CDS: Majakovskij dalla Nada Pardini l'8 febbraio 2017
Claudio Di Scalzo
MAJAKOVSKIJ DALLA NADA PARDINI. CON PICCIONE MORTO
Sì, compagno Majakovskij, ci sono ancora due culture. Ma tu intanto mangia i tordelli della Nada Pardini e spezza il pane con le dita che ti spezzasti prima di spararti una rivoltellata alla tempia, che qui sei al sicuro, e ancora ti nominiamo nelle nostre serate, io con mia madre e Lalo, come voce in poesia per resistere a quanto la cosiddetta realtà liquida, e spessa realisticamente carbone del capitale, ci butta sulle teste che vorrebbero piegate in maniera perenne sotto la lapide anche sul web che annuncia il Comunismo Morto e sepolto nella letteratura e nelle arti.
Sepolto da un secolo sotto ogni commercio stolto e perverso per giungere ai solerti poeti neo-zaristi on line che quelli come te neppure per sbaglio ricordano. Tutti presi ad amministrare il loro presente ricco di citazioni e ambizioni e devozioni e lozioni verso poeti e filosofi che interpretano il mondo e se ne fregano di cambiarci una virgola nello sfruttamento. Anche nelle cose culturali. Fra loro ancora lacché e conti col monocolo dell’antologizzatore. I balli li tengono però in smunte librerie e appartamenti foderati dalle raccolte che recensiscono mosce come gazzose svaporate. Neppure per combinazione in questi consessi dove si delibano elisir raffinati classicheggianti capita un magazziniere turnista ad Amazon, o un'impiegata incatenata all Call Center o un licenziato da qualche multinazionale che produce app e social. È tutta una manfrina patetica e ridicola in attesa che il volgo s’elevi al loro olimpo di cartapesta per capire il significato dell’esistenza. E in una finta arcadia-web c’è ancora come prima del 1917, caro Majakovskij, chi guida l’apparizione degli arrosti e la tecnica delle danze! e chi lava i pavimenti, come riveli nella tua poesia.
Compagno Majakovskij, tu invece, intendevi cambiare la palla terrestre invece che tenerla sulla pancia piena a rimirarla presso l’ombelico poetico infiocchettata di versi luccicanti come stagnola e zuppati nel mito omerico ridotto a similoro, all'opaco bronzo.
Tu sei guerriero del Lavoro artistico contro il capitale. E per questo ti abbiamo invitato a cena e puoi star qui a dormire nel cascinale quanto ti pare. Poi nella tua poesia, DUE CULTURE, che ci traduci in italiano, scopriamo che invochi il governo della contadina e della cuoca. E per me per il mi’ babbo e la mi'mamma è facile tradurre governo al contadino dei segni, al camionista dei segni, alla sarta dei segni proletari.
Siamo contenti e un po’ scemi in questa festa comunista. Ma ci s’accontenta, a non darla vinta ai letterati da cortile e da servaggio che on line e dai loro blog e siti e riviste intercontinentali ci spiegano come dovremmo stare nella poesia e nella vita letterariamente sopraffina. Proponendo cenacoli ristretti e colti simili a quelli dove poi tu urlasti il tuo disprezzo entrandoci con la stella rossa sul berretto e con la pistola della rivoluzione futurista. A questa gente anche oggi bisogna sparargli addosso!
Compagno Majakovskij… cosa ci proponi per difenderci da questa gentaglia del regime vassallatico eterno!? Di cantare l’Internazionale e di farlo a pugno chiuso?! Sì… siamo d’accordo… W i Cyber-Soviet che creeremo, W il Comunismo dei vivi e dei morti. Di me e della Nada di Lalo e di Vladimir Majakovskij. Da qui l’Ideologia del capitalismo schizo-spettacolarizzato non passerà mai! E se la barricata sembra fragile: copertoni di camion, biciclette arrugginite, una macchina da cucire fuori uso, l’opera completa di Marx ed Engels in 40 volumi… e le tue lacrime pietrificate che versasti al funerale del compagno Lenin… pure resisterà a ogni assalto.
Grazie compagno Majakovskij. A breve verranno a cantare anche Rimbaud e poi Modigliani e poi Gauguin. Sono sotto la magnolia a cercar di consolare la picciona della morte del suo piccione. Gli dedicheranno una poesia e due dipinti. Ma la picciona non sa che farsene. E’ inconsolabile. Come facciamo a convincerla che il destino girà così!? a portarla nella lotta comunista con noi? Anche perché il piccione morto, fedele alla picciona e all’ideale, era anche lui un compagno che lottava per le grondaie libere per le granaglie divise in parti uguali tra i piccioni. E tubava versi sciolti libertari. Grazie compagno Majakovskij per la poesia che anche tu gli dedicherai!
Vladimir Majakovskij
DUE CULTURE
Andavo da loro
(in quegli anni)
non ricordo nomi e patronimici,
ma si riuniva
da quelle dame
la società più colta.
Di cibo
anche i poeti hanno bisogno.
Anch’io
perciò
siedo a cena.
Guardo
colpito
dalla cultura,
stringendo
teneramente le labbra.
Nessuno
taglia
il pesce col coltello,
nessuno
mangia
usando il coltello.
Dopo mangiato,
allietando l’anima,
con un piede
intrecciavano
monogrammi,
rapiti dal tango.
Poi
con coraggio ascoltavano,
inebriati
da vari elisir,
romanze
(per le nozze)
di due mademoiselles.
Quindi
gonfiavano il ventre
col basso nitrito
delle viscere,
ascoltando
di questa che vive con quello
e di chi
mantiene quell’altra.
Alla contessa
il conte
porge il mantello.
Splende
la neve dei polsini…
Che cosa ancora?
Assoluto bon ton.
Solo cibo squisito.
Quando dietro agli ospiti
furono usciti
i due
lacché di rinforzo,
venne chiamata
davanti a madame
la cuoca Pelagheia.
“Pelagheia
che succede?
Dov’è finito
l’altro pezzo d’arrosto?”
Madame
urla
come un gorilla
rossa di collera:
“Di nuovo
la minestra era stracotta,
muso incivile.
Testa di legno!”
E così,
pagando
il suo tributo agli anni,
imprecando in cucina,
vive
la colta Madame
e gonfia il muso
di grasso.
Sta a Parigi
adesso
Madame e il parentado,
e la nuova
vita sovietica
conduce
l’operaia
a nuovi giorni,
lontana dai primus
e dai fornelli.
La cultura
da noi non è fatta
di amori e di balli
o di siffatte
coppie danzanti.
Noi potremo
cucinare
e lavare i pavimenti,
ma non per le signore,
assolutamente.
Il lavoro
non conosce
né donne né uomini
né fatica leggiera
né pesante.
Al tessitore ed alla tessitrice
pari rango
nella fabbrica
riscattata.
In profondità, RIVOLUZIONE!
Al nostro paese
un’altra
strada
aprendo,
facendogli crescere
sopra
un’altra
testa,
intelligente
e laboriosa.
CULTURA
NUOVA
SALVE!
Guarda
Mosca e Charkov:
nei SOVIET
governano lo Stato
il CAMIONISTA e la SARTA.