Karoline Knabberchen - Aviatrici I
LIDIJA
il giglio bianco di Stalingrado
Pavlonka, madre cara, è più di un nome: Pavlonka è un destino che si chiude, dopo aver scalpitato a lungo e tirato calci come un cavallo contro il cielo di Russia.
A Pavlonka è morto il mio Alexei.
Sono nata il 18 agosto. Si racconta che in questo punto esatto del calendario sgorghino per me le fonti del destino: è il giorno in cui la Russia festeggia la sua aereonautica, quindi si può dire che la patria mi ha messo le ali.
Così ho volato, ho difeso e attaccato, continuando a scalciare.
A Stalingrado il mio aereo era uno Yak-1, col numero 32 dipinto sulla fusoliera; con questo trabiccolo ho abbattuto l'asso dell'aviazione tedesca Erwin Meier. In seguito a ciò egli fu fatto prigioniero, e volle donarmi il suo orologio d’oro – dono galante -, perché mai avrebbe pensato di venire abbattuto da una donna russa. Ma, cara madre, io mai e poi mai avrei tradito il mio destino: ho rifiutato il dono. I cavalli pazzi non si lasciano sedurre dalle lusinghe del morso, e tu sai che la tua Lidiya ha sempre scalciato forte!
Che farmene della stima d'un tedesco? Noi vogliamo la pace! Vogliamo tornare a vivere liberi. Noi vogliamo ricacciare l'invasore ingordo che arriva, bombarda, violenta e poi omaggia la giovane donna russa che l'ha soggiogato, trattandola ancora come fosse sua proprietà: la donna, l’onore, la Russia intera.
Il destino per me s'è deciso prima della mia morte. Questa è stata un fatto naturale perché, a Dio piacendo, è giunta in cielo.
La mia vita, madre adorata, è finita con quella del Kapitan Alexei Florovich Solomatin, il 21 maggio del '43. Perché in mezzo a questo grande orrore di guerra, ci si ricorda d'amare solo quando l'amore lo si perde.
Mi chiamo Lidija Vladimirovna Litvjak, il Giglio bianco di Stalingrado: sono nata il 18 agosto 1921 e, per quel che mi riguarda, sono morta il 21 maggio del 1943.
NOTA FABIO NARDI /CDS
Karoline Knabberchen per l'Otto Marzo 1982 "Aviatrici", scrisse una sorta di cruscotto mimosa in guerra. Ricordando Lidija Vladimirovna Litvjak, Jacqueline Cochran, Hanna Reitsch: una russa, un'americana, una tedesca. Nelle loro diverse ideologie, biografie, motivazioni. Un trittico esemplare e originale tra molta retorica e ricerche di visibilità agitando la festa della donna pure in ambito più che della mimosa del simil-lauro bacato.