:: Silvae Lo: Lo Sgraffito sulla casa alpina. La vasca della moglie cavallina. 2004/20024 |
Caro marito, rimango vieppiù sbalordita, a scoprire come illustri dipingi i tuoi intrecci sul social Facebook declinandoli dall’Olandese Volante. Con queste due foto che ti spedisco, più una foto di me in classica nudità venti anni addietro, ti rammento però, e lo capirà anche chi in passato e in data odierna, riceve da te ogni tipo di illustrazione dipinti, che io sono l’unica che ha sulla facciata di casa; di quella in montagna a 1000 metri, dunque non quella nel piano della Valchiavenna; uno Sgraffito dipinto e scritto. Che devo giocoforza custodire. Fra l’altro aumenta il valore della casa e incuriosisce chi passa da qui. Venendo a vedere dall’alto il panorama della Valchiavenna del fiume Mera fino al lago di Novate Mezzola e più in là del nobile di Como. A chi me lo chiede dico che mio marito riprese , parecchi anni fa, la tecnica svizzera dello Sgraffito, in uso in Val Bregaglia ed Engadina. Tradizione alla quale nei Grigioni tengono moltissimo. Aggiungo: mettendoci del suo. Per giorni: lassù sulle impalcature perché stavamo restaurando parete e tetto. Claudio Di Scalzo, detto Accio, non scordiamolo, era, è, fatto in questa maniera. Ed io a penare, parecchio innamorata, ad entusiasmarmi per il rischio e lo slancio pittorico. Il significato dello scritto? Potrebbe chiedermi il turista. Beh, aggiungerei, si capisce leggendo. Sapete... ho un marito con animo poetico. Oggi, nell’autunno mio ma anche tuo, non scordarlo, ottobre 2024, rivedendo lo Sgraffito, ho fatto questa riflessione e te ne faccio partecipe. Non mi sognerei mai di dirla a un turista ignaro del tuo destino e mio in esso fino ad un certo punto. Ehmm. Tu non hai cavalcato un cavallo, ma diverse cavalle, di razza; curiosamente tutte più o meno, io di sicuro, con beni ed ottima fienagione in capanna (si dice così a Pisa?); tu malcerto fantino, proletarizzato dalle sciagure discalziane, senza saper al meglio tener cavezza e speroni. Di tuo soltanto l’impeto. La cavalcata improvvisa il secondare trotto e galoppo con segni della fantasia che le cavalle alla criniera s’impigliavano e le rendevan ancor più belle e misteriose. Poesia sembrerebbe. Poi stanche di te ti facevan la grazia, da te cercata astutamente, di disarcionarti. Con il vantaggio tuo di non aver responsabilità nella corsa fallita all’arrivo; e di lamentarti artisticamente sull’amore perduto. Sul ricordo delle cavalcate. Ti assalirà da vecchio? E se cavalcavi a pelo la cavalla, senza sella, mi consento un richiamo scurrile alle sgroppate sessuali. Ne avrai, hai ricordo? Ecco questa è la mia strigliata da cavalla sposa al fantino marito e amante di altre! Però sorrido alla facciata della casa montanina. E mi vien da ridere guardando il quadrupede. Se è una cerva ha di belle corna. Se è un maschio corna pure… rese! E l’aquila? Questa simbologia è facile. Tu sei un’aquila che poi volando all’altezza delle galline e galli, lasci la tua preda estetica nel Nulla del pollaio. Quanto fai da tempo on line e prima nei tuoi progetti rivoluzionari, sventati se non assurdi, su carta stampata e prima ancora in quella, cosiddetta, “alternativa” e ciclostilata. Sul web social Facebook sei inteso solo da poche aquile di rara poeticità che sul web social per esigenze di scambi, volano, pur’esse, basse. Ma sono altro. Astuta la veneziana, questa ti mette nel sacco più di tutte, sarà la città in maschera che la nutre in quest’arte?, Cardellina; che ci sta sul social e web dietro la tua ala però dirigendola. Oggi la imito con le foto della casa dipinta. E rivendico che l’illustrazione biografica più veritiera dell’uomo un tempo amato ce l’ho io. Divertente vero? Ogni bene dalle Alpi Retiche. TUA SILVAE LO Allego foto di cavalla alpina in vasca, nei bei tempi, dei fianchi e cosce e garretti sodi, tanto da consegnarli al fotografo fantino, che, rima semplice pisana, con l’obiettivo puntato, ci sapeva fare… un tantino! Ridi ridi… marito. TUA SILVA LO, e come scrivi, tua WIFE. |