:: Silvae Lo: Prima Lettera a mio marito Claudio Di Scalzo detto Accio. La maturità per amare e sposarsi. 2006


Silvae lo (1970) nelle bolle marziane - cds in risposta alla "Prima lettera..."
Settembre 2006





Silvae LO
PRIMA LETTERA A MIO MARITO CLAUDIO DI SCALZO DETTO ACCIO.
LA MATURITÀ PER AMARE E SPOSARSI.
SETTEMBRE 2006



(Maggio 2024) - COME PREFAZIONE - Siccome Silvae Lo, my wife, ha accettato che possa pubblicare, sull’Olandese Volante declinando a volte sul social, quanto sta nel libro a lei dedicato e con lei realizzato, scrittura e immagini, foto e disegni, escluso il coinvolgimento dei figli, compare “Prima lettera al marito”, settembre 2006, sulla maturità per amare e sposarsi. Lettere alle quali, in genere, rispondevo o con fotografie o con dipinti o con testi umoristici e scherzosi. Il contrasto se, penso, a posteriori può ritenersi fruttuoso sul piano delle scintille parola-immagine, allora da parte di mia moglie non veniva particolarmente apprezzato e colto. Io però leggevo meditavo mi sforzavo di adeguarmi, poi vinceva il proverbio realistico di mia madre, Nada; e cioè: “Non si addirizza ir ramo storto al massimo lo si tronca”; e quello der mi’ babbo, fra l’altro in rima, e credo l’abbia inventata proprio lui l’affermazione proverbiale: “chi nasce storto al massimo regge i pomodori nell’orto”. Per forza mi dicevo, nacqui di sette mesi l’8 dicembre. Immaolato storto maculato. Forse dall’arte. Meditavo. Intanto che Silvae Lo perdeva ogni speranza e i litigi e le incomprensioni raddoppiavano. E l’attrazione anche confermando “L’amor non è bello se non è litigarello!”. Al quale lei, ironica, ma detto in dialetto valtellinese, che non so scrivere, chiosava: “Tanto litigare matrimonio sta per ruzzolare”. Coglieva nel segno.


 


Silvae Lo (1970) nel settembre Belle Époque  - Foto cds 2005 


 

 

SILVAE LO: PRIMA LETTERA A MIO MARITO CLAUDIO DI SCALZO DETTO ACCIO. LA MATURITÀ PER AMARE E SPOSARSI. 2006

Decido-scelgo di spedirti delle lettere caro marito. Frecce e-mail dalla cucina sala camera. Le scrivo con competenze sulla psicologia su quanto si necessita di conoscere in noi stessi negli altri in base ai sentimenti all’età evolutiva ai rapporti di matrimonio. Di coppia. La speranza è quella di darti qualche abilità di base da riversare nel nostro legame nella famiglia. Speranza, scrivo, che s’infrangerà, temo, sul tuo scafandro costruito negli anni, parecchi più dei miei vissuti, come se tu scoprissi il linguaggio di una marziana. Tu tanto terrestre spesso terra terra (pisanismo) in materia di seria e responsabile rotazione amorosa. Utilizzo una citazione da FROMM per iniziare. Vale molto, più di quanto io possa stendere di seguito.

“L’amore non è qualcosa di gratuito, ma soprattutto è fatica e conquista. È un processo senza fine, un atto di volontà che richiede uno sforzo continuo. Arrivare ad amare pienamente significa essere diventati finalmente maturi, veri, attivi, completi, e forse anche più sani o forse guariti, e perciò liberi da complessi, turbamenti, mali di ogni tipo. (...) L’amore è un atto di fede; chi ha poca fede ha anche poco amore. Si tratta di una FEDE RAZIONALE, che consiste nella convinzione di saper amare e suscitare amore (...) da ERICH FROMM da L’ARTE DI AMARE. All’attenzione di mio marito Claudio Di Scalzo. (2007).

Caro Claudio, prendi questa prima lettera come il mio migliore sorriso, la mia carezza più complice, il mio sforzo più logico per dirti come vivo la crisi-crepa intuita tra noi: marito e moglie. Ma quanto ti scrivo vale anche per chi senza matrimonio sceglie di vivere in coppia in una casa in impegni comuni. Avrei dovuto scrivertela prima, temo. Le lettere che riceverai sono imperniate sulle mie conoscenze di psicologia e comportamenti; e rimandano al mio lavoro anche di pedagogista e maestra. So già che le riterrai un po’ noiose, troppo razionali, lamentandoti del mio Illuminismo con o senza il neo.

