Renoir. La lettrice
Accio e Cardellino
SE RIAPPARE IN FOTO LA LETTRICE DI RENOIR
(novellette da cascinale)
Cardellino nel giardino vecchianese
col verde alle prese
SC/2017
-Accio queste foto di dipinti quando le hai scattate? E perché?
-Perché due non fa tre!
-Dai sii serio; ce ne sono tantissime; con appunti sul retro, ma risalgono ai primi anni settanta.
-Già, avevo vent’anni pòo più.
-Sono foto di figure pitturate da grandi pittori… dunque…
-Dunque son andato a fotografalli duve stavino… a Parigi… tanto abitavo dar mi’ zio Lenino ner su’ albergo in Montparnasse… spendevo meno che sta’ a Pisa; rischiavo meno di fammi spacca la testa dai fascisti; mi-pà e mi-mà eran ‘ontenti che mi levassi di torno; ir mi’ zio sentiva la famiglia accosto; con la mi’ ‘ugina Elisabetta andavo in giro a divertimmi;… e tutti erin ‘ontenti. Io di più perché pensavo che i dipinti de’maestri van visti da vicino mia su’ libri e avenne riordo fografandone la tennia. Ecco perché con la Nikon F2 obiettivo macro li chiappavo nelle loro pennellate. ‘Osì on lain, Sara, nun li vedi di certo.
-Volti, autoritratti, figure; t'interessava il volto…
-Parecchio il giòo chi guarda chi? standoci davanti; in fin dei ‘onti tenevo i piedi duve l’avevino posati Renoir o Cézanne…
-Non credevo, sapendoti dedito all’arte concettuale e d’avanguardia, che tu avessi questa “religione”…
-Ascoltami bene ‘Ardellino, ho visto centinaia di pittori action painting, concettuali, in Body Art, neo-astrattisti, di Narrative-Art, di Pop-Art, di Poesia Visuale… ma, nella mia ignoranza, allora ‘ome oggi, pensavo, penso che tra cento duecento anni ancora saremo incantati dalla Lettrice di Renoir dall’autoritratto di Cézanne. Perché ci porgono un racconto nel dipinto. In alcuni casi il personaggio. Loro stessi personaggi. Perché avevano idee estetiche, anche semplici, ma fondamentali su linea luce volume, e ci riflettevano come in una autobiografia. Ti bastano i perché risolti?
-Fino al Due. Il Tre è la domanda se c’è un legame tra questi volti e quelli che studiavi nel fumetto.
-Caspita se c’è. Per me intendo. Perché poi il volto ripetuto iconico è una cosa, fatto ad acquarello o china, un’altra la pittura a olio. La massima arte. Ma nel volto figura si possono scambiare piaceri e favori. Tanto anche quando ti dipingo non è per ricavarne tavole e sceneggiare un albo tavola dopo tavola vignetta dopo vignetta. C’è una sceneggiatura, si che c’è, da romanzo d’appendice, ma non da fumetto.
-La lettrice di Renoir è incantevole. La porto al piano di sotto e la teniamo sul comò. Se me la descrivi poi ti parlo del “Poème per violino e orchestra” di Chausson che sento può starci vicino.
-Ecco, brava, scendiamo da esta soffitta che la polvere farebbe starnutì pure ir virusse. Semprice intendilo ir ritratto. Intanto esto quadro ar chiuso fu fatto all’aperto. Renoir formatisi alla scòla di Barbizon amva sgambà e pitturà di fòri. Qui c’è padronanza der ‘olore. Ir tessuto cromatio vibra di luce perché la pennellata vien data a tocchi brevi rapidi sìuri. Ma non è finita qui. Sennò dove sarebbe ir maestro inarrivabile? La ragazza è in una stanza legge alla luce d’una lampada, ma lui riesce a sovrappore alla luce naturale la residua filtrante dalla finestra. Guarda le ‘hiazze di luce sur viso sui ‘apelli. Son le luci mischiate ad accentuà il ritmo assorto di lei che legge. E ora dimmi di esto poema per violino, musicista coi jeans ricamati da ragnatele, che ir tu pittore da ‘ascinale ha fatto der su' meglio.