“Il maestro di equitazione
Per una fotografia d’altra dimensione”
(Fabio Nardi appunti in facile rima, luglio 1980)
Fabio Nardi
MAESTRO D’EQUITAZIONE E KAROLINE KNABBERCHEN L’8 MARZO
“Il maestro d’equitazione”, appuntai scoprendo questo ambrotipo, “può condurti in una fotografia d’altra dimensione”. E Karoline Knabberchen, era il 1980, faceva della metafisica con me andando a fotografare il mare a luglio. Bocca di Serchio, la foce e l’orizzonte ricamato da sparse nuvole. Mi avrà parlato di un maestro d’equitazione che insegna al trotto al galoppo a saltare gli ostacoli e che pur’essi han sempre una doppia identità. Che compito della fotografia, e tu Fabio ricordalo, è rappresentare non la realtà ma la sostanza del reale. Il senso che valica il contingente. Che può aprire a una verità. E se la vogliamo doppia vorrà dire che ambisce alla dialettica, non credi? Mi sta bene questo costume a righe celesti. Della tua puledrina svizzera che si tuffa!
Son rimasto ignoto, anzi siamo rimasti ignoti, io che poso il braccio sulla sedia e il fotografo che catturò il mio volto e il mio corpo dividendolo in parti uguali nel positivo e nel negativo. E’ tutto un trucco tecnico, caro Nardi che torni alla fotografia, passati anni e anni, quanti? ah trentadue! dopo che la tua fidanzata si perse nell’acque dell’Atlantico, sono tanti ma niente rispetto a quelli che vivo io dal 1860 circa. Fra l’altro in vicenda doppia. Se la fotografia è un trucco tecnico deve pur esprimere, ex-fuori-premere, oltre la lente il tuo occhio il tuo dito e la stessa immagine, il Reale che ambisce ad una specie di Sur-reale. Filosofeggio e m’ombreggio. Possibilità data a un tipo come me doppio in ambrotipo. Capita la facezia? L’Ignoto fotografò me ignoto maestro d’equitazione mi catturò al negativo su lastra al collodio la cui parte posteriore era stata ricoperta di vernice scura. La parte destra di me con mano pencolante priva del verniciato scuro appare come un comune negativo; mentre nella parte sinistra che fondo ricevette mi si vede al positivo.
Accipicchia! son dato in visione raddoppiata come se per un cavallo non si capisse se parte dalla criniera o dalla coda! Ah ah ci ridi! Noi al collodio siam portati al riso non all’odio! Bella battuta neh! ti terrò d’occhio fotografo sulla sessantina d’anni, e sbrigati a fotografare come se tu scrivessi o disegnassi, perché i tuoi garretti son stanchi e la corsa non sarà lunga come quando correvi dietro alla cavallina svizera che più di te aveva idea che ogni soggetto rappresentato e vissuto, corpo e idea del corpo, è già qualcosa di decifrabile. Basta applicarsi. Basta distinguere. Ma non so se la fotografia basta. E questo è Spinoza mio caro Nardi. E se un Ignoto maestro d’equitazione e una puledrina svizzera che decise d’inabissarsi nel mare norvegese potranno suggerirti che la fotografia può somigliare alla preghiera, in certi casi esistenziali, il tuo lo è, ti sarà utile avermi ascoltato. Sdoppiato. Rima in italiano.