:: Karoline Knabberchen: Sulla scarsa coerenza. 1979. Cura Claudio Di Scalzo nel Quarantesimo della morte. |
Che infelicità non cambiare mai idea! Sbagliarsi, contraddirsi, non è questo il luogo del Pensiero? Tornare continuamente a sé per vie alterne. Oh certo certo: la santa identità! Invece no! Si tratta sì di tornare continuamente a sé, ma ciò che viene trovato è sempre qualcos’altro; sebbene mai totalmente estraneo (scrivo "sulla scarsa coerenza" sulla "incoerenza" per inquietare Fabio Nardi casomai ciò capitasse sotto ai suoi occhi perché interpreta miei frammenti o in Clinica o in Ideologia dell’individualismo simbolico decadente) a noi - conoscenti, collegati, controfigure: confermo, la conosco quasi bene; no, non è qui; no, non conosco il numero di telefono, non credo nemmeno l’abbia; morta? no, no, sarà da qualche altra parte, residente o domiciliata in nuova patria. Disharmonie unter der Vergänglichkeit des Himmels. Das Meer lebt – erduldet es; die Terraferma ignoriert es – freut sich: Es ist nicht bekannt, welche der beiden Qual-Umgebungen zu mir spricht. Allora l’esperienza s’espande. Cambiare idea rimanendo sul posto, ecco, esercizio non facile; vero; ma ordinato all’espansione della vita, la cui grandezza - sia detto en passant - non è certo la lunghezza! Com’è possibile allora? Saltando, ovviamente (Fabio il tuo soprannominarmi “Ranocchietta” caratterizza la dedizione al salto goffo ermeneutico); a ogni ricaduta una nuova prospettiva. Che volete che m’importi della coerenza; la coerenza è la proprietà biochimica delle nature prive di pensiero; ciò che conta è l’espansione del sé, comprendere continuamente quanto v’è d’altro e di ulteriore e, quindi, inserire nel sé, sempre di nuovo, qualcosa che, per definizione, non lo sottoscrive. NOTA 1 Così scriveva nell’ottobre 1979, Karoline Knabberchen (Guarda Engadina 10 aprile 1959 - 1984 20 agosto Austvågøy Lofoten Norvegia), allora ventenne, iscritta alla Facoltà di Filosofia a Pisa. Sono passati ad agosto 40 anni da quando la persi. Amarla, leggerla, giocarci nei generi estetici, impararci, custodirla, in vita poi in morte, è stata, è, tutta la mia poesia tutta la mia avventura nell’estetica nell’etica nella filosofia nella religione. (Fabio Nardi) NOTA 2 TRADUZIONE DAL TEDESCO
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