11 LUGLIO 2017 - A RAROLINE KNABBERCHEN LA PUNTA DELL'ICEBERG
Claudio Di Scalzo-Fabio Nardi
L’ULTIMA PREFAZIONE LA PRIMA DI UNA NUOVA VITA
Karoline Knabberchen sapendomi ferito e addolorato per una vicenda che le avevo raccontato avvenuta alle elementari, in quinta (Clikka: "Tutto può essere perdonato"), quando la maestra mi ferì con la frase “Nardi devi fartene una ragione che non tutto ti può essere perdonato!” e conseguente sospensione dopo una monelleria, scrisse per me “La Misericordia di Gemma Galgani e la mia per Fabio Nardi”. La santa è morta venticinquenne come Karoline. Io anche oggi le unisco nel mio amore e preghiera.
Questo scritto sulla Misericordia, che risale al 1979 anno in cui i protagonisti si conoscono e formano coppia, è fondamentale per la struttura del “Canzoniere di Karoline Knabberchen” e per comprenderne gli sviluppi a ogni livello.
Sul Cristianesimo e sulla Misericordia, anch’io, dopo aver letto e riletto questo scritto di Karoline Knabberchen, ho riflettuto molto nei mesi di questo semestre 2017.
Nel mondo dell’estetica e della letteratura la Misericordia è assente. Ne ho fatto esperienza. E forse io stesso, per quanto sull’Olandese volante abbia praticato un anarco-cristianesimo, posso non averla usata come avrei dovuto. Anche se ho sempre dichiarato che a me di essere letterato o artista non importava nulla. Io cercavo con il veliero Senta, la Grazia, l’Amore assoluto. E non l’ho trovato.
Uno dei motivi per cui l’Olandese Volante disalbera e termino la mia avventura nei segni estetici, iniziai a sedici anni nel 1968, e dopo diciassette anni on line, è per la mancanza di Misericordia e per la dannazione che, secondo me, ogni viaggio letterario e artistico può portare all’essere. Fino a travolgerlo in ambizioni insensate, fallaci, e allontanandolo dal vero amore.
Una parte delle sciagure che mi riguardano, che ho vissuto e vivo, lo addebito a questa mia lunga e anche utopistica attività. Non posso tornare indietro, né recuperare il tempo buttato via in illusioni sentimentali scritte e disegnate, non posso sanare i dolori e gli errori che commisi. Posso però chiedere perdono e dare perdono. Posso andare altrove, tornare a casa, al mio cristianesimo di paese, allo sconfinato amore che cercava e trovò Gemma Galgani. Che trovò che ha trovato che vive la mia Karoline Knabberchen.
Questo è quanto conta. Può contare anche in un’esistenza sbagliata e inutile, perché tanto affidata all’estetica, come la mia; ciò mi dà speranza verso la Grazia e la Salvezza da cercare. Senza più scrivere senza più disegnare senza più fotografare. Per dedicarmi alle vite che non hanno bisogno di apparire on line scritte o poeticizzate o indorate con la superbia dell’intelletto, della parola letteraria, del colore spalmato, della rapina fotografica: vizio demoniaco che poi porta l’equivoco e il male a corrompere l’amore e il bene.
Gemma Galgani e Karoline Knabberchen mi aiuteranno in questo viaggio. Di sofferenza e di scoperta. Anche con la Croce sulle spalle - per il passato vissuto nell'errore - l'importante è non essere solo nel presente viaggio essendoci Gemma e Karoline. Se mi volto all'indietro scopro tutta la mia solitudine anche quando c'erano con me parole e parole e parole poetiche - a voce e scritte - date e ricevute. Larve erano; epistolari vissuti lussureggianti non riconosciuti deserti sabbia miraggi; fantasmi rilucenti su corpo di cenere; parole più false delle più manomesse monete approntate dai mercanti nel ghetto dei commerci. Parole incapaci di diventare nel momento del bisogno, del pericolo, voce di consolazione, abbraccio reale, aiuto tangibile, misericordia!
Nel viaggio doloroso, intrapreso nel gennaio 2017, di questo "sudiciume" (Santa Gemma Galgani così definisce atti e parole che non si nutrono di verità immutabile sacramentale) non so che farmene! Il mio e quello che ricevetti me lo gratto via di dosso a costo di spellarmi vivo in penitenza. Voglio vivere il viaggio dove il sorriso mesto dell'ammalata vale un poema (ho scoperto in questi mesi la solidarietà tra ammalati, di una nobiltà unica, perché chi soffre la malattia poi dona Bene e Parola consolante al fratello alla sorella di ogni età nel dolore e ciò è poesia altissima); lo sguardo del bimbo che gioca sotto la magnolia paterna vale un romanzo, la parola scambiata sul tempo che fa, sui pomodori maturati, sul libeccio che soffia vale ogni teoria letteraria.
Nei luoghi della mia esistenza e biografia che condivisi e dove l’amore visse prima felicità e poi dramma tornerò senza parola scritta: il Campo alla Barra lo dissoderò, pianterò altri alberi accanto all’Ulivo di Lalo; al cancello verde della casa dove abito mai più mi affiderò a un telefono per comunicare l’amore, perché avrei dovuto confidare nella mano reale a schiuderlo e non in migliaia di inutili letterarie parole; a chi interesserà conoscere un ampliamento del romanzo orale che ha me e Il Pazzo come protagonisti ancora starò seduto in un bar a narrare eventi e altri capitoli; mia madre la sarta Nada Pardini ammalata di cuore sarà la mia guida con il suo semplice alfabeto e così altre persone che come lei soffrono infermità; sul Baluardo di San Colombano a Lucca guarderò i bambini giocare all’ombra dei grandi alberi e ricorderò quando Karoline Knabberchen mi posò il palmo della mano sul petto per guarirmi dall’angoscia; a Marina di Pisa sugli scogli rammenterò quando Karoline mi disse che mi prendeva con sé tutto intero perché l’amore assoluto impone di accettare anche i peccati e gli errori e i limiti di chi si ama (che indimenticabile Misericordia a cui ha sempre tenuto fede!) e perché così non ero mai stato amato; raggiungerò a Imperia la tomba di Giovanni Boine e lì lascerò un santino di Gemma Galgani perché lui si aspetta che ci scambiamo Misericordia, e gli leggerò il poema sulla sua Resurrezione che ha scritto Karoline Knabberchen e confido che il cipresso accosto al suo marmo mi trasmetta la sua benedizione di luce; raggiungerò le città dove vissi l’amore poi smarrito - in Italia e all’estero - e andrò a recitare il “Padre Nostro” nei luoghi che pensai di custodire, errando, con parole e disegni; arriverò fino alle Lofoten, dinanzi al gorgo che inghiottì il 20 agosto 1984 Karoline Knabberchen e lì getterò come un fiore il CD che contiene decine e decine di libri e migliaia di disegni e scatti fotografici ideati per amore.
