LALO e ACCIO
Claudio Di Scalzo detto Accio figlio di Lalo
L’AGGUATO A GENNAIO. DI PADRE IN FIGLIO CON TRADIMENTO SUBITO
(a mio Padre Libertario detto Lalo, cercandone la protezione,
questo capitolo del feuilleton e melodramma
che attiene alla mia biografia lontana e vicina)
(PUBBLICATO SULL'OV IL 30 XI 2017)
Questa la storia nuda e cruda. Babbo. Sono qui a raccontartela l'otto dicembre. Ti ricordi cosa mi dicesti quando tornai a casa, avevo dieci anni, ferito alla testa dai sassi che mi avevano tirato?; maculato nelle braccia per i colpi di canna che m’avevano inferto nell’agguato quelli della mia età e anche più grandi. Ricordi che capitai in questo agguato con Carlino che mi aveva convinto che lì c’era un antico elmetto tedesco residuo della seconda guerra mondiale e invece c’erano i suoi nuovi amici con le fionde e i bastoni? Mi difesi ma erano in tanti e fu uno scempio!
Giunto a casa mi vedesti dal camion. Traballavo claudicante. Stavi caricando balle di grano. Tua madre così non deve vederti! Mi sorreggesti. In casa, assente mamma, che era andata consegnare una gonna cucita per il matrimonio di una cliente, mi lavasti il viso dal sangue, mi desti l’acqua ossigenata in testa, dicesti che non c’era necessità di punti, mi mettesti la pomata sulle braccia e le spalle dove le macchie erano diventate da rosse nere. Mi facesti respirare forte per capire se i polmoni avevano retto. Mi facesti stare su di un piede per vedere se avevo ancora l’equilibrio. Lo facevamo anche da partigiani dicesti. Ora come le bestie ferite ci vuole la tana! Il silenzio. Sopportare il dolore. Scoprire che è meglio essere traditi che tradire. Quello mai! Mai!! Figliolo!!! La prossima volta, fai come facevo io, guarda le mani di chi ti accompagna. Poi gli occhi. Le mani non stanno mai ferme in chi tradisce. Le palpebre battono più forte.
Quella sera andai a trovare quella che sarebbe diventata tua madre. Gilberto mi aveva preparato un nascondiglio. Nella sua stalla e cantina. In una botte vota. Accanto alle altre piene. In caso di pericolo mi sarei nascosto lì. Ma anche per vedere la Nada senza pericolo. Tuo nonno Vittorio era il capo del fascisti vecchianesi. Quando arrivai vidi Gilberto inquieto. Le mani non gli stavano mai ferme. E batteva le palpebre come un telegrafo morse.
Entra nella botte che vado a chiamare la Nada.
Non mi fidai. Seppi in un attimo che ero tradito. Fuori c’erano i fascisti e i tedeschi. Mi ficcai nel tino e come nei film presi a rincattucciarmi sul fondo del mosto respirando con una canna trovata nella cantina. Sentii la smitragliata alla botte dove sarei dovuto stare. Le urla di disappunto alzato il coperchio. Pensarono fossi scappato. I fascisti dissero alla spia, a Gilberto che era “bruciato” che doveva seguirli con le Brigate nere e le SS ormai. Imprecava il dannato contro me. Tre settimane dopo gli americani giunti a Pontasserchio, nell'agosto del 1944, in uno scontro a fuoco l’avrebbero ucciso. Non ho mai pensato a cosa gli avrei fatto se lo prendevo. E’ una fortuna non esser stato messo alla prova. Uccidere a sangue freddo non m'è mai riuscito. Solo per difesa.
Guarda le mani e gli occhi la prossima volta figliolo mio. Piccolo Accio coraggioso. Siamo partigiani noi Di Scalzo. Mi hai rimboccato le coperte. Mi sono addormentato con gli occhi bagnati e una goccia di sangue mi colava dal naso.
Quel lontano tradimento, in questo gennaio 2017, il 9 per la precisione, ha compiuto il suo circolo. Così mi suggerisce il melodramma Feuilleton che riguarda L'OLANDESE VOLANTE. Quando chi lo dirigeva con me è passata, facendomelo sapere da Facebook, ad altra rivista. Che sta all'impianto libertario dell'OV come Maracaibo alla Tortuga dei corsari. Ciò è avvenuto avvenuto usando il web, la rete! Ancora una volta non ho potuto difendermi da questo agguato. Questo gennaio - con il Tragico ridotto a merce letteraria di scambio per miseranda pubblicazione commentata da chi la vita riduce a gioco intellettuale ognidì - è stato come la sventagliata di mitra che tu sfuggisti. Però anch'io non sono stato ucciso. Curami, Lalo, da dove sei le ferite. Proteggi questa donna, il Cardellino che ho accanto - ha un cuore simile a quello di Karoline -, offrendomi rifugio mi ha salvato. Dando al feuilleton e al melodramma il finale adatto nell'amore, a tuo figlio, Eroe da libro - come lei mi dice - senza libro.
