:: Fabio Nardi: Ricordando Karoline Knabberchen che studia e legge Eugenio Montale. Quarantesimo della morte. |
Karoline Knabberchen lesse, e studiò Montale, con occhio filosofico truccato da illuminazioni. In gara con me che avevo dato esami sul poeta seguendo Silvio Guarnieri. Da lei considerato “macchinoso” nei saggi preferendogli Contini che le aveva suggerito come su Montale aleggiasse la presenza di Giuseppe Rensi. Karoline da parte sua trovò nei “Lineamenti di filosofia scettica” l’affermazione del filosofo che “la metafisica è lirica”. Non capisci Fabio? Qui c’è il Relativismo che si oppone all’Universalità con la “pluriversalità” della Ragione: in “Auto da fé” (1966) Montale ricorda la “Scepsi estetica”. Se il poeta l’ha approfondito o se ne è “servito” è perché Rensi contrappone un relativismo estetico assoluto alla teoria crociana dell’arte. Insomma Kanebberchen aveva fiuto. Poi interrompeva le sue indagini presa da altre incombenze; ma io che al massimo sapevo dell’opposizione a Croce da parte di Giovanni Boine scoprivo, con stupore, l’azione ermeneutica di una ventenne di talento. Ne rimanevo sovrastato. Durante le sue “illustrazioni” ero capace di interromperla con scemenze, del tipo, ma ti è sembra una buona idea spuntarti i capelli? Lei reagiva scuotendo il capo biondo. Cessava di parlarmi. Generosa concludeva: “agisco con altri strumenti rispetto ai tuoi di fotografo e artista dedito all’arte concettuale ma sono convinta che il relativismo estetico di Rensi ti sarebbe utile conoscerlo”. Karoline Knabberchen continuò ad interessarsi episodicamente di Montale. Nel testo più organizzato che conservo d’una sua interpretazione ciò accadde con la poesia, da "Le Occasioni” (1939), “Verso Vienna”. Perché lì, era il 1983, saremmo andati in vacanza estiva.
Il convento barocco
DAL "QUADERNO VIOLETTO" DI KAROLINE KNABBERCHEN Dall’incomparabile raccolta de “Le Occasioni” di Eugenio Montale traggo la poesia “Verso Vienna”. Perché la Critica sembra convinta essa sia una prova minore sia perché siamo in viaggio verso Vienna io e Fabio e quanto s’agita in questi versi mi turba profondamente pur nel lieto dispiegarsi di immagini consolanti, quasi viennesi? Oltre al ristorante vicino a un fiume, estivamente all’aperto, il vicino convento barocco, il fogliame brividente clorofilla e aromi, è nella seconda strofa che qualcosa bagna pure me: sgrondo inquietudine interpretando i versi. Compare dall’acqua, dalla corrente che va per conto suo, una figura di Nuotatore. Esso domanda di come si svolga il “viaggio” a chi nella poesia è il personaggio che dice io e noi, perché è in coppia, possono essere Fabio e Karoline. La coppia ascolta il Nuotatore che accenna al suo di viaggio “oltre confine”. Indicando un ponte da varcare con relativo pedaggio. Riprende a nuotare, no, in realtà s’immerge nella corrente che lo accoglie e lo definisce figura svanente. Noi due non abbiamo ancora superato il confine. A breve riprendiamo il viaggio in macchina prima del confine con L’Austria provenendo dall’Engadina da Scuol e Tarasp. Ma abbiamo pure noi il problema dell’obolo da pagare? Se penso che esso verrà pagato da uno di noi due nel tempo dilatato futuro, mi prende angoscia. L’obolo al tempo dei pagani si poneva nella bocca dei morti per pagare il passaggio dell’Acheronte. Pertanto quanto Montale evoca e definisce nella conversazione tra l’anonimo Nuotatore, che potrebbe essere un’ombra, un morto, non è soltanto un viaggio verso Vienna ma esso è una tessera del viaggio della vita. Vita-Viaggio. E prima di arrivare a Dante e a chi ne seguirà le orme poetiche c’è Ercole raccontato da Senofonte ed Esiodo. Quanto poi avverrà in Petrarca e nel Rinascimento non è qui il caso di tratteggiarlo. Non sono una critica letteraria di mestiere. Se la vita è viaggio, la poesia, ecco perché è centrale per me conoscerla e fartene conoscenza Fabio, essa è viaggio della VITA VERSO LA MORTE. Nel “Viaggio verso Vienna” il Nuotatore lascia il testimone segnaletico al Bassotto che festoso latra come parlasse, “voce dentro l’afa”; dunque è umanizzato da Montale; così come l’anonimo nella corrente ha tratti di animalità, “sgronda” come un cane. Anche il Bassotto ricopre episodicamente il ruolo di “guida” alla coppia in viaggio: fa da “battistrada”. Il bassotto sembra indorato da Montale di complicità verso il borghese viaggio e l’umanizzazione nel suo linguaggio corporeo e nella voce corrisponde al rapporto di complicità diffuso in area europea e mitteleuropea culturale con i cani. Basterebbe a darne conto la presenza dei cagnolini da appartamento nella pittura. I cani nel viaggio verso la morte allietano il tempo che scorre. Ciò diventerà, da quanto vedo in giro, una “moda”, sostenuta nell’animalismo affettuoso padrone-cane dall’industria degli alimenti per cani-gatti. Il Nuotatore, invece, con postura canina, nell’emersione e tuffo, non è rassicurante seppur esso guida. Anche perché potremmo pensare che chi è morto od ombra o apparizione dal fiume della poesia assuma caratteri animaleschi in agilità e comunicazione con i viaggiatori. Non voglio spargere nerume sulla gioia del nostro andare a Vienna Fabio, però quanto leggi dovevo scriverlo. Montale è estraneo a ogni fede religiosa, non come me e te che "annaspiamo" nel cristianesimo, al massimo s’interroga con la metafisica scettica. Metti di Rensi. Però il Confine aspetta oggi e in futuro da separati me e te. Confine che separa la vita dalla morte. Ciò ci dona in complessità e coscienza di cosa sia viaggiare nella vita... questa poesia. Grati a Montale al suo genio poetico. Adesso cerchiamo anche noi lo scodinzolare lieto di qualche cagnolino o fusolante gatto consegnandoci alla benefica gioia estiva d'essere assieme. Viaggiando.
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