Il Paradiso è dei semplici degli ultimi dei vinti di chi soffre dolori nel corpo nella mente, di chi accetta e vive la Croce e i suoi chiodi, di chi cerca misericordia. Io e Nardi siamo semplici. Voglia il Cristo trovare in quanto scrivemmo ed ideammo parti di una preghiera che si condensi amore infinito fino a sospingerci a una destinazione di gioia. Dandoci Misericordia!
Karoline Knabberchen
AMORE IN SESTETTO
LA MISERICORDIA DI GEMMA GALGANI E LA MIA PER FABIO NARDI
(dal “Canzoniere di Karoline Knabberchen” - Luglio 1979)
L’Amore senza Misericordia non può ambire all’Assoluto.
L’Amore senza Misericordia non può che conoscere prima o poi la sua fine.
L’Amore senza Misericordia non accetterei mai di viverlo perché soltanto quanto è assoluto
intendo condividere con l’uomo che amo. Che necessita di misericordia così come io stessa.
L'Amore con la Misericordia evita che esso scada come una merce non più gradita per cercarne un'altra più appetibile: e per i letterati la più appetibile, del momento, è merce poetica.
L'Amore con la Misericordia è il libro non stampato alla portata di ogni uomo o donna. Voglio essere con Fabio Nardi un libro d'amore non stampato tra tanti altri amori che non scadono nel tempo.
La Parola che ho affidato, per Fabio Nardi, alle lettere alla voce da lontano in un telefono da vicino in un abbraccio non muta, non muterà! neppure tra cento anni! La mia Parola in Amore attiene al Sacro! come i miei atti non perderà di senso, essa vale per sempre. Non è adatta alla Legge pagana di Eraclito del "tutto scorre, tutto cambia".
Quanto vale non è l'animo che sa scrivere poesie bensì l'animo che, su questa terra, sa amare chi ha scelto con ogni Bene e Misericordia. L'Amore che scelsi per Fabio Nardi posandogli la mano sul petto a Lucca e accettandolo intero con i suoi errori e colpe attiene al sacro, e il Sacro è per sempre. Questo io e lui cercavamo questo ora abbiamo! Questo vivremo come Religione come Rivoluzione. E non avrà fine.
(KK – Vecchiano e Lucca e Marina di Pisa – a Fabio Nardi, agosto 1979)
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LA MAESTRA SENZA MISERICORDIA
Fabio mio… il tuo dolore, la mortificazione, la ferita che scopro non rimarginata, dovuta a quella lontana frase della tua maestra: “Nardi devi fartene una ragione che non tutto ti può essere perdonato!” seguita dalla sospensione scolastica, mi ha mosso a grande tenerezza, e protezione verso di te, delicato amore mio; e allora ho scritto sulla Misericordia seguendo le parole della Santa che mi hai fatto conoscere. Gemma Galgani di Lucca. La Povera Gemma come si definiva. Il cristianesimo nei suoi esiti più alti, si abbassa, fino a riconoscersi nulla dinanzi al mistero divino, così come il Povero Musicante di Grillparzer, lo ricordi Fabio?, c’è in questo aggettivo tutta la potenza della fede in Cristo e anche della poesia secondo me.
La Maestra che ti ferì mancava di Misericordia. Ma che cos’è la Misericordia? Nel suo significato etimologico e biblico, la parola misericordia dal latino misericors esprime il sentimento per il quale la miseria altrui tocca il nostro cuore e inclina l’animo alla comprensione, alla pietà e al perdono verso chi soffre o chi sbaglia. Il Fabio uomo e un tempo chierichetto di Don Gino, monello con soprannome Accio, confidava e confida nella Misericordia. Negargliela vuol dire ferirlo oltremisura. Farlo soffrire inutilmente. La misericordia non deve essere un atteggiamento passivo ma configurarsi come virtù attiva, ricordi Fabio quando siamo andati nella Cappella degli Scrovegni a Padova?; le Virtù di Giotto come ti estasiarono!, misericordia atteggiamento del cuore che sospinge chi cerca il bene e l’amore, all’azione. Che porti serenità. Io questo per te compio!
La Misericordia è presente anche nell’Antico Testamento, ma voglio soffermarmi sul Nuovo Testamento. La Misericordia è il nucleo centrale e principale di tutta la missione di Cristo. E io so quanto tu sia attaccato alla Croce e a Cristo nella sua semplicità e altezza di Redenzione. Nel Mistero della Pasqua la rivelazione e attuazione della Misericordia raggiunge il suo punto più alto. Cristo subisce e accetta la passione e la Croce a causa dei peccati dell’umanità. E il tuo catechismo Fabio mio lo sa bene! La Croce rivela il male nel mondo e come sconfiggerlo penando e soffrendo l’umiliazione e la morte, però mostra anche la potenza dell’amore dato in assoluta libertà di scelta. Fino all’estremo. Un amore che non si consuma. Che è per sempre.
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MISERICORDIA PER L’ESSERE INTERO CON MANO SUL PETTO
La Misericordia si abbina all’amore che non scade. Chi dona misericordia cerca qualcosa che non sia scalfito dal tempo. Tu Fabio questo cerchi fin da Bambino con il “marchio” del Ladrone invece che con le stimmate del santo.
Ed è per questo tuo essere siffatto che io ti amo! E il mio amore non finirà! A costo di subire la Croce a costo di ogni sofferenza a costo di vivere tue cattiverie scaturite dal tuo carattere irruento e sciagurato. Come tu sei disposto lo so ad accettare i miei limiti. Perché anch’io a volte ti faccio soffrire col mio carattere controverso, oscuro, malinconicamente indecifrabile. Con Misericordia, Fabio, io ti prendo tutto intero, anche con i tuoi limiti e peccati. Ti ho posato la mano sul petto a Lucca, Baluardo di San Colombano, dopo poco che ci conoscevamo, per toglierti il male dal petto e ogni angoscia dovuta al tuo vissuto precedente, quanto ti prendevano e ti amavano non intero, condannando senza rimedio la tua parte nascosta, i tuoi peccati o vizi. La mano sul petto mia è Misericordia che tutto ti avvolge e ti cura e ti protegge.
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POVERTÀ POESIA DELL’ESPERIENZA INTERIORE
Santa Gemma Galgani è una delle più grandi mistiche della cristianità. Vissuta solo 25 anni. La sua vita trascorse tutta dentro le Mura di Lucca. E tra le pareti domestiche. Non ci sono grandi avvenimenti o opere che a lei rimandano. La sua vita nei tempi della tecnica rifulgente e delle vanità in politica e letteratura sembra un fallimento senza luci luminose biografiche. Invece è proprio in questa sua povertà di eventi altisonanti nelle piccole cose quotidiane vissute, che si sviluppa la sua santità. L’esperienza interiore chicco di grano diventa pianta foresta fecondità senza fine.
