Perché non cessi il processo di liberazione dal lavoro alienato e da ogni sfruttamento anche nell'epoca telematica e delle identità liquide sul web ma reali nel processo di espropriazione. Per ricordare l'Antifascismo ed ogni lotta in corso di liberazione nel mondo. Dedichiamo questo frammento dal libro di Karl Marx ai lettori-navigatori dell'Olandese volante, ed a mio padre Libertario Di Scalzo detto Lalo partigiano ed a mio nonno Angelo sindacalista di Serrrati ucciso dai fascisti.
Claudio Di Scalzo detto Accio
KARL MARX
In che cosa consiste l'alienazione del lavoro? Consiste prima di tutto nel fatto che il lavoro è esterno (separato) all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma, ma si nega, si sente non soddisfatto, ma infelice, non sviluppa una libera energia fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito. Perciò l'operaio solo fuori dal lavoro si sente presso sé; e si sente fuori di sé nel lavoro. E' a casa propria se non lavora; e se lavora non è a casa propria. Il suo lavoro quindi non è volontario ma costretto, è un lavoro forzato. Non è quindi il soddifacimento di un bisogno, ma soltanto un mezzo per soddisfare bisogni estranei. La sua estraneità si rivela chiaramente nel fatto che non appena vien meno la coazione fisica o qualsiasi altra coazione, il lavoro viene fuggito come la peste. Il lavoro esterno, il lavoro in cui l'uomo si aliena, è un lavoro di sacrificio di se stessi, di mortificazione. Infine l'esteriorità del lavoro per l'operaio appare in ciò che il lavoro non è suo proprio, ma di un altro. (...) L'attività dell'operaio non è la sua propria attività. Essa appartiene ad un altro; è la perdita di sé.
dai "Manoscritti economico-filosofici del 1844"