Accio: Gramsci dialettico negli orecchi da Ordine Nuovo- Novembre 2020
Accio
LA FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA A LIVORNO IL 26 GENNAIO 1921.
CENTENARIO. NOVELLETTE AFORISMI SUL COMUNISMO
CON TUTTI I CRISMI DEL SENSATO CRITICISMO.
PREFAZIONE DALLA ROSSA MAGIONE
Al chiuso nel cascinale di Vecchiano-Pisa, tra il faceto e il serio, aggiungo al colore solar giallo di stella falce e martello il rosso per completare la bandiera che sventolò cento anni fa a Livorno il 26 gennaio 1921. L’evento fondamentale del Novecento italiano per le classi subalterne e sfruttate dal capitale dalla borghesia. Per la prima volta s’affacciava lo strumento organizzativo e teorico per tentare il Comunismo in occidente a fianco del comunismo russo vittorioso nel 1917. Centenario rimosso obliato cancellato. Che verrà affidato a qualche revisionista o liberale o socialdemocratico per seppellirlo meglio. Chi si firma o dice comunista in residuo nome e organizzazione non han caratura per accostarsi al Tragico di questa avventura che pure ha in sé ogni genere e stile e linguaggio anche l’Umorismo e la Commedia.
Ricordare il COMUNISMO del 1921, in Italia, in Europa, necessita Fondamenta di storia del movimento operaio e contadino, rimarcando la Questione Sociale, la Lotta di classe, ieri come oggi; confidando nei nuovi strumenti tecnici per rappresentare dignitosamente quanto è pure un Romanzo, Transmoderno, da illustrare. Che sia assolutamente contrapposto a ogni economia e cultura borghese capitalistica socialdemocratica liberale.
Questo Romanzo Illustrato - anche dei vari COMUNISMI tra le due guerre mondiali e prima dalla Comune di Parigi in avanti, che non so che piega prenderà - lo tento perché il COMUNISMO nelle sue varie apparizioni e prassi attiene alla mia stirpe. E di Comunismo, seondo me, possino parlà e scrive, chi si definisce e lo è nei fatti, ‘OMUNISTA. Anco perché nominassi marxista è sempre un po’ troppo da intellettuali e svicola, nella finta dedizione a KARL MARX, all’impegno di dissi ‘Omunista senza tanti abbellimenti.
Mio bisnonno Damiano fu Garibaldino e fortemente critico mazziniano. Appoggiò la Comune parigina del 1871. Assieme a Cecco Bertelli a Vecchiano. Di quest’ultimo poeta occasionale ho curato i versi in un numero di TELLUS. Mio nonno Angelo fu sindacalista e socialista. Nella corrente di Serrati scelse di aderire al neo-formato Pcd’I essendo presente a Livorno. L’Angelo dei Braccianti verrà ucciso dai fascisti sfondandogli il palato con la pipa che teneva in bocca mentre tornava col calesse da Pisa. Carabinieri e tribunali fecero apparire l’omicidio come attribuibile a una caduta. Mio padre battezzato Libertario, da mio nonno Angelo, dovrà cambiare il nome e sceglierà Lalo. Compositore francese ascoltato in un disco da compagni parenti immigrati a Marsiglia. La musica non si può imprigionare, si disse. Spedito nei battaglioni puntivi in Albania si salverà. Appoggerà la Resistenza albanese. Tornato in Italia nel 1944 starà nascosto nel cimitero dii Vecchiano nella tomba della sorella morta piccola e a notte uscirà partigiano per compiere attentati contro i nazifascisti. Porterà anche un fiore sulla soglia della finestra alla Nada. L’amata. Figlia del capo manipolo dei fascisti Vittorio Pardini. Lalo aveva simpatia per il Trotskismo. Anch'o abito un cimitero, quello della letteratura, sto nascosto in una tomba, poi esco, e compio da partisan quanto mi compete. Ma rientrando sempre lascio un fiore di poesia disegno foto per la donna amata: Sara Cardellino. La mia estetica partigiana non varrà mai quella in armi di mio padre né il fiore per la Nada... però più di così non so fare. Di mio padre, con il none di Garibaldo, ha sctitto Antonio Tabucchi in "Piazza d'Italia" il suo primo romanzo. E in "Campane del mio villaggio", poema in prosa, per la sua morte.