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IL CARDIODRAMMA DI GEMMA GALGANI È GESÙ
La spiritualità di Gemma Galgani è incentrata su Gesù. Sull’amore appassionato per lui. Amore vissuto in una familiarità e semplicità uniche, difficili da trovare in altre mistiche.
Gesù soltanto, è l’unico centro d’interesse attorno al quale ruota tutto il suo universo esistenziale. Gesù è tutto il suo tesoro.
Gesù è il Cardiodramma di Gemma Galgani. In questo dramma d’amore assoluto la lingua può stare tutta nel nome dell’amato, lo sguardo tutto nei lineamenti cercati, senza necessitare d’altro. La Poesia più alta nel cuore amato di Cristo. Non c’è bisogno d’altre parole. Di nessun libro. Che non sia il Vangelo della Croce.
“Il centro della mia vita sei tu”
“Io vorrei che il mio cuore non palpitasse, non vivesse, non sospirasse che per Gesù; vorrei che la mia lingua non sapesse proferire che il nome di Gesù, che i miei occhi non guardassero altro che Gesù, che la mia penna non sapesse scrivere che Gesù, Più volte mi sono posta a riflettere se vi fosse in terra un oggetto verso il quale potessi indirizzare gli affetti miei; ma non trovo nessun oggetto né in terra, né in cielo, se non altro che il mio diletto Gesù.”
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GESÙ CROCIFISSO COME PASSIONE D’AMORE SCONFINATA
Se il Gesù di Gemma Galgani è il Gesù Crocifisso, è nella sua passione che ella matura e sperimenta l’amore unico. Quando Gemma Galgani si trova davanti a Gesù Crocifisso, crocifisso dall’amore per l’umanità peccatrice e della quale ella stessa si sente parte, prorompe in espressioni di stupore e di confusione che sono poesia altissima e commovente. Poesia che resta nella nostra memoria come i versi più elaborati e meditati e scaltri mai potranno raggiungere.
“O Gesù, chi è stato che ti ha ridotto così?”
“… Chi t’ha ucciso te, Gesù? L’Amore. Gesù, quei chiodi, quella croce--- tutto opera d’amore!”
“… quelle piaghe tutte amore, aperte per mio scampo; quel sangue prezioso, sparso per i miei peccati”
“Ma tu mi hai dunque amato fino a questo punto? Come l’amore ha potuto tanto sul tuo cuore? Dunque, Gesù, l’amore che tu porti all’anima mia, è arrivato fino a far questo?”
“Ti ha ucciso proprio l’amore! Gesù, fammi morire anche me di amore… Le spine, la Croce, i chiodi, tutto è opera di amore.”
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CALCARE LA PASSIONE DI CRISTO COMPRESI I DOLORI MENTALI
Gemma Galgani nella sua singolare esperienza mistica conosce e sperimenta in maniera drammatica e reale tutta la passione di Gesù.
Come se Gemma Galgani fosse accosto al cammino di Gesù verso il Golgota subendo le stesse ferite. La sofferenza più alta per dramma poetico più alto, scavalcare il tempo, stare accanto nel dolore all’amato, subirne assieme le ferite il dolore il dramma. Amore allo stato puro!
Come pochi santi della storia cristiana vive nel corpo, a lungo, e nello spirito, la partecipazione ai dolori del Cristo Crocifisso: dall’impressione delle stimmate, il peso della croce, ai dolori mentali come il peso di tutti i peccati, la sete per la salvezza delle anime, le vessazioni diaboliche, l’agonia nell’Orto del Getsemani e il tradimento, e il terribile abbandono dello spirito sulla Croce.
Per Gemma Galgani i dolori mentali sono a pari di quelli fisici. Il Cristo soffre nella mente come per le lame e la frusta. Ci sono chiodi che si conficcano nella mente. Altrettanto dolorosi. Anche questa è passione.
Io prego santa Gemma perché i “dolori mentali” miei come Karoline Knabberchen e i tuoi Fabio Nardi siano superati e che ci portino verso la Grazia e l’amore eterno.
Nel crocifisso Gemma riconosce il Giusto fatto vittima di espiazione per i nostri peccati.
Ecco come la santa descrive lo strazio di Gesù e il suo che arriva fino a questo estremo atto d’amore.
“O Gesù, ma che sei divenuto? Che n’è stato di te Gesù?... Oh! La persona santa di Gesù è diventata la persona dei divertimenti di tutti; il mio Gesù lo bestemmiano, il mio Gesù lo strapazzano, lo maledicono, gli fanno tanto male. Oh se potessi, Gesù!, … verrei col mio sangue, Gesù, a bagnare tutti quei luoghi dove ti vedo oltraggiato. Gesù che ti fanno… quei cattivi? Gesù non si stancano?... Non più quei colpi su di te, Gesù… Tu Gesù non li meriti, io sì!... te no. Sono io che ho peccato, tu sei innocente; sono io che ho fatto tanti peccati.”
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IL CUORE DI GESÙ ICONA DELLA MISERICORDIA PER GEMMA GALGANI
Il Cuore di Gesù per santa Gemma è perciò l’icona della Misericordia. La più profonda e più totale apertura al mondo è vissuta da lei nella piena apertura del proprio cuore al cuore del Redentore aperto sulla Croce per tutti i peccatori.
La spiritualità di Gemma Galgani è pienamente una mistica del Cuore di Gesù trafitto.
Nel culto del Cuore di Gesù Gemma Galgani trova la sintesi ultima e l’esperienza riassuntiva di tutta la sua vita di mistica.
Il Cuore Trafitto infatti è il simbolo e l’espressione dell’amore di Dio che si è lasciato trafiggere dal peccato degli uomini. In quel simbolo è racchiuso tutto l’amore umano e divino del Figlio di Dio che si è incarnato per salvarci.
“O che fai, Gesù? Dopo tante cose che mi hai fatto, arrivi fino a scoprirmi il tuo cuore? Oh, se tutti i peccatori venissero al tuo cuore!... Venite, peccatori; non temete, ché la spada della giustizia qua dentro non ci arriva… Ma perché, Gesù, il tuo cuore così buono e così santo ha da essere più tormentato di tutti?... O Gesù, ma perché ogni volta che tu mi vieni davanti a me, mi fai tutta bruciare? Oh, bello!... O Gesù, che la mia voce arrivasse ai confini di tutto il mondo… chiamerei tutti i peccatori, e gli direi che entrassero tutti nel tuo cuore”.
