Accio e Sara Cardellino
STASERA SI VA AL CINEMA
CASANOVA DI FEDERICO FELLINI
14 FEBBRAIO 2024
Nella serie che scrivo per te, Sara Cardellino, “STASERA SI VA AL CINEMA”; fil che vedremo sul maxi-schermo che mi hai regalato; film che dalla letteratura arte personaggi storici hanno avuto traduzione su pellicola.
IL CASANOVA di Federico Fellini, del 1976, si presta a riflettere sulla contemporaneità Duemila in materia di eros nel reale nel virtuale-web. Ciò può accadere perché il regista nella forma propria del genere cinema nel suo stile unico nella sua decostruzione di tanta cultura sul personaggio sul mito erotico sull’epoca settecentesca in cui visse crea qualcosa di unico. A lato s’impone la lettura delle Memorie di Giacomo Casanova. Come lo raccontò Arthur Schinitzler ne “Il ritorno di Casanova” a Venezia spia del doge. Come lo disegna in splendide tavole Dino Battaglia nella sua ultima abitazione, castello di Wurtemberg, irriso vecchio disperato. Realizzato nel 1980 per le edizioni Isola Trovata.
Il Casanova di Fellini è un essere declinato nell’eros nella fantasmagoria di sé che non prova alcuna passione sentimentale.
Sembrerebbe un antenato di tanti attori di video porno su YouTube e di tanti giovani che praticano sesso rapinoso di consumo fino alla beffa all’irrisione alla meccanizzazione del proprio membro.
Il Casanova di Fellini è adatto a stare come Ombra fantasmatica del reale dietro le trine dei vari San Valentino sdolcinati-baci nel 2014.
Il film che travalica la letteratura da dove proviene ed il periodo storico rivela perfettamente l’originalità felliniana.
Ogni struttura narrativa viene distorta nella scenografia con illuminazioni costumi trucchi in maschera che rimandano al caleidoscopio settecentesco.
Coinvolgente è come usa, il regista, la letterarietà enfatica. Caratteristica oggi, 2024, di una moltitudine di poeti poetesse letterati intellettuali scrittori che si muovono, come CASANOVA, in maniera spregiudicata sui social nel reale di quanto resta ed è di società letteraria, cercando pubblicazioni prebende incarichi di rilievo: meccanizzandosi maschere. Spesso a differenza di Casanova col CAZZO MOSCIO. L’originale val sempre più degli infiniti calchi intellettuali. Stesso dicasi delle fiche laccate, maschere, di tante poete poetesse in cerca di notorietà. In ciò il personaggio della Robert Ford è emblematico. Che mentre sfruttano le sorti inutili meccanizzate-web di social siti blog sono perfettamente sfruttati dal mezzo di produzione capitalistico.
Nelle ultime scene del film Casanova afferma “Sono un celebre scrittore italiano. Sono Giacomo Casanova”.
In realtà è soltanto un ipertrofico dilatatore memoriale del proprio io, con falsità ed esaltazioni, letterarie, nelle sue sterminate memorie oggi stancanti già allora polverose.
Ma, declinando, pure ogni letterato-avventuriero-spia-manovratore di altri con i seguaci-follower, è un ipertrofico minimale avventuriero nella cultura-lettere-poesia che ogni giorno, sono milioni, fanno prove sui social. Invecchiano si sciancano muoiono e cercano ancora FAMA.
Casanova fine dicitore incontra Voltaire. Per colpirlo e colpire i presenti recita a memoria le ultime tre ottave del canto XXIII dell’Orlando Furioso. Lo fa da vecchio. Il pubblico lo prende in giro e non capisce.
Oggi, 2024, migliaia di poeti poetesse letterati intellettuali recitano-a-memoria e pubblicano loro poesie riflessioni estetiche varie che i seguaci o non capiscono o manco considerano: dando sbrigativamente iconcina cuore-faccina-mi piace. O commento insulso.
Perché la verità è che la Cultura, ogni cultura, in Diario sul proprio io ipertrofico, non ha scampo sui social sul web. Esattamente come non lo ha Casanova in casa Voltaire! Che ci propone Fellini.
Che il sesso via-web, non solo video ma anche alta cultura in dipinti poesia letteratura per i colti le colte, e declinazioni nel reale che lo imita in amplesso SOMIGLIA al Casanova di Fellini che incontra nel castello di Wurtemberg - dove ingrigisce svolgendo inutile prassi di bibliotecario (appunto sul social ognuno è bibliotecario inutile di sé stesso di altri) - la Bambola Meccanica: con la quale dialoga, con la quale tenta un approccio erotico.
Questa meccanizzazioni riguarda oggi ogni età dell’essere nel reale nel virtuale.
Rimarco pure che nel film, ci sono due nenie in dialetto, cantilene, che Fellini chiede al poeta Andrea Zanzotto allo scrittore Tonino Guerra. Il primo scrive “Cantilena Londinese” e il “Recitativo veneziano” (A reitia S’ainàtei vebèlei); il secondo “La grande mona”. Ecco un modello che fa impallidire tutti i MONA, meccanicamente in mostra ogni dì, che si dilettano in dialetto salva-regione. Metti nel Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Federico Fellini, questo suo film, è raramente ricordato-visto.
L’ho fatto guardando il film con Sara Cardellino. Che dice: “Hai scritto un’interpretazioni tra le più crudeli che abbia mai compiuto di un’opera, Accio. Perché ha riguardato anche te, perché da questa meccanizzazione sei fuggito vivendo passioni. Le donne che hai avuto, ed io, ti abbiamo salvato perché questa salvazione cercavi. E ti ha aiutato l’estetica usata alla tua maniera per chi amavi per te stesso. I personaggi inventati tragici oppure comici. Questo film di Fellini è terribile, il prossimo sia più leggero”. Annuisco. Aggiungo soltanto: “Forse, Sara, dico forse, mi salva che sul social Facebook ho soltanto 12 amici-amiche; che dal 2000 on line, con siti e poi con l’Olandese Volante non ho mai meccanizzato la mia maschera per carriera letteraria né erotica: non andando mai altrove, altri siti o pubblicazioni, a recitare la mia cultura. Forse, dico forse, ciò mi salva. Poi ci sei tu casomai se nell’acquoreo-web annego a riprendermi pei capelli”.
Sara mi bacia con tenerezza.