:: Claudio Di Scalzo fotografo: Resinotipia foto resa mia rete sine die. 1974


"Che tipa la Rosa in resinotipia!" - 1974 - Claudio Di Scalzo





Claudio Di Scalzo fotografo

RESINOTIPIA FOTO RESA MIA RETE SINE DIER. 1974




"Facciata in resinotipia pacata" - Foto cds, 1974





(GENNAIO 2024) - Primi anni Settanta la sperimentazione canta-cantò in me e ne rivelo 50 anni dopo il perché.

Sara Cardellino mi guida al mio vissuto in fotografia. Ch’è stata la passione più “fissata”, eh eh, della mia vita in estetica. O più illustrante? Ci penserò! Abbiamo ritrovato nelle soffitte del cascinale una scatola, dove stanno stampe prove connubi metamorfosi in RESINOTIPIA; COLLODIO UMIDO; COLOTIPO; FERRO TIPO, CIANOTIPIA. Me ne ero completamente dimenticato. Rivedo stampe dipinti scritti sotto velina. Ricordo con nostalgia sotto le finestre giungere il Pazzo in Lambretta, io avevo la Vespa, con Daniela Cantelli, fidanzata con tutti e due, "Accio, vieni fòri da stampà che si và al mare a stampacci le chiappe chiare!". E poi Antonia Milk zucchero e sale in argento per i suoi lunghi capelli. E Stein e Knabberchen muse in camera oscura e chiara. E poi e poi... ancora con noi, ombre e luce: stampe d'un tempo andato e rivoluzionario che venne vissuto come meglio non potevamo. (cds, gennaio 2024)

Sulla stampa in laboratorio usando resinotipia potevo imporre tracce segni texture che rendevano gli scatti simili ad incisioni marca Odilon Redon sogni, a disegni a carboncino, a fiori carnivori curve Bataille. Scure resinotopie della mia giovinezza parigina e toscaneggiante in pigmenti perturbanti tormenti espressionisti.

Fotografavo la perferia parigina, londinese, pisana. Perché li avevo ricovero in alberghi di mio zio Lenino. Mura abbandonate, case, opifici dismessi, ebbero lunga cura e dita bruciate. Tutto l’opposto della “Polaroidizzazione” in atto e le Reflex sempe più automatiche nei tempi otturazione luce. E contro la diffusione dei laboratori stampanti al posto delle fumose e asfissianti camere oscure.

Ad ogni resinotipia aggiungevo “qualcosa”. Pittura + Parola + Carta Velina. E ciò in Italia non lo faceva nessuno. Usando anche la Fotocopia il cui uso “artistico” aveva preso a diffonderlo Bruno Munari.

Simulazione di un tempo fotografico dismesso. Deformazione nella bidimensione a volte tridimensione Foto-Pittura-Parola. Altra profondità di campo in performance tecnologia gettata, ancora, nelle epifanie dell’istante.

 

1


"Tre cose pitto-scritte cose" - CDS, 1974.
(Collage fotocopia da foto resinotipia + colore + velina + scrittura)



 

STACCO ROSA PER QUATTRO

Rosa simile a quella fiorita

nel giardino d’oggi 12 maggio 1974

ma non uguale nella stampata resinotipia

declinata pittura + fotocopia + parola.

“Guardo la rosa con occhio da stagno:

cosa fraseggio nello specchio lo so”

 

2


"Facciata fotocopiata guarì dalla resinotipia perché pitturata" 
Foto cds, 1974



 

NULLA CASA FRULLA

L’ultima facciata che vide Nicolas De Staël

prima del suicidio ad Antibes. Così la nomino

nel suo bianco lattiginoso resinotipia

oggi 24 luglio 1975 nell’azzurra città

occitana. Il pensiero fotografico

diviene immagine in secondo grado

sul fantasma soggetto teatro della morte

fondale. Sia questo pigmento ricordo

opaco poi colorato con velo

in doratura condotta.

 

NdC: Nicolas De Staël (San Pietroburgo, 1914 – Antibes, 1955) dipinse paesaggi case facciate mura con una tecnica sul limite dell’astrazione fissando così il suo stile unico.