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MISERICORDIA CENTRO FONDANTE LA SPIRITUALITÀ DI GEMMA GALGANI
La bellezza nella mistica di Gemma Galgani, rispetto ad altre sante e mistiche, sta secondo me, nel fatto che la sua vissuta proposta di Misericordia la si ricava esclusivamente dalla sua esperienza cristiana. Poi preghiere ed estasi, fra l’altro trascritte da chi la assisteva a sua insaputa, ne conservano lucore e documento. Ed anche questo conoscere traccia e parole di Gemma perché amorevolmente la Famiglia Giannini che la curava ne trascriveva l’evolversi attiene alla Poesia. Più alta. La Parola non è scritta dalla Santa, salvo nelle lettere o preghiere che dedicava al Signore, ma raccolte amorevolmente da altri partecipi del Mistero. Si ripete quanto accade nel Vangelo con gli apostoli.
In Gemma Galgani il tema della Misericordia è l’atto cristologico fondamentale. Cristo si fa carico del peccato dell’umanità ed opera di conseguenza, fino alla Croce, per redimerlo.
La Misericordia riassume tutta la profondità del Mistero della Croce e insieme la dimensione divina della realtà della Redenzione.
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LA CROCE COME MISTERO D’AMORE E ABISSO DI SOFFERENZA
Immersa nella contemplazione della Passione come mistero della Salvezza, Gemma Galgani comprende che la Croce è un mistero d’amore ma pure un abisso di sofferenza.
Il soffrire in comunione con Gesù crocifisso diventa per Gemma Galgani fruttuosa collaborazione con il Cristo nella sua opera salvifica.
Come Gesù, Gemma Galgani, si fa carico per amore del peccato dell’umanità, raggiungendo esiti di una poeticità mistica altissima stando accanto al suo cuore nella dolorosa agonia del Getsemani. Provando ogni ferita, sconcerto, tremore, lama del tradimento di Giuda. Come ricorda Kierkegaard ne L’Esercizio del Cristianesimo, l’agonia di Cristo nell’orto è ancora più terribile di quella sulla Croce, perché il Figlio di Dio non sa cosa gli accadrà da ora in avanti, cosa l’aspetta. Mentre sulla Croce l’esito pur nella sofferenza straziante sa che è il ritorno nel Regno dei cieli.
Gemma Galgani con un trasporto unico sta con Cristo nell’orto e si mette tra i peccatori che devono essere salvati.
“Me ne stavo con Gesù, e quasi sempre mi faceva parte di quella tristezza che provò nell’Orto alla vista di tanti peccati miei e di tutto il mondo: una tristezza tale, che può ben paragonarsi all’agonia della morte”
La partecipazione alla Passione di Cristo diventa per Gemma Galgani fonte di consolazione e di gioia.
“Dopo tutto questo rimanevo in una calma così soave e in una consolazione che bisognava che mi sfogassi in lacrime, e queste lacrime mi facevano gustare un amore incomprensibile, e aumentavano in me il desiderio di amar Gesù e patire per lui”
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L’ILLIMITATA FIDUCIA NELLA MISERICORDIA DI GEMMA GALGANI
Gli scritti di Santa Gemma e soprattutto le preghiere pronunciate durante le estasi sono un inno incessante alla Misericordia di Dio; un canto alla gloria di Dio che si manifesta nella grandezza del perdono e della misericordia. Per questo: peccato, passione, misericordia, fiducia, gioia sono tutti elementi che nell’esperienza mistica di Gemma si intrecciano e si richiamano vicendevolmente e continuamente.
La sensibilità al peccato, accompagnata dall’esperienza stessa del peccato, è per Gemma causa di sofferenza, ma porta in sé sempre un elemento di conforto in quanto è legata all’esperienza della misericordia di Dio, che perdona ogni uomo tutte le volte che, con fiducia, confessa il proprio peccato e ne invoca il perdono. Se così non fosse, se la coscienza del peccato non fosse moderata da altrettanta fiducia nella misericordia a Gemma resterebbe solo la disperazione.
“Fui presa da un dolore tanto grande dei miei peccati, che mi sembrava di essere fuori di me; ma a questo spavento mi successe ben presto la speranza nella misericordia di Dio che ben presto mi calmai”
Questo mio semplice viaggio nell’altezza della Misericordia di Gemma Galgani, questo brano sopra trascritto, è dedicato al mio fidanzato Fabio Nardi. Perché per quanto chi lo avvicini o l’abbia conosciuto possa ricavarne l’impressione di un uomo forte e scanzonato, io so, io so di lui, quanto l’idea che il peccato non gli possa essere perdonato, lo renda disperato, fragile, senza requie in certe giornate. Quando Fabio mi confida il suo sentito alto legame con Gemma Galgani , io posso capire che è sul tema della Misericordia che, lui, la santa la tiene come la cosa più preziosa della sua spiritualità. La sua poesia nascosta. Alla quale sono giunta per aiutarlo a sanare un’antica e presente ferita che una maestra non disposta alla misericordia e al perdono gli causò. Una Maestra che non aveva capito, come io fin da subito del nostro fidanzamento ho intuito, e compreso, che Fabio Nardi nella sua essenza fondante è un cristiano che cerca Misericordia anche per le sue vicende biografiche, familiari, per la sua crescita accidentata, la sua solitudine. Non capire questo aspetto, questo nocciolo segreto, di questo bambino e uomo, non può che portare ad espellerlo dalla classe come il cattivo e l’imperdonabile. Ma se lo si avvicina con Misericordia allora, questo “cattivo”, può insegnare qualcosa in materia di bontà e dedizione. Anche per quanto riguarda la poesia. Che lui ha trovato raspando nel dolore. Questo è il mio fidanzato, il mio Fabio Nardi, e per questo lo amo. E lui con ogni misericordia ama me, in alto cristiano sentire, e sempre noi saremo legati.
La stessa Gemma Galgani si sente la prima tra i peccatori ma è, ricordiamolo!, una peccatrice perdonata, e mentre sprofonda nell’abisso della propria misera inquietudine, ecco che si ritrova immersa nel mare della misericordia divina che la sostiene la salva la cura amorevolmente.
Per la santa la miseria dell’uomo in tutte le sue forme di afflizione e di peccato giunge all’orecchio di Dio e tocca il suo cuore trafitto. E Cristo opera per la salvezza di chi è stato travolto dal peccato.
Gemma Galgani cerca e vuole solo Gesù, pronta a seguirlo fino al Calvario; a lui dona la sua libertà, mentre il suo cuore si dilata e gusta dolcezze, che solo può dare la Misericordia di Gesù.
