Accio: "Sara Cardellino Modigliani alla Giudecca di Venezia" - I
Accio
ALLA GIUDECCA L'APPARIZIONE DI SARA CARDELLINO IN MODIGLIANI
Accio: "Sara Cardellino Modigliani alla Giudecca di Venezia" - II
La fotografia se rimanda alla pittura, in una sorta di recita fuoriquadro, metti come Modigliani dipingeva colli lunghi, genera nuova autonomia nei confronti dell’immaginario perché apre alla parola come focale dell’insieme.
I canoni di tre linguaggi foto-pittura-scrittura vanno verso la condensa. Sulla lente dell’obiettivo che uso per fotografare Sara? La risposta è sì. E siamo alla Giudecca.
Cosa può evocare Sara Cardellino in questa posa che impone il dittico se non il trittico piegando orizzontale il suo primo collo?
Ce lo dice Sara Cardellino fuoriquadro .
“Fotografo pisano
conosco tante cose inutili
che variano la necessità d’apparire in fotografia
con l’insistenza con cui si allunga il sonno
o l’allucinazione. Se sto al gioco che m’imponi
qui alla Giudecca, come una Jeanne Hébuterne devota
e guerriera nelle ombre ti rivelo che non ho, se fotografata,
imparato né a vincere né a perdere riguardo a quanto vuoi da me.
Per questo, t'avverto, è la mia pericolosità d’oggi, so finalmente barare.
Le foto che ricaverai dalla mia posa è frutto
del trucco annunciato. L’apparire di cotanto imprevisto
suggerito a me, a te che mi rubi, dal corpo
somiglia all’enigma (forse è centro del mio essere in foto
evocata modella di Modigliani non tua) che ti canto:
dove mi perdo fotografata pure te smarrisco
ma dopo scatto parola pittura mi trovo e ancora te trovo.
Sai dirmi adesso dove sto? Nel bianco e nero nella poesia
nel collo visto da Modigliani?
Non sai rispondermi!
Lo faccio io per te. La fotografia
nostro gioco comune segna e bara
quanto d’ogni resto di realtà si sfa brace".