Se fossi marziano con lo zufolo
Tu Sara Marcelle su Marte
suonerei sul tuo bel culo
con ogni variante in arte.
(Glossa del sì sì è così
con ogni possa alla “Chanson
En Sì” di Tristan Corbière ed alla
mia prima S-Traduzione-Transmoderna...STT
pubblicata sull’Olandese Volante il 20.3.2020)
A questo punto nel Marzo 2024 s’impone nuova traduzione rettificata (una duchampiana figata??). A lato la riflessione sulla poesia-biografia di Tristan Corbière.
Ovvoivedé che recito per te Sara Marcelle la parte oltre che di traduttore con l’erpice gioco dal trattore marca Lacanne decostruttore quella di Critico letterario confetto con serietà del seminaio agretto.
Nel leggere Tristan Corbière seppi presto che lui affidandosi al fantastico che canta sul fico del rappo fragile deforme albero succoso sceglieva, divertendosi, di condurre il veritiero nell’ illusorio-ingannevole fino a ridurre tutto a fole intrecciando patetico post-romantico con il sarcasmo esigendo d’esser visto-letto brutale in tenerezza.
Il Poeta Rospo si spingeva fin dove avrebbe pagato ogni umano costo!
Collezione abracadabra viaggiando dove pare a me dove sempre il pittoresco mi prende come esca gustata-rifiutata da Sara Marcelle ma se la conduco su Marte con la tecnica verde del "Le Coq à l'Âne" (Tradotto: saltare di palo in frasca; discorso senza capo né coda) cederà alla mia pindarica passione palante-parlante accettandomi sulla sua nuda coda.
I ruoli che Corbière recita presuppongono paesaggio in esterno conformate stanze in interni che non mutano seppur cambiando latitudine perché il carnevale dei segni è sempre uguale e risaputo. Corbière nel paesaggio per lui Paesassaggio vale se c’è Marcelle, per me Sara, dove più che vedere i luoghi possiamo “vederci” in essi.
Come traduttore calco i passi-vista sull’amata, Marcelle non si concede al poeta; Sara si concede in alcova, oggi su Marte, e soprattutto nel gioco dei segni, non essendo soltanto figura di destinataria con il “tu” montaliano ed imitatori (migliaia di terrestri!): bensì protagonista a pari con me: nello scrivere interpretare.
Scelgo, giocoforza, di tradurre da Provinciale Strapaesano Telematico, P.S.T., ciò consente, lo consentì per primo, sia stabilito e scandito, (seguito poi da Laforgue) di ridere dello “Chic sublime", oggi imperante on line sui social e siti e blog esistenzialisti. In esso c’è del ridicolo oltre al risaputo strutto.
Corbière da primitivo naso schivante ogni Bellezza d’una certa stazza da ogni decadente poi sparsa, tortura questo luogo comune, oggi sull’altare d’una miriade di poeti e poetesse nella discarica dei Miti da Saffo e Anacreonte a Catullo fino al Mississipi in foce-web oceano d’oggi Duemila, seminando oscurità qua e là con allusioni-visioni condite con originali segni d’interpunzione che valgono la gestualità provinciale bretone, per me pisana, e la strizzata d’occhio. Anche verso la schiena callipigia di Marcelle Sara.
La scelta provinciale stilistica grammaticale mozza l’ale a ogni sublime ma soprattotto nella congestione di immagine-parola, usando pure il gergo Bretone, io il pisano vernacolo nel tradurre, Corbière inventa il RACCROC, nel vernacolo pisano accrocchiare, cioè la fortuna formal-poetica del Colpo a Caso, una sorta di vocabolario-lotteria, con il quale scrivere versi. Ovvio che siamo molto prima del dadaistico ritaglio di giornali tirati su dal sacchetto; e secondo me ciò rotola meglio del sofisticato Colpo di Dadi a caso di Mallarmé.
Le immagini Corbièriane nel corbello sono una sfilza di colpi di scena, nelle sue poesie c’è lui personaggio personaggio pure Marcelle l’amata da sempre a lui negata in eros, dannato-lui al solo S.O.S. sospiro coso in tiro! Povero Corbière!, dove si realizza il ruolo dell’autore-personaggio che si fa gioco del gioco: cioè di giocar chi lo vorrebbe gioà compresa la tradizione colta letteraria.
Ogni vocazione in poesia-arte vale se si realizza nella forma originale. Corbière ci riesce. Tradurlo impone si colga questo nocciolo che regge la pianta. Pertanto allitterazioni sntitesi iperboli iperbati calano la morfologia basilare nella sintassi in eterodossia: Capite la rima?
Fino a proporsi come perfetto antiromantico che essendo annaspante nell’acqua infinita romantica si tira per i capelli da sé in salvo oltre ogni tradizione formale accademica: pure quando l’accademia negli anni Settanta del ‘900 fino ad oggi è quella di chi è targato maledetto-chic nel tradurlo.
Mi garba scrivere che questa è una nuova S-Traduzione transmoderna che essendo dedicata all’amata marziana di sicuro non è vana: Sara Marcelle. Corbière potrebbe dirmi scherzoso fai la guerra sulle sue puppe belle. Traduttore Scalzo!
Sara Marcelle Marziana - Cds
Tristan Corbière (1845-1875)
CANZONE DEL SI
Essendo Provinciale Falcone
calo sul tuo balcone…
-Toro: incornerei la tua porta…
-Vampiro t’addenterei rendendoti non morta…
TI BECCO-MONTO-SUCCHIEREI
-Carceriere: scarcererei…
-Topo: farei un forellino…
Se fossi brezza ventosa
ti spalmerei-ogni’osa di rugiada
TI SCHIZZEREI-INNAFFIEREI
Se fossi un sodo Sade-Confessore,
ti fustigherei, Soda-Sorella!
Per seconda penitenza
ti direi ciò che guto-penso…
TI DIREI
Se fossi un magro Apostolo,
direi: “Offriti a me l’altro,
per saziare la tua fame
nel pane d’amore: Un bacio-subito”
SE LO FOSSI
Se fossi Frate – questuante
Mendicherei-medicherei tuo cuore
per Dio Figlio e Padre.
Per la Santa Madre Chiesa…
MENDICHEREI
Se fossi Madonna colma di sacro,
poserei, dalla mia nicchia,
sguardo, benedetto caldo soldo
per Cantico perfetto…
POSEREI
Se fossi un anziano spegnilume,
metterei un cero davanti alla tenda…
con l’aspersorio dell’acqua benedetta,
lo spegnerei, a vespro-buio detto-fatto.
LO SPEGNEREI
Se fossi un rigido impiccato
al cielo sarei destinato:
arrampicandomi sulla corda
àncora di non goduta-Misericordia,
MI ARRAMPICHEREI
Se fossi donna…Eh, Bellezza,
tu saresti mia favella-Colombella…
alla porta gli spasimanti
potrebbero scornarsi nell’attesa…
SARESTI
Ragazza, se fossi la governante
ronzinante che ti pettina,
Señora, se fossi TE…
aprirei al povero ME.
APRIREI