CDS: "La fionda di Accio lancia "Ti amo" - 8.3.2019 - a Sara Cardellino
Il mestiere imparato da piccino
monello con lo scuro riccio
mi tiene ora a te vicino
nel maturo capello in grigio arriccio
è questa la poesia
che allora e oggi faccio mia
Accio sull'argine del Serchio
Accio
OTTO MARZO CON LA FIONDA DI ACCIO
("Ti Amo" a Sara Cardellino)
Nel pomeriggio del sette marzo mi dico che devo inventare un segno, meglio!, illustrare un sentimento per la donna amata. Essendo l’impresa ardua, anche per un artista sale e pepe, faccio appello a quel me stesso bambino che chiamavano Accio. Immagino le corse sull’argine e corro con la mia fionda. Ecco!, devo inventare, per Sara Cardellino, qualcosa con una fionda e dirle per l'Otto Marzo Ti amo.
Dunque devo costruirmi una fionda, poi il modo con cui dirlo verrà da sé, perché lo dovrà sapere domani, e seppur lontana, a Venezia, e prima che la raggiunga nel mattino dell'Otto, fionda e parola insieme ci avvicineranno: con qualcosa di inesauribile ma pure di fiabesco che unisca il mio ieri con l’oggi. Ci riuscirò?
Si fa sera come trovare un albero adatto con forcella di rami da cui ricavare una fionda?, meglio una strombola detto in pisano! E trovato il legnetto a V dove prendere le gomme elastiche per tendere e lanciare il sasso? Non posso certo aprire un pneumatico di bicicletta. Da ragazzo usavo le gomme del camion di Lalo, ir mi' babbo. Allora entro in un negozio di giocattoli e chiedo se hanno una fionda. Sì, la vendono; ma per i ragazzi di oggi. Con una fionda così come tirare sassi? Forse urterebbero nel legno ritornandoti indietro in un occhio! Ma per quanto ho in mente è perfetta. La compro. Torno a casa. Con un pennarello ci scrivo sopra Ti amo. E nella notte, valicata la mezzanotte, 8 marzo, ho lanciato idealmente un rametto di mimosa verso Sara. Ma lo fa anche il monello Accio che ero. La mimosa, odor del tempo dolce rametto, si trasforma in un cuore, vola vola vola e man mano che s’avvicina a Venezia, metti sul Brenta, nei pressi di Villa Malcontenta, sceglie di frenare e poi, valicati i pochi km, urta leggermente il vetro della tua finestra. Tu apri vedi il cuore a mimosa. E sai che Accio lontano ha bussato al tuo vetro, proprio all’alba del giorno Otto Marzo per dirti, che ti ama, e che fra poco, nel tardo mattino suonerà al tuo campanello, e tu sulla soglia lo sentirai dire, impertinente, con il tono da piccino e da uomo maturo: ce n'ò di mira, eh Sara! t'ò colto in pieno Cardellino e io lo stesso son centrato mentre ti miravo.
E tu pensi che un amore così è da ballata popolare, da filastrocca; e sorridi, col tuo sorriso più bello, come quando termini l’interpretazione al Flauto della “Primavera” di Vivaldi. E, in questo caso, la primavera con la fionda, te la porta un uomo nel suo autunno avventuroso. Che ancora chiamano, nel suo paese, Accio.
Accio e Cardellino
PICCOLO GIALLO MIMOSA CHE RIVELA OGNI COSA!
Questo “Ti Amo”, può essere accolto nella poesia visuale, o nel racconto breve, però mi garba pensare che è simile in tutto e per tutto a quanto l’Otto Marzo milioni di amanti e sposi si scambiano. Non rivendico alcuna originalità, perché copio lo spirito, genuino, di questi sconosciuti innamorati.
Vogliamo, io e Sara Cardellino, essere come loro. Abbiamo vissuto, e ricevuto, sofferenza per avere, seppure a lato, tenuto postura da artisti, da autori in letteratura ed estetiche varie. Siamo, oggi, soltanto una coppia dove lei suona e interpreta musica classica e io uno che un tempo trafficava con i segni più diversi per tentare una folle idea di rivoluzione politica ed estetica.
Nel "Ti Amo con la fionda mimosa" son riuscito ad inserire, facile scoprirlo, un richiamo a "L'Adieu", L'Addio di Apollinaire.
Nel nostro caso ci siamo, dopo l'Addio (clikka Villa Malcontenta novembre 2011...) il 20 novembre 2011 a Villa Malcontenta, ritrovati.
5 anni e 5 mesi, sulla terra lagunare e pisana è durata l'attesa.
Ma non era un Addio era un Arrivederci.
Non lo sapevamo né io né Sara Cardellino.
L'abbiamo scoperto la Domenica delle Palme del 2017. (clikka: Sono in pericolo Sara. Ho bisogno di te)
Perché nel pericolo, l'ho chiamata, e lei è venuta a salvare il monello con la fionda e l'uomo sventato e sciagurato che ero.