Studio di Claudio Di Scalzo a Vecchiano-Pisa / 2012
Quanto è venuto dopo il “piacere del testo”, in epoca del barthesiano testo in mano touch, lo propone L’Olandese Volante con i suoi testi transmoderni dove l’autore-autrici si proiettano – ritrovandosi e perdendosi a dosi? – per scampoli di generi e narrazioni anco visuali. (Claudio Di Scalzo)
Roland Barthes
IL TESTO È…
Il testo è un oggetto feticcio e questo feticcio mi desidera. Il testo mi sceglie, attraverso tutta uan disposizione di schermi invisibili, di cavilli selettivi: il vocabolario, i riferimenti, la leggibilità ecc; e, perduto in mezzo al testo (non dietro, quasi un dio da macchinario), c’è sempre l’altro, l’autore.
Come istituzione l’autore è morto: la sua persona civile, passionale, biografica, è scomparsa; spossessata, essa non esercita più sulla sua opera la paternità formidabile di cui la storia letteraria, l’insegnamento, l’opinione, avevano il compito di rinnovare il racconto; ma nel testo, in qualche modo, desidero l’autore: ho bisogno della sua figura (che non è né la sua rappresentazione né la sua proiezione) come lui ha bisogno della mia (salvo “balbettare”).
Da “Le plausir du texte”, “Il Piacere del testo”, 1973