Fabio Nardi: "A Kampa alberi Klimt per Karoline" - Praga 21 aprile 1983
Karoline Knabberchen
KAFKA NON ABITA PIÙ QUI
(a cura di Claudio Di Scalzo)
CDS: "Kafka senza abitazione" - 1983
Kafka non abita più al suo indirizzo, in Vicolo d’Oro, Praga 1. E non lo si trova neppure presso la sua sepoltura: i piccoli ciottoli impilati nel cimitero ebraico davanti alla sua tomba sono ora sparsi a terra come per un improvviso terremoto.
L’abitazione azzurra, scelta da K. assieme alla sorella Ottla proprio per la quiete che gli permetteva di scrivere dopo le interminabili giornate negli uffici delle Generali, oggi straripa di voci che si rincorrono da dentro a fuori, attraverso le finestre spalancate durrante la bella stagione, sulla via; i “selfie” selvaggi di distratti turisti gli tolgono concentrazione – lui, che aveva bisogno del più assoluto silenzio per metter mano alle proprie carte -.
Ma l’assenza dal cimitero, luogo d’eterno riposo, è questione che molto di più preoccupa l’amministrazione praghese: di là non si pensava potesse evadere, poiché persino la polizia segreta, una volta al mese, si scomodava a controllare in ogni dettaglio (con malcelata noia a dire il vero) che tutte le vie di fuga gli fossero interdette. E a nulla son serviti i rapporti, gli appostamenti notturni, le telecamere nascoste con grande astuzia tra le tombe…
L’amministrazione comunale, imbarazzata, tenta di tamponare le indiscrezioni giunte ai giornali questa mattina; ma nessuna smentita ufficiale. Nessuno ha ancora smentito, ed è sera. Il sindaco minimizza, il vicesindaco abbozza, il capo della Polizia ironico affronta i giornalisti ammassati nella sala delle conferenze, allestita in fretta e furia, ma con approssimazione come a sconfessare la terribilità dell’accaduto. Intanto fuori un popolo di venditori di souvenir, guide turistiche e turisti in concerto preparano la più oscura rivoluzione dopo quella certo dai più nobili intenti che prese il via dalla Bastiglia: lungo Ponte Carlo si allestiscono le forche, si scavano fosse sull’Isola di Kampa. Ma di lui nessuna notizia.
Non si capisce come abbia fatto, mentre il perché è chiaro: è riuscito a non farsi notare, defilandosi tra le centinaia di distratti che affollano il Bleší trh Kolbenova, il celebre mercatino delle pulci preso d’assalto da compratori compulsivi con a traino bambini piagnucolanti per il caldo. I cani molecolari lo collocano qui, tra le nove e le dieci e mezzo del mattino, quando cioè il guardiano notturno smonta, e quello del turno successivo si prepara, giungendo col suo giro ricognitivo fino alla sua tomba. Le tracce si perdono all’ingresso della metro. Linda metro. Garantita dal comunismo addolcito.
Noi siamo certi che, al di là di come si risolveranno i disordini in città (c’è chi parla di costruire un muro tutto intorno per evitare che questi si propaghino) K. abbia trovato il modo di raggiungere Vienna, e da lì si sia diretto a Gmünd, dove la Jesenská indugia dal ’44. Anzi si attendono dispacci che quasi certamente confermeranno tutto quanto. Nonostante le pressioni del governo Ceco su Vienna, pare che l’Austria non abbia intenzione di concedere l’estradizione di K., e si vocifera di un immediato rientro dell’ambasciatore a Praga. I titoli per le prime pagine di domani recitano “Guerra!”. L’atmosfera politica internazionale non ne ha giovato, ma come dar loro torto? … a Kafka e Milena, intendo. Come se le guerre non scoppiassero ugualmente, o i muri non venissero costruiti che a causa di quanti fuggono da casa propria. Adesso le poche ore che furono loro concesse potranno moltiplicarsi all’infinito, complice la totale discrezione dei bravi abitanti di Gmünd.