Claudio Di Scalzo: "Antonio Tabucchi" - 25.III.2012
POSTFAZIONE NECESSARIA
IL TRADIMENTO AVANTI E INDIETRO
(con Lalo Accio Antonio Tabucchi)
Io Antonio Tabucchi e Lalo ci siamo trovati alcune volte sull’aia a Vecchiano, sotto la magnolia, e dopo il cancello verde, in estate, a notte fonda, a ragionare sul Tradimento. Mio padre raccontò quanto qui, sopra, ho tradotto malamente. Era l’epica che ascoltavamo io e Antonio. L’epica antifascista e rivoluzionaria. Del singolo coraggioso avanguardia di una possibile rivoluzione libertaria che poi non ci sarebbe stata. Tabucchi parlò di Conrad e di Borges sul tradimento. E stava scrivendo “Il battere d'ali di una farfalla a New York può provocare un tifone a Pechino?” su Marino che tradisce Sofri. Io raccontai l’episodio del tradimento subito da monello e come mio padre mi aveva accolto e curato. Ricordai pure che questo episodio l’avevo narrato, anni prima, a Karoline Knabberchen, che loro due avevano conosciuto. E che a mio padre garbava tanto. Episodio che avrei raccontato anche a chi poi avrebbe diretto con me L’Olandese Volante.
Tabucchi ci guardava me e mio padre. Lalo era per lui un personaggio che sarebbe stato bene nei romanzi di Jack London e in storie d’anarchia che dalla parola orale diventano romanzo. E questo aveva fatto col suo primo libro. Piazza d'Italia. E alla sua morte, nel 1995, avrebbe scritto per lui “Campane del mio villaggio”. Ma allora eravamo tre uomini allegri e meditabondi che fumavano tra le lucciole. Tre complici. E io? Io ero secondo Antonio diviso tra Cultura e Natura. Il classico binomio che rivelarono i romantici. Ma sapeva che prima per me, erede di Lalo, veniva la natura, il bosco selvaggio, le querce di Hoelderlin, che mai avrei accettato di essere potato e accudito da qualche giardiniere. Non c’era carriera letteraria che avrebbe potuto strapparmi al bosco al mare libero inquieto.
Le parole con cui descrisse chi tradiva erano di una potenza incredibile. Era un maestro. Senza bisogno di volerlo apparire. Antonio sapeva che la rovina della letteratura e delle arti, come ci disse, erano le “poetiche a priori” e quelle "a posteriori". E cioè c’erano in giro, tanti “stronzi tristi”, li chiamò così, come li definiva Flaubert, che, tanti in Università e nella cultura, sono intellettuali di varia lega, frustrati, stronzi tristi e stronze tristi, che pensano di far teoria su quanto avrebbero scritto, poi scrivendo il loro romanzo o poema, scrivono su come interpretare come veicolare la loro merda, la chiamò così, “merda estetica”. E ridevamo. Perché avevamo letto i suoi racconti, che nascevano senza teorie, per fantasia e talento puro. E ridevamo anche di chi tradisce, di chi tradì Lalo, di chi aveva tradito Lotta Continua e Sofri, di chi mi aveva tradito da ragazzo e che ogni volta che lo incontravo, seppure uomo fatto, abbassava gli occhi; e anche di chi, ma non lo sapevo, la letteratura nostra quella notte lo consentì, mi avrebbe tradito, tanti anni dopo, in un gennaio freddo del 2017. Perché chi si definiva corsara sarebbe diventata in rima ancella rara! per qualche ex direttore di carceri speciali e per cosmopoliti con cascinale ristrutturato chic in Chianti poeta-servitore di multinazionali. Tradimenti buffi. Tragicomici.
CLIKKA
Da VECCHIANO UN PAESE.
Sia questo Blog esemplificativo della mia idea rivoluzionaria
di usare il web per dare voci al popolo proletario e non agli stronzi tristi e alle stronze tristi!
Seppi della morte di Antonio Tabucchi dall'iPhone di CC che stava con me a Milano quel 25 marzo 2012.
Sui nostri scambi lui a Lisbona ammalato grave e io a Vecchiano-Pisa, per telefono, mai rivelerò niente.
Ora ti cercheranno chissà quanti editori per ristampare "Vecchiano, un paese. Lettere a Antonio Tabucchi", mi disse CC.
-Sì, l'han gia fatto. Ma non ballo sulla cassa del morto, risposi, né mai lo farò!
Per me l'amore e l'amicizia grande vale più di ogni carriera letteraria e libro pubblicato.
Ho altre lettere e quanto scrisse su mio padre, Lalo, ma tutto resterà con me e oltre me per sempre. Aggiunsi.
Pensavo avesse capito con chi s'incontrava la prima volta. Dopo l'inizio della collaborazione in rete a fine 2011.
Ma i fatti del 9 gennaio 2017 han dimostrato il contrario.
Quanto vale per ANTONIO TABUCCHI, vale anche per IDINA FARO, donna amata.
Se per Tabucchi ho rinunciato a Feltrinelli e poi Einaudi... per Idina ho rinunciato a Sellerio.
E ho scelto quella che pensavo una Rivoluzione e cioè vivere dal 2000 in Rete
coi miei siti libertari (Figli di Tellus) estetici fino a L'OLANDESE VOLANTE.
E' stata una catastrofe per ogni mio ideale di Rivoluzione d'Amore. Debiti. Processi. Dolori.
Addirittura quanto nato sull'OV (2011-2017) è stato portato in dono ad altra rivista.
Cos'altro devo ricordare a margine dell'amicizia con un uomo che assieme a mio padre mi raccontò cos'era il Tradimento?
Anche per vincere la nausea per questa miserabile vicenda accaduta nel 2017
che scelgo di non ideare altri portali e rinunciare ancor più a ogni pubblicazione
su carta stampata.
Clikka
IDINA FARO AL CAMPO DELLA BARRA A VECCHIANO. PRIMA VIENE L'AMORE POI I LIBRI DA STAMPARE
QUESTA LAPIDE RESTA QUI
A RICORDO CHE SI PUÒ VIVERE L'ESTETICA ANCHE COSÌ!