Edouard Vuillard: La lettrice o figure in un interno - 1896
Pannello per il dottor Vaquez - Petit Palais, Parigi
Accio e Sara Cardellino
IN OGNI MUSEO PARIGINO UN SOL QUADRO DA TENER VICINO
EDOUARD VUILLARD AL PETIT PALAIS
CON RICORDO DI KAROLINE KNABBERCHEN
(6 aprile 2024 – Parigi)
-Ancora mi rammenti, Accio, la "regola" da te ritenuta "estremamente astuta", che in un giorno meglio vedere un solo quadro al massimo due se in coppia o, a seconda di quanti giorni stiamo in città, metti una settimana o più, sette o quattordici dipinti… mi diverte tanto risentirla perché controcorrente... speriamo pesciolina non boccheggi!
-Regola che vale per Museo o Galleria museale - oggi qui al Petit Palais - e può essere un tantino elastica nel numero… ma è l’unica maniera per “vedere” da vicino dipinti che poi restano in noi nei giorni a seguire… fino a rivederli come amici, veri, o complici, silenziosi, o profeti, chiassosi, avanti e indietro nel tempo di chi li guarda guardò guarderà per accadimenti intrecci suggerimenti esistenziali. Pratica definita "astuta" perché vince l’idiozia di entrare in un museo a corsa vedendo 100 quadri in poche ore per poi scordarli. Un dipinto che il pittore impiegò almeno un anno per realizzarlo “consumato” in un minuto poco più… portando dietro la fotina che non uguaglia mai quella di un catalogo o libro. Oggi vediamo di Edouard Vuillard qui, tre opere, dato che rientrano in pannelli decorativi a tema unico - deroghiamo alla regola di un dipinto solo - e poi, se ne hai voglia Sara, raggiungiamo un altro quadro, sempre del pittore simbolista, al Museo Nazionale d’Arte Moderna meglio conosciuto come Centre Pompidou. Però sei libera di fare come credi se hai l’appetito da folla guardante!
-Preferisco digiunare e gustare un sol piatto simbolista. Allora ov’è il dipinto “Figure in un interno” dell’amico di Bonnard?
-Anni fa stavano nella sala 21… e dopo ti dico perché ricordo il numero.
Edouard Vuillard: In Biblioteca - 1896
Pannelli per il dottor Vaquez - Petit Palais, Parigi
EDOUARD VUILLARD (1868-1940): LA LISEUSE LA LETTRICE 1896; Giovane che studia in biblioteca; due pannelli riassunti come “In Biblioteca”. PETIT PALAIS, PARIGI
La biblioteca non è pubblica è quella di una casa benestante parigina. I pannelli decorativi furono commissionati a Vuillard dall’amico dottor Vaquez. La famiglia poi li donerà al Petit Palais. Santa dedizione all’arte museale per tutti della borghesia francese più civile.
Se mi chiedi, Sara, perché VUILLARD sia uno dei pittori nel mio Museo Domestico Portatile posso risponderti perché sua madre era sarta, come la mia, e aveva una piccola sartoria dove cuciva con figlia e altre sartine. Poi perché ho letto Proust a partire dai suoi interni e giardini dipinti. Ti basta? Non ti basta. Aggiungo perché è un intimista malinconico alla maniera di Cecov e, ad italianizzare, c’è dolcezza pascoliana. Ti basta? Oh… ne ho infilzato di rimandi cuciti accosto ai pannelli!
Vuillard accostava il mestiere di pittore, il suo, al connubio tra artigianato e poesia. La sartoria, rima, può essere poesia. Gesso carta disegno forbici colori filo interni… carta tela disegno tubi di colori pennello che taglia determina spazi e forme interni.
Pittore intimista di interni della borghesia parigina e francese, con pochi dipinti di giardini o di paesaggio, al contrario del suo amico Felix Valloton che stava dentro e fuori le case dipingendo monti pianura mare. Con chi sono venuto al Petit Palais prima di te Cardellino? Puoi immaginarlo, nel 1980, la prima volta qui a Parigi, con Karoline Knabberchen essendo il fotografo Fabio Nardi. Aveva ventun anni, ecco perché ricordavo la sala con Veuillard. Lei sottolineò che nel pittore valeva “occhio dentro la memoria”. Un intimismo, lo definì, lo ricordo adesso, “rassicurante”. Soprattutto nel gioco di bambini nel giardino. Probabile dicesse a Nardi che avrebbe voluto giocare nel giardino di Guarda in quella maniera con adulti comprensivi partecipi anziché da sola. Ecco cosa fai ricordare, a quel lontano me stesso, stamani, Sara! Vuillard la rasserenava, direi tranquillizzava, mentre i dipinti dell’amico e sodale di Vuillard, lo svizzero Felix Valloton, la inquietavano, fino al tenebroso spavento; quando nel 1980 andammo a Lugano alla Fondazione Keller custodente “Il mare a Honfleur”, vedendolo, ebbe una crisi che dovemmo andare al Pronto Soccorso cittadino. Ma te ne parlerò un’altra volta. Nel cascinale vecchianese forse c’è un dattiloscritto sul dipinto che generò il preoccupante accadimento. Non commuoverti, no no, accidenti non avrei dovuto rammentare Valloton, e di Vuillard passarti il buon tono. Ah lo vedi che sorridi! Dai… Cardellino... ancora un po’ qui e poi andiamo al Centre Pompidou a vedere “La rammendatrice”, dipinto precedente a questi, ma che presiede ancora al cucito, e, anche a mi-mà, la Nada che rammendava. Dammi la mano… che la pannello scaldandola!