“O Gesù, possa io divenire uno strumento della gloria tua!... e tutti i miei peccati saranno oggetto della tua pietà. Non vedi Gesù che io mi approfitto della tua bonta? Te solo, Gesù, te solo cerco, te solo voglio; e se mi lamento, Gesù, non mi ascoltare. Non dubitare, ché la tua Gemma ti seguirà fino al Calvario… il mio cuore si dilata, Signore, … e sente dolcezze che solo può dare la misericordia di Gesù. Ma se tanto ti compiaci di abitare in questo cuore, Gesù, fa’ che si possa struggere”
La misericordia infinita di Gesù diventa per Gemma Galgani anche fonte di grande gioia. La peccatrice alla quale Gesù ha rimesso di più lo ama anche di più. E’ lo sconvolgente paradosso del peccato come “FELICE COLPA”. E Gemma Galgani lo dice in una delle sue estasi:
“E’ un bell’amore, o Gesù, e qual sarà quel cuore, che a tanta carità non si lascerà superare? Qual sarà quell’anima che non si lascerà guadagnare? Qual sarà quella volontà che da te non si lascerà rapire?”
Ed infine la sua illimitata fiducia nella divina misericordia la porta a non temere nemmeno se per ipotesi si trovasse alle soglie dell’Inferno.
“Vedi, mio Gesù, ho tanta confidenza in te, che se anche vedessi aperte le porte dell’Inferno, e mi trovassi sull’orlo dell’abisso, non mi dispererei. E quand’anche vedessi l’inferno e il Paradiso contro di me, non diffiderei della misericordia perché confiderei in te!”
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GEMMA INTERCEDE PER UN PECCATORE E QUESTO SEI TU FABIO NARDI
(e ricevuto il perdono perdonerai la Maestra che ti ferì)
Fabio mio, nel concludere questo scritto su Gemma Galgani a te dedicato, ti faccio leggere questa preghiera di Gemma rivolta a Gesù perché perdoni un peccatore.
Se tu sei questo peccatore Gemma prega perché tu possa salvarti ed essere perdonato.
"Figlio tuo, fratello mio: salvalo, Gesù. Perché oggi non mi dai più retta, Gesù? Te ne ha fatte tante, ma te ne ho fatte più io. Salvalo, Gesù, salvalo. Per un'anima sola hai fatto tanto. Gesù, e per quella lì non la vuoi salvare? Sta' buono, Gesù, non me lo dire così. A me non mi dai retta, a chi devo ricorrere? Il sangue l'hai versato per lui come per me... Non mi alzerò più di qui; salvalo. Dimmelo, dimmelo che lo salvi. Mi offro vittima per tutti, ma particolarmente per lui; ti prometto di non ricusarti nulla...Me la dai? E' un'anima!... Pensaci Gesù: è un'anima che ti è costata tanto! Diventerà buono, non lo farà più vedrai. E' salvo, Gesù, è salvo? Sei giusto, ma sei anche misericordioso".
Il dolore che ti procurò la maestra dicendoti mentre ti indicava la porta della classe che dovevi varcare sospeso dalle sue lezioni: “Nardi devi farti una ragione che non tutto ti può essere perdonato!”; ora deve essere sanato da questa preghiera di Gemma Galgani per te e poi da quanto ho scritto stanotte qui a Guarda, anche piangendo, perché il tuo cuore è il mio e non lo posso pensare ferito da un atto incosciente e privo di ogni poesia nel suo superficiale uso della parola. In ogni caso sia io che tu, appena ti avrò raggiunto tra pochi giorni a Vecchiano, pregheremo per questa maestra, perdonandola. Perché questo chiede Gemma e la nostra fede nel bene. Ti amo Fabio e sarà per sempre!
Piccolo post scriptum: All'esame autoptico 15 giorni dopo la sua morte il CUORE, di GEMMA GALGANI ancora sanguinava, tanto che il sangue cadde perfino per terra. Era gonfio di sangue. Ma il sangue dopo la morte scompare dal muscolo cardiaco! o secca subito. UN CUORE COSI' NON PUO' MORIRE. Ho pianto Fabio a scoprire questo evento sacro e poetico. Se ci piangi anche tu saremo nella poesia sacra assieme con Gemma...
Claudio Di Scalzo
IL FANCIULLO SCHUBERT E LA MORTE A LUGLIO
(a Gemma Galgani, a Karoline Knabberchen, a Sara Cardellino,
tre donne che mi hanno donato Misericordia per la mia vita tribolata)
Nell’estate che vivo, in essa cuoce la mia mortalità e quella di Schubert, come dimora nascosta, cerco la forma in cui si serrano le cose in attesa del suono per schiuderle. Il miracolo, che però velocemente svanisce, in genere mi lascia soltanto i titoli del maestro fanciullo. Allora sciogliamo assieme il pianto, noi due, perché le parole non hanno importanza in questo mese. Le lacrime invece sono tutto il creato sulle ciglia. Riuniscono il Tu e l’Io e il Noi di queste pareti della camera dove stiamo. Vecchiano sembra un unico fruscio d’erbe sotto al vento marino. L’anno suo di Schubert è quello in cui appaiono i primi segni inequivocabili della malattia fatale. In maggio ha iniziato, e lo termina in questo mese, un poema che dalla semplicità si ascende a una gloria sconosciuta. A me la rivela il canto del fanello sotto la grondaia della casa dove la Nada Pardini soffre di cuore e dovrà operarsi. Il poema ha per titolo “Il mio sogno”. Ma tra parentesi si può leggere: “Bruciato da un fuoco agonizzante, nella tortura vado per la mia strada, avvicinandomi al distruttivo giorno del destino”.
Quando Schubert smarrito posa il capo sui fogli che sta scrivendo, come strofinasse una benda, tutto in me tracima nel rivelato singhiozzo. Sei troppo giovane per rinunciare alla vita, esclamo, la libertà con cui componi è capace persino di catturare il vento tra le spighe del grano, sai rivelare le ultime illusioni felici in un mondo che vive di virtualità di Instagram di video su Youtube, non morire maestro!, lascia agli infelici come me, con tanti anni sul groppone, il destino d’ogni perdita. Tanto sono alienazioni e inganni quanto possiedo! e parole più sgusciate d’una sema aperta dall’ anonimo becco del Nulla.
Schubert mi fissa da dietro occhialini appannati - dal sudore?, dalla febbre?, dalle piume del fanello? - e mi dice con voce calma simile al sussurro del torrentello montano che la sua musica è ciclica, riflesso della beatitudine del cosmo, di cui lui è lo specchio come fuoco che va a spegnersi. Possibile non possa ravvivarsi quanto catturi con questa tua terrestre presenza?, quasi urlo disperato. La mia strada ha questo destino, percorrerla come scelsi consegna allo sfinimento nello smeriglio della morte da giovane. Mi risponde Schubert.
