:: Karoline Knabberchen: Ateismo e Fede come lato del carattere. 40° della morte. |
KAROLINE KNABBERCHEN Si vuole predicare l’ateismo? O si desidera un mondo a-teo? O si crede che un mondo ateo potrebbe apparire migliore di un mondo teista? Certo non si può dire a priori che un mondo senza Dio sarebbe senz’altro peggio. Di fatto voler impedire la diffusione dell’ateismo o, all’opposto, voler sradicare lo spirito religioso sono posizioni pratiche entrambe teologicamente segnate e, quel ch’è peggio, entrambe foriere di terrificanti sviluppi. In realtà non si sceglie di essere atei o credenti, ci si ritrova tali. Si tratta sempre di qualcosa che appartiene alla propria costituzione corporale e ad un fattore destinale, dipende dal modo in cui il fascio di sinuosità nel cervello s’è aggregato alle bizze della genealogia, secondo l’ordine del Caso: è un lato del carattere, come essere irascibile, flemmatico o fantasioso. Scrivo sulla fede e sulla non fede. Ma se raggiungo il cimitero di Vecchiano, dove, sembra sia sepolto anche Libertario Nardi - suo figlio Fabio s’è convinto che non abbia tomba fissa -, mi chiedo se la Fede non sia quanto alita ciò che di tanta vita sarà pur rimasto: sparse ossa, ceneri di esami, vertigini mentali ed esperenziali. All’improvviso ascolto quello che mi sembra un accordo di chitarra per danza. Penso mi stia immaginando una danza macabra con qualche solfeggio tanto per scaldare l’immaginazione, e invece un ragazzo sta proprio suonando la chitarra sulla tomba della fidanzata morta in un incidente stradale. Lui s’è salvato e anche la chitarra, mi ha detto il becchino. Credere o non credere cosa conta se uno vuole farsi ferire per sempre dal lutto?
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