Karoline Knabberchen dopo la curva Thomas Müntzer
Claudio Di Scalzo
VETRI DANESI
(da una a cento poesie di Karoline Knabberchen
e raddoppio di Fabio Nardi)
1984-2014
Fabio Nardi torna trenta anni dopo, nel giugno, in Danimarca, Copenaghen, sui luoghi che transitò con Karoline Knabberchen (Guarda, 10 aprile 1959 - 1984, 20 agosto, Austvågøy, Lofoten, Norvegia) prima del suo suicidio. Alle cento poesie scritte allora da KK, dal titolo VETRI, vetri danesi, il fidanzato aggiunge suoi versi.
PARCA DANESE CHE SMARCA
Terza parte
32
Iene Ridens Fredericksberge
Passa il tempo
-su di me che sembro te -
Energica come un felino
E mi fa ridere di brutto.
Te che sembri me
Immagini sghignazzando la savana
Nel parco Frederiksberg -
I danesi che amano i tropici
Ci guardano come fossimo jene ridens (KK)
32
Orso Fredericksberge
Gratto la schiena all'orso nella gabbia
con lo scoppio -distratto- d'una stella:
nessuno s'è voltato quando quell'universo
è nato!
Soli... io e il grande carnivoro ruotiamo
il mappamondo della leggerezza
sulle dita della mano.
E tu che sposti vento coi pensieri
fai mulinello nel cuore del suolo danese
tirando cascate all'ombra dei miei piedi. (FN)
°
33
Oggi è un altro sabato
Anche per la statua equestre del vescovo
Absalon fondatore della città
Tengo in mano la sigaretta
Come lumino acceso
Fissando gli occhi del cavallo
Fino a che non vien domenica. (KK)
33
Con l'ipnosi addolcisci il bronzo
al cavallo, danzi la sigaretta ai poli
opposti del cantiere su cui incespica
la mia operosità infantile.
Se custodissi tutta la tua notte
in gocce di fuoco, mi sposeresti
lungo questi viali di battaglia? (FN)
°
34
La strage del desiderio
(In me e in te appena ci siam detti noi)
Mascherò a festa i sensi nella penitenza
Di rinchiudersi nel frigorifero –
Vestiti di cellophane piansero
Con la coscia di pollo da cuocere
Piacente ad essi, ad essi si!, nel gelo del litigio
Affermò l’amico della coppia, gelidamente. (KK)
34
Come ogni gelata - brucia la punta del creato,
mentre sotto la terra è in cova di tenerezze.
Si muove il guscio di antiche roccaforti,
una memoria scalfita nelle nascite di burro
di chi non conosce l'avvoltoio del freddo amore
e i suoi artigli che ghermiscono la prole
delle tue mie
(nostre appena ci siam detti noi)
Parole (FN)
°
35
Per me sei te l’avvoltoio
In questo cielo del Kansas
Che vedi incombere
Sulla Holmes Kanal –
Hai persino una piuma
Sul cruscotto! Come fai a negarlo?
Ridi! Sarcastico, carezzando il mustang
Sul sedile di dietro peraltro sellato –
Se lo sono entro stasera siete belli e che morti
E vi divoro la carcassa nel primo parcheggio –
Guardo il mustang e sbadigliamo dal terrore! (KK)
35
Sollevo un piccolo dolore di stagno
Una cosiana verde e saltellante che brucia
passi ampi come voli piani.
In fin dei conti questa natura -
che s'abbatte sulla mia (già) carcassa-
sembra una cosa da nulla
se paragonata a quella rimossa
dentro le nostre città. (FN)
°
36
Baciarti è sentire tutte le spezie
In uso nella cucina a Copenaghen –
La tua digestione comunica con me
(che sembro te per i fortori di stomaco)
Nella maniera più cosmopolita possibile. (KK)
36
E ti sciolgo in brodo la sera,
nel bisognoso brivido lungo la schiena
ti nascondo.
Appassirei vicino allo spiffero della finestra
se tu non ti voltassi a mi notassi,
incapace di scollarmi dalla mia rovina. (FN)
... CONTINUA