Esco sull’aia, cammino sul viottolo di ghiaino bianco, raggiungo il pino, il cancello verde dell’abitazione. La Morte per ingannare Schubert lo raggiunge gioiosa. Perché lo scopre vulnerabile e migliore preda con questo artifizio. Lui lo sa e si consegna inerme al gioco destinale. Il suono che evoca può depositarsi vortice delicato nell’essere dell’individuo che ascolta. Io ascolto in questa estate il dono di Schubert “giocato” dalla Maestra in estetica. La sua musica rivela la vera natura del nostro essere. La sua musica rende linguaggio supremo l’inganno che subisce dalla Morte. Il delicato Schubert rovescia il suo dramma d’individuo per donare a tutti un fondante tassello di Redenzione nella Bellezza. Nella Misericordia, il fanciullo musico, scavalca e vince il trucco subito.
Croce Lignea - Museo Villa Guinigi Lucca -
PASSIONISTA FANCIULLO NEL TEMPO LUNGO FRULLO
(follia cristiana col violino di Schumann)
Normale è soltanto la norma. Nella musica non riguarda i folli eterni fanciulli come Schubert e Schumann e Mendelssohn né i vecchi burberi come Beethoven e Wagner e Schoenberg.
L’Eterno Fanciullo che ammattisce, dopo aver composto il Concerto per violino e orchestra in Re Minore, anch’io lo sono, quando m’avvicino alla Follia della Croce di Gemma Galgani, medita e vive una concezione diversa del ritmo e del tempo musicale detti, per me, sacramenti del chierichetto di Don Gino e del Falco ferito. Cambia l’armonia e la struttura della Parola nell’alveo del Cuore Sonoro. Mutamento, metamorfosi, transustanziazione, che non necessita di diventare partitura rivelata, libro pubblicato a stampa oppure on line divulgato. Il Fanciullo Passionista cerca l’eternità nel Cristo nella santa Gemma nell’amata Karoline Knabberchen.
L’amata poetessa e filosofa svizzera mi pone la mano sul petto e ne ascolta il concerto col creato coi sogni coi dolori vissuti da piccino e da grande prima di incontrarla. Il palmo è la bacchetta che dà vita all’orchestra del vissuto nascosto rivelatosi nei suoni in intierezza. I nessi tra nascita e crescita nel dolore nelle repentine gioie non sono casuali bensì dettati dal disegno divino per te, Fanciullo Passionista dalla poesia toccato nell’anticipo della nascita di sette mesi, somigliante a un conigliolo spellato, come ti definì tuo padre, che pupperà da un capezzolo solo della madre perché l’altro si era atrofizzato.
Volto Santo in San Martino Lucca
La follia della Croce impone l’incontro col demoniaco che la fanciullezza vuole rendere bruttezza sconcia adulta, merce da spendere nella vanagloria di sé come animo gustabile, esteticamente, nella forma più appetibile. I demoni che il Fanciullo Passionista Paesano vive stanno in Incuba che lo attanaglia dormendo, in Incuba che lo flagella con dolori mentali da sveglio buttandogli nei pensieri il pietrisco del vissuto di ieri dove rotola, e lo flagella!, quanto apparve felicità bacata dalla sua scadenza.
L’amore preda della finzione del bello estetico rivestito di parole enfatiche porta spine nelle ore del Fanciullo Passionista Paesano. Il suo Calvario è scoprirne l’illusoria doratura. Sale nel suono della rivelazione cristiana il fustigato dai peccati commessi, sale verso i chiodi che trafiggeranno le pagine scritte nel suo passato dove s’annidò la tentazione demoniaca con le sue false promesse. Il naso gli sanguina copiosamente, con esso bagna quanto scrisse, e ne cancella le parole per tornare alla purezza bianca della fede.
Sul Golgota il Fanciullo Passionista Paesano reciterà la sua ultima poesia composta da tre nomi: Gesù, Gemma, Karoline.
(Notte dell’ 11 luglio 2017 ascoltando il Concerto per violino di Schumann sanguinando dal naso)
Lara Di Vicenza
LETTERA Al FANCIULLO PASSIONISTA DI GEMMA GALGANI
Mio Fanciullo Passionista di Gemma Galgani,… la malattia grifagna che mi teneva sta regredendo. Spero di guarire. Se ciò accade è anche perché tu in questi anni, quasi giornalmente, hai scritto e disegnato per me in ogni genere possibile. Pro Bono. Senza chiedere niente in cambio. Era, è, la tua forma di preghiera per la mia salute. La tua fede.
Ti rivelo come ho pensato di ringraziarti recentemente. In una maniera che so apprezzerai. Che mi unisce a te in ogni parola e realtà tangibile.
Sono stata invitata a Milano a un incontro di poeti e poetesse, in una libreria, a leggere miei versi, tali che servissero anche come forma di scuola poetica per chi volesse imparare o dedicarsi alla versificazione. Non vado mai a questi incontri che considero vane esibizioni e inutili per chi vuole scrivere. Ma stavolta dovevo farti una dedica e ho accettato.
Giunto il mio turno ho posato sul tavolo la valigia che avevo con me. L’ho aperta. Dentro c’erano centinaia di tue poesie per me centinaia di disegni centinaia di fotografie per la mia guarigione. Niente di ciò è stato destinato a diventare libro. Ne ho scelto una. Dell’estate 2015. Quando ogni giorno raggiungevi Marina di Vecchiano, sulla sabbia scrivevi dei versi che l’onda stava per cancellare e che tu fotografavi. Poi ne continuavi gli sviluppi scrivendo sul quadernetto e mi spedivi lettera e poesia e fotografia.
Agosto 2015 - Marina di Vecchiano
L’ho letta. Nel silenzio attonito, sotto gli sguardi verso la valigia, e il mio comportamento.
Vi ho letto una poesia, una delle tante, che il Fanciullo Passionista di Gemma Galgani ha scritto per me, perché guarissi, e vi ho letto la poesia mia a essa accosta. Come valva di una stessa ostrica con dentro la perla del bene e dell’amore.
Agosto 2015 - Marina di Vecchiano
La poesia cari presenti può esistere anche così! Ad essa mi consegno, con il Fanciullo Passionista la vivo perché anche lui dalla mia poesia - ora che è lui ammalato e solo - riceva guarigione. Poi guarito lui guarita io ci incontreremo a Lucca di persona dopo tre anni di parole scritte.
Vi saluto tutti. Rispetto le scelte che fate in estetica ma esse non mi appartengono. Non possono riguardarmi. Non tornerò più in questo luogo. Ringrazio il critico e poeta per avermi invitato, ma come avrà inteso sono venuta per ricordare il Fanciullo Poeta Passionista e il legame che abbiamo; avrà pure capito nonostante la lettera calorosa scrittami elogiando il mio talento - ma temo lo faccia un po’ con tutti e tutte - con la promessa acclusa e di pubblicazione della mia raccolta poetica e dell'inserimento negli antologizzati a sua cura in rete e a stampa,... che tutto ciò viene da me rifiutato! Non m'interessa comparire tessera in un gruppo poetico per suffragare teorie letterarie, non m’interessa pubblicare. Anche in questo sto accosto al Fanciullo Passionista di Gemma Galgani. Mi coinvolge la poesia che salva la purezza di chi la scrive e di chi ci si avvicina. Qui tra voi non c’è. Addio.