L’individuazione dello “sviluppo” è centrale in biologia, nell’evoluzione, ma pure in psicologia. Anche nel soggetto umano tutto muta integrandosi nel flusso continuo di sensazioni ricordi attitudini abitudini capacità. Nel soggetto, uomo e donna, due binari, in scambio tra loro, che rimandano a due bisogni: quello di “INDIVIDUAZIONE” realizzante creativa potenzialità individuali, tu ne sei Claudio molto provvisto; e quello di “COESIONE” cioè di rapporto con gli altri individui, con l’altra figura amata. Qui sei insufficiente, molto; e con l’estetica credi di colmare la tua lacuna. Sei dedito alle rime popolari, lo fai con me, lo hai compiuto con le altre fidanzate, eredità di nonna materna padre: la tua stirpe celebrata in maniera spesso acritica: ti imito nella semplicità icastica: “Come corda che tentando la cruna sua grossezza scorda!”.

Individuazione e Coesione binari hanno traguardo evolutivo dove necessariamente devono unirsi: compiere stazione: destinazione comune. Né io e te ci intendiamo sovente come bigliettai e conducenti e stazioni. Semplifico in efficacia figurata.

Dal bambino, nato di sette mesi, che eri, dalla struttura indifferenziata in te, crescendo hai assunto caratteristiche personali e individualizzanti. Sarebbe facile per me, Claudio, cavarmela scrivendoti che qualcosa in te non ha funzionato nella individualizzazione. Però devo specificare. Se ciò è accaduto dove sta l’incaglio?

Il soggetto cresce a contatto con gli altri provando necessità di coesione sociale. Questo bisogno segue stadi dov’è presente lo sviluppo dell’AMORE.

La capacità di amare non è prerogativa degli adulti. Bensì punto di arrivo di un processo di maturazione: solamente così possiamo essere in grado di AMARE. Può accadere che questa maturazione avvenga in ritardo o mai.

Riprendendo la dicotomia dei due bisogni: e cioè Individuazione/Coesione, dunque, al termine dell’Individuazione dovrebbe esserci un IO MATURO che scopre in sé stesso la libertà e la capacità di amare ; al termine della Coesione sociale devo comparire la piena realizzazione di sé, ottenuta amando un'altra persona: fidanzata o moglie; fidanzato o marito. Chi di noi due ha evidenziato maggiore Individuazione e coesione, Claudio?

L’equilibrio tra le due dimensioni da me sottolineate, individuazione e coesione, lo ripeto, ficcatele in testa marito, è il PUNTO FOCALE DEL MATRIMONIO (o rapporto di coppia): il più significativo. Non lo accresce, modella, di un grammo, ogni bellezza-fantasia estetica che tu possa inventare. Ciò è la tua convinzione desunta dal Romanticismo addirittura dal Primo Romanticismo. Anche il tuo alibi metafisico tradotto nel reale. Io, Silvae Lo, amandoti mi prendo la responsabilità di scrivertelo. La prima che lo compie. In ritardo.

Se i coniugi perdono di vista il senso della realizzazione di sé, non raggiungeranno la coesione e quindi ad amare l’altro in arricchimento. Sviluppo. Se, d’altra parte, non si pongono nella linea della coesione d’amore difendendo la propria indipendenza, io lo faccio, eccome, Claudio, non possono maturare la propria individuazione.

Il matrimonio, marito mio, è un evento che dovrebbe essere vissuto solo da soggetti che giungono alla fase ultima della linea evolutiva, ribadisco a costo di essere noiosa-pedante-maestrina, sia dell’individuazione sia della Coesione.

AMARE significa rischiare la propria individualità per ritrovarla arricchita: AMARE significa rischiare la propria autonomia per una più piena realizzazione di sé.

Chissà come sarai giunto alla conclusione della lettera. Come sarà il tuo viso. Non importa tu mi scriva su questa psicologia epistolare, la prima, ce ne saranno altre di lettere; mi parlerai di ciò standomi accanto in cucina-sala-camera. Non accetterò il tuo silenzio maramaldo né il picaresco dissentire scherzoso dell’alunno-bambino zuccone, né basterà qualche invenzione visuale o in parola immaginifica di risposta. In sintesi serietà! Tua SILVAE LO. Maestra.