CDS: "Rimbaud Barbaro dalla sarta Nada Pardini" - 2 febbraio 2017
Arthur Rimbaud
BARBARO
(dalle ILLUMINAZIONI XXIX)
Molto più avanti dei giorni e delle stagioni e degli esseri in esse e dei paesi nel tempo, il padiglione-blog di carne sanguinante sulla seta dell’oceano-web e dei fiori raggelati; (non esistono).
Da poco guariti dalle fanfare d’eroismo culturale – che pure ancora come mignatte succhiano cuore e testa – lontani dagli antichi assassini intellettuali.
Oh! Il padiglione-blog di carne sanguinante sulla seta dell’oceano-web e dei fiori raggelati; (non esistono).
Dolcezze!
I bracieri che piovono assieme alle raffiche di brina – Dolcezze! – i fuochi con la pioggia del vento di diamanti spinta dal cuore della terra eternamente carbonizzato per noi – o Mondo! –
(distanti dai vecchi ritiri e dalle antiche fiamme che ascoltiamo, sentiamo)
I bracieri e le schiume – La musica accordata dai gorghi e dagli urtanti ghiacciolo contro gli astri.
O Dolcezze o mondo o musica! E laggiù le forme i sudori le capigliature gli occhi ondeggianti. E le lacrime chiare bollenti – o dolcezze – e la voce femminile giunta in fondo ai vulcani alle grotte artiche.
Il padiglione-blog!
Claudio Di Scalzo detto Accio
(...) Su questo Comunismo ho preso a tradurre Rimbaud. E allora per certe poesie, tradotte fedelmente, è bastato come in il “Barbaro” o “Promontorio” dalle Illuminazioni, aggiungere a Padiglione la parola Web a Promontorio la parolina ancora web e Rimbaud descrive esattamente l’Inferno della cultura alienata e mercificata ossessivamente oggi. Sui social, sui blog, sui siti, nelle case editrici a pagamento e non a pagamento, nei corsi di scrittura, nelle recensioni tu-scrivi-di-me io-crivo-di-te, e tutto mentre “la carne sanguinante” gocciola. (“Barbaro”, Illuminazioni, XXIX)
A questo punto, per L’ultima avventura dell’Olandese Volante, ho pensato che fosse necessario, come suggerisce Rimbaud nelle poesie che mi ha permesso di tradurre in modo comunista (lui che appoggiò i rivoluzionari della Comune di Parigi non scordiamolo!) di tentare l’azzardo estremo di rendere mia madre, Nada Pardini, nella parola - con studi modestissimi e linguaggio che s’avvicina anche ora per le sue sofferenze affidate a monologhi a stupori ad innocente corpo malato dinanzi al nulla - interprete con me di questa ultima Rivoluzione. Perché gli antenati di Rimbaud rivendicati nella “Stagione all’inferno”: i barbari i galli sono parenti degli etruschi e dei saccheggiatori di mare di mia madre. Bisogna attingere al loro linguaggio. Foss’anche un balbettio nel supplizio della perdita di sé.
Tendo ad avere a breve, dunque, il linguaggio minimale ferito dolorante di mia madre nella mia scrittura e pittura. Mi nego ad ogni cultura dell’oppressione e del servaggio. Percorrerò a ritroso questo Inferno che a tutti impone il capitalismo che spossa e affossa e rende cosa ogni parte dell’essere, fino al balbettamento al segno espressionista senza contorni fino al click fotografico sopra ogni ruga del reale. Fino alla cessazione, possibile, di ogni segno visibile.
Perché il Comunista Rimbaud se l’avessi letto meglio, a diciassette anni, m’avrebbe consigliato di non imbarcarmi in nessuno scritto pittura fotografia. Ma dato che ciò è accaduto, e me ne pento!, il veliero L’Olandese Volante, può affermare: “È deciso si muore” (copio Gauguin) “col vestito migliore” aggiungo. (...)