Questo mio Fanciullo Passionista di Gemma Galgani volevo tu sapessi.
Ti abbraccio ti bacio dove sanguini. Ti porto con me sempre!
Tua Lara Di Vicenza
NADA E ACCIO
IL MARE PRIMA DI RAGGIUNGERE L’OSPEDALE
-Te l’ immagini perché t’ ho chiesto di portarmi a vedere il mare a Marina di Vecchiano?
-Sì, mamma, credo di saperlo. Ma dimmelo te.
-Se morissi sotto ai ferri mentre aggeggiano al cuore malato, voglio andarmene avendo visto il mare dove mi portava Lalo e dove sei cresciuto.
-Andrà tutto bene. E torneremo qui ad agosto. E tu mi preparerai il pane unto col pomodoro e con la braciolina fritta.
-Con una foglia d’insalata e i capperi e l’origano.
- Giusto! Sennò non c’è gusto. Ci fa anche rima. Però mi sembra che tu debba dirmi dell’altro.
-Se muoio…
-Mamma! Basta…
-Lasciami dire! Se muoio al Campo della Barra accanto all’ulivo di Lalo pianterai una rosa rossa che rampichi sull’albero che s’intrecci coi rami. Scommetto sai perché!?
-Perché Lalo partigiano ti lasciava una rosa rossa sul davanzale della finestra uscendo dal loculo del cimitero dove stava nascosto mentre andava a compiere sabotaggi contro i nazifascisti. E se tuo padre, nonno Vittorio, lo arrestava, l’avrebbe fucilato.
-Che vicenda vero Accio!? Lalo era un romantico. E l’unica volta che l’ho visto piangere era a Torre del Lago quando in estate recitavano La Tosca, Madame Butterfly e La Bohème.
-Il melodramma è intrinseco alla storia della nostra famiglia.
-Non intendo, che vuoi dire?
-Voglio dire che abbiamo vissuto i sentimenti in modo alto fino alle lacrime e alla tragedia.
-Proprio così! Quanti strazi e dolori figliolo! Ci dovresti scrivere per farlo leggere ai tuoi figlioli ai miei nipoti. Lo farai?
-Potrei tentare! Nada. Ma per farlo leggere ai familiari e basta,
-Su quella ragazza svizzera, Karoline, che a volte ti vedo con le sue fotografie in mano, hai scritto tanto vero?
-Si, mamma, tantissimo. E resterà tutto per me. Non stamperò nulla.
-Bravo figliolo. Quanto è grande somiglia a una preghiera ed è soltanto per chi prega e per chi la riceve. Quanti anni sono che è morta in quel brutto incidente stradale?
-Sono 33 anni il 20 agosto.
-Ho sempre pensato che sulla sua morte tu non m'abbia detto tutto,
-E’ morta in un incidente d’auto in Engadina precipitando in un burrone per scansare l'autotreno che aveva invaso la sua corsia.
-Allora perché se a volte me la sogno è sempre vicina al mare?
-Mamma i sogni distorcono la realtà!
-Sulla riva dirò una preghiera per lei. La reciti con me?
-Volentieri mamma. Ti proteggerà nei giorni che verranno.
-Qualcosa dell’angelo ce l’aveva, Claudio.
Sara Cardellino insegna composizione musicale ai suoi studenti
Sara Cardellino
LA POESIA DI GIUSEPPE GIUSTI PER LA NADA E IL FIGLIO MARINAIO
Marinaio, mio Marinaio, sapendo dei giorni con tua madre nell’ospedale di Pisa, e immaginando quanto ti agita e cosa saresti disposto a compiere per evitarle il dolore che soffre, ti dedico questa poesia di Edmondo De Amicis “Se fossi pittore”.
So molto della tua biografia, Marinaio, me la confidasti navigando con Argo. Mi preme dirti che questa, curando tua madre, è la tua navigazione più nobile e alta. Il racconto più memorabile che vai vivendo. Sono fiera di te, felice di averti incontrato anni fa e di averti ritrovato a febbraio; e ancora ti sono accanto con la preghiera con il pensiero con la mano sulla spalla. Tangibile, reale, puoi toccarmi le dita. Facendolo scriviamo la nostra poesia. Tua Sara Cardellino
Edmondo De Amicis
SE FOSSI PITTORE
Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni:
mia madre ha sessant’anni,
e più la guardo e più mi sembra bella.
Non ha un accenno, un guardo, un riso, un atto
che non mi tocchi dolcemente il core;
ah, se fossi pittore,
farei tutta la vita il suo ritratto!
Vorrei ritrarla quando china il viso
perch’io le baci la sua treccia bianca,
o quando, inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Pur, se fosse il mio priego in ciel accolto,
non chiederei di Raffael da Urbino
il pennello divino
per coronar di gloria il suo bel volto:
vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei,
veder me vecchio, e lei
dal sacrificio mio ringiovanita.
A SARA CARDELLINO DALL’OSPEDALE DI CISANELLO-PISA
Sara, dolce Sara, la poesia “Se fossi pittore” è il dono adatto per interpretare il mio stato d’animo. Darei la mia età per ringiovanirla prendendo la sua compreso il male al cuore! Solo una come te può trovare versi simili sepolti in antiche antologie. Che parlano al mio essere in una maniera somigliante a carezza e protezione. Che veramente è poesia sulla poesia che ci lega. Ti stringo le mani musicali. Saluta i tuoi genitori, tuo marito, e il Brenta con le sue ville.
Sara Cardellino rivela all'Olandese che Senta Galgani lo salverà
Sara Cardellino
SE GIASONE E L'OLANDESE DIVENTANO UN UOMO UNICO
NEL DOLORE PER TROVARE SENTA GALGANI
Ti vedo nelle stanze vecchianesi. Nel cascinale della tua famiglia. Aggirarti tra bauli e armadi e scatole. Sei solitario e mediti sul tuo passato. Non possiedi nulla che non siano relitti di tempi lontani. Parole inutili e spesso rivelatesi false come ostriche sgusciate da perle deformi. Passi il palmo sui legni sulle tele sui fogli. Mi ricordi Giasone ferito che carezza lo scafo di Argo sfondato a riva e pure l’Olandese inquieto e stravolto dal dolore nel porto dove L’Olandese Volante ancora ti vede solo al timone.
Ai miei occhi i due uomini si saldano uno nell’altro. In un processo di osmosi e sovrapposizione senza tempo. Chi ora vedo non è più un personaggio del mito greco o cristiano, ma un uomo che sa affrontare il dolore e la passione. Inerme e insieme forte del sacro che lo agita come una febbre come una spina.
