"Come queste catene nelle mie vene... sul Molo Audace" - Gennaio 2020 -
Accio per Sara Cardellino nel gennaio 2020 a Trieste
con eroicomico (alla Cyrano) e melodrammatico pucciniano slancio
(alla Fanciulla del Best Western Hotel in San Giusto) fino a San Valentino 2020
clikka
Gioco transmoderno di Accio e Cardellino a Trieste
Album triestino transmoderno 2020
Accio
SAN VALENTINO 2020 CON 33 VARIAZIONI SUL MOLO AUDACE DI TRIESTE
CON L'AIUTO DI LUDWIG BEETHOVEN
DEL SORRISO DI SARA CARDELLINO
Dal gennaio 2020, quando siamo a Trieste, al Best Western Hotel San Giusto, io e Sara Cardellino, lì tornati dopo il nostro soggiorno nel lontano marzo 2011, prendo a scrivere "33 Variazioni su 33 fotografie del Molo Audace" da donarle per il San Valentino successivo.
Negli anni 2012-2017 mi sono intensamente dedicato allo studio della grammatica musicale e al perfezionamento di studi - perché superati i 40 anni nel 1993 dopo il Rock è giunto l’universo della musica classica - sulla vita di compositori e interpreti e della relativa iconografia della musica sinfonica e del melodramma. Accadde perché era la maniera adatta per rimanere legato a Sara che mi aveva lasciato nel novembre 2011, il 20 per la precisione. E il 20 per me è numero che segna anche altre mie età (il 20 agosto 1984 la morte per suicidio di Karoline Knabberchen, fidanzata di Fabio Nardi fotografo, a venticinque anni alle Lofoten isola Austvågøy). Ecco perché a Trieste, nel gennaio passato, mentre fotografavo il Molo Audace m’è venuta alla mente e all’orecchio il Beethoven di “33 variazioni sul valzer di Diabelli”.
Le 33 variazioni beethoveniane sono geniale acrobazia del pensiero musicale applicato a una sciocchezza assoluta: l’innocuo valzerino che l’editore Anton Diabelli scrisse nel 1820 affinché i migliori compositori dell’epoca ci inventassero sopra delle variazioni. Quelle inventate da Beethoven sono straordinariamente moderne, dure, visionarie, inflessibili: teorizzano e rendono plastico, cioè suono, con radicalità impressionante un’inaggirabile proposta a tutto il pianismo che verrà dopo. E ciò perché si dedicò al “valzerino” dell’ambizioso Diabelli.
A volte accade che se incontri chi ha fantasia estetica assoluta possa ricavare anche dalla banalità, dall’enfatica passione di altri, di altre, qualcosa che poi rimane come pietra di paragone. Beethoven nella musica è il caso eclatante e nella letteratura nella pittura ci sono altri nomi che non sto a ricordare.
Il valzerino a cui mi dedico in fotografia qual è stando al mio ragionamento?
Semplice rispondere. Le foto che ho visto scattare sul Molo Audace. Centinaia ogni giorno. Migliaia al mese. E ci tengo ricordarlo, valzerino sciocco, sono anche le mie fotografie. Ricavate passeggiando sul Molo Audace e per Trieste con Sara Cardellino.
Oggi la fotografia in luoghi iconici, mitizzati dal moderno postmoderno transmoderno, consumati con iPhone reflex e ogni tipo di digitale per il web, che ne accoglie un’infinità in progress, è ridotta a “valzerino”.
Chi esce da questo circuito, perché fotografo professionista che raggiunge gallerie musei carriera ha un ruolo diverso rispetto ai fotografi della domenica digitale ma in realtà aggiunge poco o nulla in tema di immagine originale. Certo le apparecchiature sono più sofisticate colori e bianco e nero risultano da firma, con professionale mestiere, ma sono varianti, variazioni, di quanto è già stato fatto e visto.
Senza considerare che anche il dilettante può, e accade, trovare per caso immagini di originalità e potenza, che però subito, come tutte, scadono sul web e tra altre milioni di foto.
Dunque le mie fotografie di Trieste, a gennaio, in questa città con Sara Cardellino, rientrano in questo incontestabile contesto.
Qui mi è venuto in aiuto il Beethoven delle 33 Variazioni per Diabelli.
Se ogni foto, le mie comprese, sono “sciocchine” di cosa può necessitare la foto scattata con l’iPhone (non avevo con me la Leica) che fra l’altro più della Leica ha programmi che regolano automaticamente il chiaroscuro la risoluzione la prospettiva per darti foto sciocchina perfetta tecnicamente?
Bisogna ricorrere alla storia della fotografia.
A fine ottocento c’erano i Pittorialisti, come Julia Margaret Cameron, che non intendevano la fotografia esteticamente autonoma bensì necessitante di rimandi a dipinti scene teatrali episodi letterari e poetici. Metti le vicende di Lancillotto e Ginevra per i ritratti. Poi, per fortuna, la fotografia, con i suoi grandi da Nadar a Bresson, è diventata autonoma. Estetica a parte. Tutto ciò fino all’arrivo del Web.
