:: Accio Sara Capei Corti nel Credo ut intelligam e Credo quia absurdum. Dittico. Capitolo 50 |
ACCIO SARA CAPEI CORTI NEL CREDO UT INTELLIGAM E CREDO QUIA ABSURDUM DITTICO (20 novembre 2016) - Nell’anniversario della nostra separazione nel 2011 arrivano nella posta elettronica due fotografie in autoscatto di Sara, identica posa, ma una in b/n e l’altra a colori. Stavolta ci sarà risposta. Ricorrendo a quel me stesso adolescente di un tempo a quello di ora nel grigio che collimano nella mantenuta fede cattolica tanto da permettermi, e so che ciò può essere eretico ma non peccato, di ricorrere al CREDO UT INTELLIGAM di Anselmo d’Aosta. Principio teologico: la Fede è autonoma dalla Ragione ma si necessita al credente uno sforzo anche razionale per comprendere meglio. Traduco bascullando nella mia teologia amorosa. Con fede ancora ti cerco, Sara, non necessito di ragione se non quella che basta per meglio comprendere com’è che commisi tanti errori verso te. Come puoi leggere, con Anselmo d’Aosta, alta è per noi due la posta. E ora se sempre sei la Sara che ricordo: ridi con me.
(20 novembre 2016) - La foto di Sara stavolta nel colore, nel celeste notturno, che va verso l’alba veneziana, attira a sé il motto di Tertulliano. CREDO QUIA ABSURDUM Credo perché è assurdo. La Fede non necessita della Ragione: anzi la Fede vale tanto più quanto meno è intrisa di Ragione. Anche il mio amore per te, Sara, non ha alcuna ragione a reggerlo eppure ho fiducia e fede che ancora ci amiamo! La foto Color ch’è ai miei occhi religiosa nella sua posa ciò può suggerire a me a te.
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