Karoline Knabberchen
(Guarda Engadina Svizzera 10 aprile 1959 - 20 agosto 1984
Isola di Austvågøy Lofoten Norvegia)
Prefazione di Accio e Sara Cardellino
il 14 aprile 2024
a
LA TOMBA VUOTA
di KAROLINE KNABBERCHEN
MARZO 1984 - Père Lachaise Parigi
clikka
Il cedro libanese al Père-Lachaise. 14 Aprile 2024. Parigi
Oggi, 14 aprile 2024, Cardellino, torno la Père-Lachaise, per la prima volta con te. Giusto accada nel quarantennale della morte di Karoline Knabberchen, il 2024. In quest’anno e fino al 10 agosto s’impone il ricordo e la cura di quanto scrisse disegnato che si conserva nelle soffitte a Vecchiano, quanto si è salvato dalla furia distruttrice, a Guarda, di quanto fu di lei e Fabio Nardi, dopo il suo suicidio da parte della madre Gerda Zweifel.
Valga anche rileggere quanto come Claudio Di Scalzo, curatore, ho, pubblicato sull’annuario Tellus in anni lontani.
Come “La Tomba Vuota al Père Lachaise”
Lettera che Karoline Knabberchen scrisse al fidanzato, da Parigi, recatosi in Normandia a fotografare, a seguito di un litigio di coppia. Era il Marzo 2024.
Questo scritto di Karoline, Sara, è quanto di più disvelante e doloroso per me rileggere. Il volatile che la perseguitava, così come altre apparizioni, tipo la Morte scissa in due bambine due mesi prima ad Amsterdam, erano sue visioni isteriche; allucinazioni della psiche. Così mi disse lo psicoanalista che consultavo a sua insaputa. Compreso uno psichiatra che avrebbe risolto tutto con medicinali potenti. Karoline non volle mai seguire alcuna cura né affidarsi alla psicoanalisi alla psichiatria. Da qui un surplus della mia impotenza ad aiutarla. Coi pochi strumenti che avevo in materia medica sulla mente. Ma, lo confesso, pensavo pure, che la poesia la teologia il gioco nostro estetico fosse meglio di qualsiasi seduta o farmaco.
"La Tomba Vuota" di Karoline Knabberchen
pubblicata nell'Annuario Tellus 24-25 diretto da CDS
Dicembre 2003
Karoline Knabberchen
LA TOMBA VUOTA
Père Lachaise - Parigi
Marzo 1984
Limpida e poi brulicante mattinata di primavera, Fabio.
Cos’è che somiglia a un’effervescenza?
Forse gli adocchiamenti delle statue cimiteriali al Père-Lachaise.
Il problema del tempo è da queste presenze risolto in curiosa nudità dinanzi alla morte.
Passeggio indolente. Dai rami del platano, infiocchettato da un profumo insopportabile,
giunge il verso del volatile compatriota. Mi cerca, lo immaginavo rimasto sopra i castagni
a Zernez, invece sono il suo trofeo anche qui.
Ma tu ignora questa speculazione statuaria stravagante collassata nell’umorismo nero.
Il cimitero è un insieme di quartieri, ora ricchi ora proletari, appaltati al bosco, di più alla foresta, di più alla giungla dove dominano le fioriture selvatiche delle radici in lotta con il dissolvimento. Anche i nomi si cancellano senza più voglia di cercare residui di luminosità meridiana.
In questa sterminata combriccola dove il grandioso e lo strambo trovano il modo di suscitarmi contentezza, simile all’intimità che le feci dei gatti hanno con i sepolcreti, c’è chi, non ti stupire, si prepara la tomba e non viene ad abitarla.
-Dopo cento e passa anni immagino riposerà da qualche altra parte. La tomba è ancora affidata alle cure della famiglia.
-Non ha chiesto dov’è finita?
-No!, Mademoiselle, no, potrebbe essersi suicidata senza che il corpo sia stato ritrovato. Sono accadimenti possibili.
Sulla lapide, Fabio, c’è scritta questa epigrafe in lettere di bronzo consunte:
Pourtait j’aurais pu tout posséder, si seulement tout ne m’avait pas possédé.
Forse ha davvero posseduto tutto rendendo inutile la subordinata.
La donna, che si chiamava come me: Caroline, di cognome... dio mio non ricordo il cognome... Kerjean, o Krieger no no forse Koehler... si accavallano le K , forse scomparendo ha scelto un altro luogo più vasto dove il tutto, infine, liberamente la possegga.
Mi allontano, Fabio, sto tremando, corro incespico quasi cado; penso che questa sia anche la mia epigrafe e che devo fuggirla…ma come? Come??
(Nota-Traduzione: Eppure avrei potuto possedere tutto, se solo tutto non mi avesse posseduto).