:: Accio e Cardellino: Mano di Clara Wiek agguanta il piano musicale per Sara |
A me-mì garberebbe per èsse a pari col musiale ‘Ardellino sapé sonà uno strumento ‘ome lei. Lei ir flauto traverso. Io ir violino. Ma non è possibile perché bisogna imparallo fin da piccini a sonà. Però ò studiato zitto zitto cheto cheto la grammatia musiale per legger partiture e scrivici. Gliè stata una fatìa a bestia. Ascoltà lègge di musia da ‘amera sinfonia melodrammatìa. ‘Ome mi garberebbe ‘omporre una sonata per flauto o per piano! Armeno quarche trascrizione. Sara Cardellino le rièsce. Mi devo rassegnà ir massimo per me è intende la musìa nella su’ lingua in note o in anti-note dodeafònie. in esto non sèmo a pari io e lei. Che però sapendo della mi’ voazione mi dice: “Accio, prima d’incontrammi dieci anni fa hai letto vite di compositori racconti su di essi biografie visitato luoghi in Germania ed Austria, con la Knabberchen, su tutti Schumann; disegnato ritratti; e nei cinque anni noi separati hai preso a studiare musica; anche grazie al maestro di pianoforte Sandro Ivo Bartol, tuo compaesano, che pubblica dischi su Puccini Busoni Liszt e tiene concerti. Tornati assieme mi sorprendi da quattro anni con tuoi scritti ancora disegni riflessioni; penso possa bastare! Certo io suono strumenti poi ho scelto professionale il flauto traverso ma ho iniziato a cinque anni; e so che mai potrei stare “a pari” con te nel dipingere fotografare e lo confesso neppure nei tanti generi letterari che frequenti: dunque lo vedi che siamo “a pari”? Poi hai messo assieme una mole di materiali sui compositori come Schumann e Mendelssohn e Liszt, sui loro viaggi in Italia, sulla oggettistica e ritrattistica che li riguarda fotografata che è una miniera. In soffitta a Vecchiano ho ritrovato pure foto della mano in gesso di Clara Wiek che venne realizzata alla sua morte. Mano che inquieta. Stabilisce il legame tuo nascosto con la musica romantica? A cosa ti serve questa mano custodirla Accio?” Ho risposto: “Ti ci agguanto per il lembo della camicetta musicale e poi ti ci carezzo la gota, amore mio. Sperando di non ammattire come Schumann star rinchiuso in manicomio morire senza riconoscerti ma sperando che dopo tu trovi un amico come Brahms innamorato di te al mio posto. Ah, brava grulla ora lacrimaci! Per questo teatro che ò messo in atto. Vieni qui, Sara, che la tergo con le mi' dita, con questo polpastrello, ma se fosse leggero come quello di Clara Wiek sulla tastiera il melodramma sarebbe perfetto”.
Accio (Venezia 16 giugno 2019) - Questo raccontino illustrato con mano è la trascrizione di conversazione reale di quadretto realistico, per interno un po’ Biedermaier forse, con tono da Journal-Diario Intimo; e fantasma di mano adatto alla gotica Venezia. Rivela quanto “ci sta” nel legame tra me e Sara Cardellino che seconda l’estetica, detto meglio, la sua condensa nel privato vivere: che esiste “mano della pianista” come dialogo tra noi due oggi come possibile altra scrittura sulla fotografia domani: perché siamo qui, in questa città, impaurita e devastata dalla pandemia, dove possiamo trovare gioia presente sia andando a vedere, grazie a Sara che mi ci porta, la “Salita al Calvario” di Giambattista Tiepolo nella Chiesa di Sant’Alvise sia raggiungere qualche friggitoria dalle parti dell’Arsenale. E la sera ristorante chic perché il romanticismo notturno vien meglio lontano dall’odore del fritto, in abiti eleganti. Vestirò il completo estivo color sabbia e il Cardellino chissà che colori ci abbina con le su’ stoffe. Poi per abbassà ir subrime dirò che sarebbe ir ‘aso che mi butti ner canale 'ome Schumann ner Reno. Lei ridendo cristallina aggiungerà che non intende prendermi per i capelli stempiati 'ome fece il pescatore col compositore folle a mollo nel Reno. Al che aggiungerò che casomai mi tira su la mano di Clara Wiek in gesso. Rideremo. Ci baceremo. E il teatro musicale avrà ancora un’aggiunta da ricordare. |