Accio e Sara Pane
Accio
CAZZO RITTO NON VÒL PENSIERI. PROVERBI PER USO DI COPPIA.
A Sara Esserino Cardellino Pane 2009-2020
PREFAZIONE COME DEGUSTAZIONE
Quando nel maggio 2009 conobbi Sara Esserino mi presentai per quello che sono, e allora ancor di più, un umorista che il tragico nella su’ vita glièra pesato sur groppone. Alla veneziana che scoprivo intrisa dell’umoristico di Goldoni e del sublime di Bach - sua calamita attirò ir mi còre di fèro come era successo a Nardi con la Knabberchen - scelsi farla divertire attualizzando proverbi toscani per noi due. L’operetta venne divisa per sezioni. Imitando il poeta Giusti. Uomo donna, Sesso all’antica, Mangiare e bere, animali, stagioni.
Sara Cardellino nelle sue indagini nelle soffitte del Cascinale vecchianese, come sappiamo, cerca testi disegni foto che rimandano agli anni 2009 e 2011 e pure ai 5 anni e 5 mesi che fummo separati, perché si è nominata Custode di questo legame con tutte le sue vicende “romanzesche” che riunisce melodramma teatro wagneriano fumetto feuilleton pittura musica e anco eros al fulmicotone.
Conto di proseguire l’operetta proverbiale. Nel 2020.
Non è che quando glieli illustrai i proverbi metti di “Sesso all’antica” la facessero plaudire, anzi reagiva nervosa contro il tono basso maschilista che trasudavano i proverbi ottocenteschi novecenteschi e nella visione di Accio ancora freschi. Poi l’ermeneutica di me-Pinocchio anche grullo la movevano al riso. E ora li ritiene basilari sia quelli più erotici che quelli legati alla “casa” “vita e morte” “Tempo e meteorologia”.
“Cazzo ritto non vol pensieri” può essere aggiornato da un maschio in “Fica morbida non vòl pensieri” (sennò diventa di legno)? Può anche darsi ma i proverbi al femminile, in eros, non può che farli la donna. Non credo che Sara si dedicherà a questa traduzione. Ma prima o poi qualche figura ci penserà.
Ai proverbi di “Sesso all’antica unii fotografie prese di rapina e disegni di Sara Pane e Corsara Metamorfosi. Lei si arrabbiò... ma se i proverbi di sesso, le dissi, non posso mettertici vestita da suora o dipinta con la camicia abbottonata fino al collo.
Sara Pane e Accio
“CAZZO RITTO NUN VÒR ‘ONSIGLIO” – IR CAZZO NUN VÒL PENSIERI”
I due proverbi che s’assommano in uno, sono nel vernacolo, la base del mio eros sia di uomo sia di cane. Quando con coda e lingua di fòri sono il Cane Stirner. E ho detto già quasi tutto. Ma di ciò scriverò illustrandolo a parte.
IR CAZZO NON VÒLE PENSIERI, tradotto per chiavare bisogna non avere preoccupazioni: però lo estendo da sempre, fin da giovine, giovanissimo nella sartoria di mi-mà con le sartine che mi svezzarono al sesso, dio le benedica, a che l’eros ben fatto e praticato non vòle pensieri filosofici intellettuali colti: insomma il sesso è Natura non Cultura.
La natura sceglie a chi dona il cazzo più duro a chi moscio o in ogni caso senza la ripetizione a colt dell’eiaculazione. Ad alcuni ore e giorni ad altri una manciata di minuti. Che spesso allungano con la Cultura i libri letti le teorie. Ma non si può far schizzare un libro né ficcarlo da qualche parte. Mi han sempre fatto pena chi voleva volle vuole chiavare usando la cultura. E trovano donne adatte a questa moscia rappresentazione dell’eros ma non godono per nulla.
Il sesso natura a bestia tenerezza e fottuto con fermezza è quanto di più comunista possa esistere. Può riguardare il più vasto consesso di corpi in amore. Godente vista.
Chi chiava intellettualizzando il cazzo e la fica lo fa per distinguersi ma in Natura conta l’amplesso non il suo cartaceo paroliere riflesso.
Il cazzo non vòl pensieri. Crebbi in studi universitari annusando lauree. Allora anni Settanta oggi istesso gli intellettuali i colti i poeti le colte le poetesse vogliono chiavare a partire dalla cultura sapienza poesia sensibilità: io tendevo a chiavare trombare ciulare fottere scopare a partire dalla mia animalità selvatica che escludeva pensieri teorie poesia letteratura estetica.
Tutto sulla punta del cazzo duro totale fino a 12 col colpo in canna la massima mia espressione. Il tempo di un giorno e notte in radura letto campo di grano capanno al mare sul lago baita in montagna.
Sara Pane
Il Cazzo non vol pensieri ma immagine sì. A me-mi attizza Sara, Esserino e Cardellino e Pane. Come un tempo accadde a Fabio Nardi con Karoline Knabebrchen. Non so perché accade ma è così. Probabile il contrasto mistica religiosa musicale trascorse castità mi porti sull’otto volante del glande imperioso. Possibile la sua aristocratica natura pulsi le vene al proletario zingaro Heatcliff nel tempestoso che pure lei desidera. Poi se la Natura così ha scelto per noi due accoppiandoci inutile stacci a ragionà più di tanto. Come nella poesia le parole si mettono accoste al volo nell’atto del poeta i colori assieme per il pittore l’immagine nel chiaroscuro per il fotografo... così è l’eros di Accio e Cardellino. E il tutto è tenuto assieme dalla FEDELTÀ. Particolare basilare. Come il piccione e la piccione. Gli unici volatili al mondo che se mòre uno dei due più s’accoppiano.
Sull’eros passione stretta il giuramento: darei la vita per la mi’ ‘Ardellina senza stacci tanto a pensà. E lei lo sa. Sono il suo Accio per Sara suo Jesse James per Zerelda Zee suo Olandese per Corsara Metamorfosi suo Heathcliff per Catherine suo Pinkerton per Mne Butterfly e qui mi fermo... ma potrei continuare... per sempre!
Corsara Metamorfosi e/ Sara Pane seno albero maestro
Sbircio l’incavo del seno, di Sara, vedo il collo piegarsi, labbra schiudersi, catturo un atto di suo nervoso, una frase, un sussurro, una pupilal scura sottecchi, e mi scatta il meccanismo. La Natura con lo scafo pronto alla navigazione. E se non n’à voglie, e si prende giòo di me, riporto la prua in porto e passato poco tempo ritento l’approdo. Posso durà l’abbordaggio anche per un giorno giorni una settimana finché non son salito sul Monte di Venere sulla fortezza dei seni sulla punta della lingua forziere d’ogni goduria. E lei lo sa. E sarà sempre così, anche se gli anni passano, e il pelo s’ingrigisce perché copio il mio cane Stirner. Ma di questo scriverò un’altra volta.
Intellettuali in Università, mi ricordo, anche lo stesso Tabucchi dall’alto gerarchico del loro scranno di pubblicazioni sapienza erano imbattibili tra stanze e biblioteche ed editori e gallerie ma io li aspettavo li portavo nel bosco sulla ripa sulla cima nella Natura: lì valeva la legge Jack London dell’omo trapper del marinaio del cane Stirner. Se entravano nel bosco si perdevano in acqua non sapevano nuotare se ascendevano avevano il fiatone: io no: ci ero cresciuto: nuotavo accendevo il fuoco mangiavo quanto cacciato pescato salivo come stambecco e in cima chiavavo, Senza pensieri tutto Natura. Così anche oggi compatibile con l’età del vecchio omo e imitante cane Stirner faccio.