Egon Schiele: "Gli amanti" - Belvedere - Vienna
(cura Claudio Di Scalzo)
Karoline Knabberchen
EGON SCHIELE MI RICORDA IL TUO CORPO D'AMANTE
Per ogni sera che si stende lungo i crinali, noi ne abbiamo un'altra liquida, dove lo scheletro che ci sostiene non è litico, ma vitale come un corallo.
Penso questo, e apro il catalogo su Schiele: mi soffermo su questo ritratto e inizio a concepire il corpo come un sentiero circolare. L'occhio segue il profilo della donna come quello d'un monte che vedi passandoci accanto con il treno: sguardo veloce, che soppesa la struttura, ma che continua a tagliuzzarsi sul fil di lama.
Accanto a una sera come questa, varcata con il petto largo degli dei perché con l'Amore nel cuore si è immortali, mi ferisco lo sguardo con l'ematite e un po' di colore. Perché è più divino averti dentro, ferirsi e provare mille volte a salvare te che sei riverbero di questa mia materia. E passare la lingua, con cui ci si è leccati il sangue, sul tuo sesso.
Poi concepire la guarigione - è un gioco, è tutto già avvenuto.
Sentire lacrime di carne lungo i fianchi tirati nella notte, per la misura colma di felicità che il corpo non contiene.
(Stasera mi sono aggirata per i sobborghi di Vienna. Sono tornata al Prater e a Grinzing. Con te, carnale e sublime, ho provato a concedermi a questo ritratto, tirando le fila di tutti i nostri incontri e viaggi. Anche qui sono arrivata...)