Bataille che conosco dal tuo manuale pronto all’uso un tempo da sensale? Nelle rime rimandanti all'erotismo fantasioso ti supero! Sdraiata sul divano bocconi, boccone cibo foto per te. Ti scuoto? Il reggiseno casomai non capissi rimanda alla carta da musica. Spengo quanto c’è da spegnere nelle stanze. Anche rifrazioni lagunari dalle ante! In interno. All’esterno tra porta e zerbino, pioggia passeggera: mi lancio, butto detto meglio, sotto il cielo passeggero bigio (questo è Pascoli o Valeri?), sorrido al pensiero che tu, Accio, avresti sdrammatizzato la posa sublime dicendomi che cerco te-Topo-Gigio. Pioggia cala sulla postura. Tento il passaggio tra uno schizzo e l’altro. tanto magra ci riusciro? Mi dicesti che essere poeta degno è come passare tra uno schizzo e l’altro senza bagnarsi. Solita esagerazione contadina burlesca. Invece mi bagno o sono lacrime che piango a fiotti? TRA pietra e rio. M’asciugherò al vento estivo fresco delle ore che verranno fuori di casa. Se cessa il trambusto piovoso TRA crepuscolo e notte fonda. TRA sentirsi abbandonata e accolta.
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