L'Olandese e Giasone riuniti da Gemma Galgani
Estate 2017
Se guardi meglio sulla prua, vedi che Senta ora c’è. Ha il volto e il corpo di Gemma Galgani. Ti sorride. Ti accoglie. Ti guarisce. La navigazione tua folle prima con Argo e poi con il veliero può terminare.
Perché Senta-Galgani a te giungesse hanno pregato, intensamente, due donne che ti proteggono. Da luoghi diversi. Una è Karoline Knabberchen e l’altra chi ti scrive adesso dalla chiesa degli Eremitani in Padova.
Sara Cardellino inquieta per la malattia della Nada e per il figlio
Claudio Di Scalzo
NOTIZIE DAL REPARTO CARDIOLOGIA DELL’OSPEDALE DI PISA
(Notizie sul dolore vero e sulla falsa letterarietà)
(a Sara Cardellino)
Cara Sara Cardellino… sono appena tornato dal reparto Cardiologia dell’ospedale di Pisa dove la Nada, mia madre, aspetta l’intervento chirurgico. Questa è l’ultima lettera che ti scrivo da qui. Poi se ancora accade, ciò avverrà con busta carta e inchiostro e francobollo. Non voglio più usare pagine elettroniche né cellulari. La mia parola torna antica la mia voce voglio darla a chi mi guarda negli occhi. Sennò meglio niente.
Ma quest’ultima volta la lettera voglio contenga qualcosa, nel dramma della malattia materna e in quello delle mie ferite psichiche e allucinate, che possa farti sorridere e anche comprendere che ora io so come vivere il tempo che mi rimane. Oltre ogni assurda vicenda on line e ancora più assurda vocazione all’estetica che tanto mi ha distrinto la cassa toracica. Tanto che per questo cuore non c’è operazione chirurgica che possa sanarlo. Gli posso però far cambiare il ritmo dei battiti. E l’ho capito nella stanza d’ospedale dove sta mia madre.
Oggi, giunto in visita, c’era un chiacchierio incredibile nella camera numero sette. L’altra paziente appassionata di cucito, ha seguito un corso, trova nella sarta storica una perfetta interlocutrice. L’infermiera che sta preparandosi il vestito di nozze ha chi può darle consigli. Compreso sull’abito del futuro marito. L’altra infermiera appassionata di Nada cantante appena ha ricordato il nome simile a mia madre ha trovato una che le canzoni le sa tutte e che può canticchiarle. L’infermiere che è di Nodica, il paese vicino a quello di Vecchiano, ha saputo da mia madre che il suo “bimbo” era amico fraterno del Pazzo, il barbiere di Nodica, morto nel 2005. Appena entrato, questa persona cinquantenne, mi è venuto incontro dicendomi: "Ma allora te sei Accio! La leggenda insieme al Pazzo". E tutta la leggenda consisteva ai suoi occhi di allora diciottenne di come il duo terribile viveva vicende dongiovannesche e politiche all’unisono. Tua madre è in buone mani, Accio, stai tranquillo il chirurgo è bravissimo, te la rimette in sesto. Claudio, mi dice la Nada, hai visto che alle pareti nel corridoio i pazienti han donato dei disegni e dipinti, regalaglielo anche tu un quadro per me! E così l’infermiere mi ha portato dalla direzione e lascerò un dipinto da “Cardiodramma per la Nada”. Quelli per Karoline Knabberchen non posso privarmene.
Ho salutato tutti sorridendo e tutti lì i presenti han saputo che stasera posso farmi la pastasciutta col pesto perché la Nada l’ha preparato col basilico fresco pinoli di San Rossore e qualche gheriglio di noce.
In auto, Sara mia, ho pensato che sono figlio di due grandi voci narranti orali: la Nada sarta e il Camionista Lalo. E mi sono sentito proprio un miserabile per gli anni buttati via a scrivere su pagine elettroniche on line e attaccato ad un cellulare. Parole che non potevano darmi alcuna felicità duratura. Ora è tardi, il tempo stringe, ma questa camera d’ospedale mi sospinge, ancor più, verso scelte radicali del mio essere in rapporto a cosa ho vissuto. Venire via dal web si impone come necessità di aria pura. Smetterla con ogni estetica sarà come ritrovare il proprio volto nello specchio dell'essere.
Seguirò anche il tuo consiglio di togliere ogni controfiocco sull’Olandese Volante polemico verso la “cultura” on line e per come hanno trattato L’Olandese Volante e la mia persona in tanti anni. Ciò non m’interessa più! Hanno seguito in fin dei conti i loro istinti e teorie. Che se li tengano. Vado altrove. Dove posso ficcarmi in rapporti come quelli che è capace di suscitare una sarta col cuore agli sgoccioli. Dove nessuno venga più a cercarmi come autore che un tempo scriveva e disegnava e fotografava. Chi vuole scambiarsi con me o viene al cancello verde dove c’è un pino e poi una magnolia e poi un noce e io sulla porta oppure che mi scriva una lettera in busta con inchiostro se possibile azzurro. E io risponderò. Tenendo in mano la mia Aurora 88 col pennino d’oro che mi regalò la sarta per la Prima Comunione. Funziona sempre e questo inchiostro le parole che custodisce non scadono. Se provi a scrivermi Sara cara, lo scoprirai.
Tuo Accio il figlio della Nada
Claudio Di Scalzo
PREGHIERA ALLA MADONNA DELLA ROSA IN LUCCA
O Madonnina Immacolata che porgi Rosa al Cristo Bambino, e che pregata fosti da Santa Gemma Galgani, a me nato l’otto dicembre 1952 di sette mesi per la tua festa, peccatore, rivolgi sguardo pietoso. Vienimi in aiuto nel pellegrinaggio angoscioso e mesto che compio. Tu piena di grazia e clemente soccorrimi nella mia miseria, confortami per gli errori commessi, aiutami nella solitudine a superare la colpa originaria che ancora rivelata non m’è. Dammi pensieri intrisi di virtù, allontanami da ogni vizio e vanità pensata scritta disegnata, aiutami a perdonare chi mi ferì a chiedere perdono a chi afflissi. E a chi feci soffrire offro in sacrificio la cancellazione della mia estetica e della mia vita in essa. Fa che sopporti e accetti ogni espiazione necessaria a ricevere la rosa spinosa sulla mia fronte, dammi requie nel sonno, caccia via da me Incuba demoniaca, proteggi ovunque i miei atti, la mia famiglia e chi amai ovunque siano: se mi ricordano se mi hanno obliato. Rinnoverò questa preghiera ogni giorno e venendo accosto alla panca dove pregò Gemma Galgani ti porterò una lacrima e un sorriso: tutta la mia poesia.
FINE