Mio zio Alvaro comunista devoto a Stalin. Andra in Spagna nella Brigate Internazionali. Alvaro e Lalo arriveranno a minacciarsi puntandosi le doppiette. Per scontri ideologici tra fedeltà a Stalin o a Trotskij. Dramma. Impedito da mia nonna Beppina. Che piangente li separò.
Mio zio Lenino. Il fascismo gli cambierà il nome in Beppino. Bordighista convinto. Antigramsciano. Prigioniero in guerra degli inglesi imparerà la lingua al Cairo. Lettore del Programma Comunista rivista clandestina di Bordiga. Anti-gramsciano. Ma come Bordiga non si impegnerà in alcuna resistenza attiva aspettando deterministicamente il crollo del capitalismo. Intanto tornato in Italia in Tombolo, tra Marina di Pisa e Tirrenia, svilupperà quella che chiamava una personale accumulazione capitalistica facendo soldi col mercato nero e le ballerine. Aprirà un albergo la Bella Elisabetta a Tirrenia dedicato alla prima figlia, Poi un altro a Parigi in Montparnasse la Belle Elisabeth dove soggiornerò spesso fin da giovanissimo. Non farà più come i due fratelli politica attiva. Diventando ricco, giocatore, donnaiolo, e finendo tragicamente assassinato per motivi di gioco.
Le mie due zie Lola e Matilde saranno gramsciane e togliattiane convinte. Matilde rimprovererà sempre a Togliatti di aver lasciato la compagna vera comunista Teresa Noce per una annacquata comunista come Nilde Jotti.
Questo mi accingo a tentare. Anche in maniera scanzonata. Tanto non ho niente da perdere. Se non le catene che ho ai polsi di un residuo mestiere di autore che nonostante la mia opposizione, nel sistema capitalistico sul mezzo di produzione carta-web, sta pur dentro l’orizzonte della merce. Non basta combattere ogni feticismo alienato di merce culturale. Nel momento che scrivi dipingi fotografi divulghi sul web sui social quanto inventi, seppure senza prezzo, gratuita, la merce esiste. La scelta sarebbe il silenzio. Però Sara Cardellino mi ha detto che devo combattere ancora la mia "rivoluzione"... "ciò può farlo uno come te, anche se lo chiamano Accio. E forse proprio per questo qualcosa di adatto apparirà". Pertanto seguo il suo invito. Che venendomi da una socialdemocratica ha ancor più valore. Di certo c’è la rima verso me di Amore.
1
Ecco Amedeo Bordiga nella stanza a Livorno stilare il programma comunista prima del Congresso, il 26 gennaio 1921, che porterà alla fondazione del PCd’I sezione dell’Internazionale Comunista. Scrive su di una parete con la finestra escludendo le altre tre. Perché è per natura settario non ama il vario. Ha i pantaloncini corti, ma non se ne accorge, infantile estremista del comunismo con scarsa vista, gli scriverà il maestro Lenin, ricordando che una finestra è necessaria per dar luce anche alle altre tre pareti: Tattica Sovrastruttura Organizzazione soviet-partito.
2
Sono anche giocose le scale del Comunismo in salita che sembra una discesa all’inferno di un eterno inverno. Cento anni sono passati dal 26 gennaio 1921. Scale su e giù nell’acquoreo web glù glù glù. Ma il Comunismo ha lo scafandro, sale dagli abissi un po’ palombaro talpa, anche in bicicletta, sale le scale dalla fossa delle Marianne, scherza con la Marianne di Marat di Blanqui, risale per il Centenario in data e lingua italiana. Prende ossigeno da Gramsci Bordiga Tasca Leonetti e da milioni di comunisti morti ma non estinti che formano il plancton disperso che torna a galla con lui nei tempi duemila bui; che a Livorno, il 26 gennaio, compagni in scheletro sparse ossa torniamo alla possa, intonarono il canto dell’Internazionale.
...CONTINUA