Oggi, secondo me, la foto sciocchina, anche le mie dunque, necessitano di didascalia di racconto di gioco estetico che rimandi ad altri generi e, se possibile, inserita nell’avventura di personaggi. Con l’autore stesso che diventa personaggio. Le 33 Variazioni sul Molo Audace e su Trieste rientrano in questa mia scommessa stilistica consegnata a Sara Cardellino e Accio, ma anche ad altri personaggi, metti Sara Earnshaw o Zerelda Zee Cardellino al Campo della Barra col suo JAJ.
Ciò ho scoperto e realizzato a Trieste nel gennaio e inserito in un album d’avventura scritta che nel mese successivo, oggi 14 febbraio 2020, San Valentino, dono alla donna amata. Perché lo custodisca e tenga cari i giorni vissuti a Trieste in San Giusto nel gennaio e seguito veneziano febbraio.
E nel dono, il maestro, irraggiungibile, è, Beethoven. Perché le 33 Variazioni sul Valzer Diabelli, hanno un alto tasso di passionalità, unica fantasia timbrica, che direi quasi bianco e nero perfettamente in equilibro e colori realizzati in ogni velatura possibile.
Mi garba pensare siano adatte anche per i 33 sorrisi che ho messo da parte provenienti dal volto dalle labbra del Cardellino musicista sul Molo Audace e che han reso, per me unici, i giorni triestini con lei ricordando quelli del marzo 2011 parimenti intensi ma con dieci anni di meno che in me si notano eccome quelli in più; perché sempre il dato reale, di un legame d’amore, sopravanza quanto diventa estetica, valida o sciocchina che sia, e ne fonda la forza. Che non scade come il latte o come un’immagine, appunto.
"COME QUESTE CATENE NELLE MIE VENE... SUL MOLO AUDACE - La foto facile basta chinarsi a livello delle lastre in pietra sul Molo Audace cattura catene sfumate poi solide. Fluide se stanno nelle vene dell'amante. Che in impeto "eroicomico" o melodrammatico o addirittura da Operetta dice questa frase all'amante. Il luogo fra l'altro, nel suo simbolismo risorgimentale patriottico, si presta. In questo caso la patria dove si sta incatenati è il cuore di chi si ama.
“Coppia con madre alata che cova uova in cerchio a ogni mandata”
Molo Audace Trieste - Gennaio 2020 - Accio per Sara Cardellino
Questi volatili e parenti ricevono centinaia di foto ogni giorno sul Molo Audace. Io mi sono aggiunto. Un poeta o poetessa della domenica o con pubblicazione potrebbe scrivere o dire all’altro all’altra, amante, che i cerchi si allargano come le tue parole poetiche verso me, lo fa il sasso nello stagno, lo fa l’uccello sull’acqua del Molo Audace. E così a sciocchezza fotografica s’aggiungerebbe sciocchezza tradotta poetica enfatica.
Se invece pensiamo, lo penso qui sul Molo Audace, che sull’acqua sta la disperata madre che cova il tepore impossibile di uova sprofondate sul fondale che le impediranno ogni schiusura; forse la foto, forse, cambia; e chi atterra è il marito, che non sarà padre con questa compagna, tanto distratta da perdere uova sul fondo, forse l’immagine prende un’altra tonalità. Meno sciocca. Forse la stupidità scompare del tutto. Anche perché possiamo aggiungere che la madre alata è nella condizione di ogni artista, poetessa, pittrice, musicista, che inventa estetica in questo Duemila web. E che l’alato marito amante compagno è nella stessa condizione, di ogni artista poeta pittore però al maschile, ne ha un’altra e meno passionale intuizione e scoperta.
Ecco, questa è un Variazione su fotografia scattata sul Molo Audace da Accio, un tempo lontano, Fabio Nardi fotografo per Karoline Knabberchen.
"APOCOPE A PRORA CON CARDELLINA CINEMASCOPE NELLA BORA" -
Molo Audace gennaio 2020 - Mentre indossa calda pelliccia ecologica cappuccio che mi lascia di stucco.
Fotografia facile perché se l'improvvisata modella indossa con ironia lo stile Callas nel vento
del destino triestino facile è il compito del reflex mirino!
(Accio trascinato dal medesimo vento a stringerla a sé per scaldarsi e scaldarla)
(Ecco, il programma Picasa di Google di Google è per tutti. Tutti possono usarlo. Io lo uso inserendovi rima "apocope" con cinemascope. E poi essendoci Sara Cardellino la foto, secondo me vien meglio. Supera il "valzerino". E se Sara non ci fosse non la realizzerei con nessun'altra oppure la penserei soltanto).
Accio così è comunista e, rima, artista.