KK e Fabio Nardi - 1984
Claudio Di Scalzo
“TI AMO”, DICE KAROLINE KNABBERCHEN IN TRE MOVIMENTI
a Fabio Nardi
I
M’è costata fatica questa porzione di vita
senza colpe, ritratta alla radice
Finisce dove inizia un nulla – polla di suono –
o forca d’infinito che punge e spinge
fin allo stremo
Al cielo ripartito non ho mai creduto
e tu m’hai aperto un altro
solo per riposare
non potevo stare, però
così sola ad aspettare unità di separazione
Ch’era mia e neppure, forse
Una morsa aperta pronta a scattare
Ti bacio da questa posizione
d’equilibrista in misura tra le lacrime
tue per me
Sfoceran tra bianchi alvei
di denti, li toccherò bagnati con la lingua
Andremo a dormire, domani sarà risanamento
II
(Miti notturni paesaggi)
Le storiche rivoluzioni dell’essere combaciano con il movimento di quel fuori
mitologico che si esprime sfrangiando la coscienza.
Parlo di ogni fibra controluce che t’assomigli - e
- se parlo come qualcuno che abbia sfiorato i patimenti d’una rivoluzione,
mi rivolgo alla fibra che in me più gli somigli.
Come si corre rispetto alle tue gambe?
Condurrei ogni ciclico respiro alla gogna del sorpasso,
lì dove può giacere in pace anche la lotta dura
(soppesarmi un vivo edibile)
La mia fortuna è sentir pronunciare
da chi ancora impasta memorie e presente al mio presente
la parola che non smagli il quadro
e intessa fuori tempo il racconto che non consoli i giorni
e non addormenti le notti
– io la chiamo mitologia, puoi dire che m’illuda? -
Mentre fuori e dentro sono lo stesso paesaggio guerriero,
la medesima delicatezza che s’appella all’esistere
nel passaggio corrosivo
della storia sulla pelle
III
Amore mio,
il sonno in questo letto materno è stato agitato, molta l'emozione vissuta ieri con te. M'ha spezzato la voce com'era capitato già a Lucca.
Non trovo più soluzione di continuità tra te e me. So che questo amore è una cosa immensa, molto più grande di quanto uno si sforzi di concepirlo: per tutte le modulazioni che prende, per tutti gli aspetti che contempla e per l'umano e il divino che in esso si incontrano.
Nel pomeriggio vado a Coira, ti chiamerò. La tua voce mi è cara come il tuo incarnato e la tua anima.
Per te, di me tu avrai sempre gli occhi che ami, e il mio sorriso a sostenerti; le mie labbra per l'amore, e per berti le lacrime che farai sgorgare. Tu sei un uomo buono. Con tutta la tua storia, io ti amo.
Tua, perché sempre ci riconosciamo nella vastità dell'universo.