(...) Sorrido pensando che dopo il reale atmosferico catturato dalla reflex,
dove Puccini si perse in amori da pentagramma, ci siamo noi due.
In qualche bordo speziato dalla sorte l’amore non è infelice. Torna presto...
(da "Nebbia di lago pentagramma instabile"
di Karoline Knabberchen - Foto di Fabio Nardi, 1983)
Karoline Knabberchen
QUADERNO DEL MITE INVERNO
(20 agosto 1984 – 20 agosto 2016)
(a cura di Fabio Nardi)
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L'AMORE ALLA PARI
Parigi in un giorno del marzo 1984 - Raggiungo in treno Parigi dopo il litigio con Fabio. Il normanno inquieto! “Ho bisogno di viaggiare da sola. Vado a Parigi”. Gli ho detto. ("Silenzio per guance arrossate", Annuario Tellus "Scritture Celesti", 2003, pag 46). La fotografia che tengo con me di Fabio scattata al lago di Massaciuccoli, quello di Puccini a Torre del Lago, mi tiene compagnia. Sul retro c’è la mia didascalia tratta dalla prosa, chissà dov’è finito il quaderno?, “Nebbia di lago pentagramma instabile”.
Per questo ragiono sull’incredibile teoria detta “Amore alla Pari” del mio fidanzato. Che approvo! Mi sciolgo solco d’aratro negli alberi in fuga. Traluce la novella in fuga verso lo sguardo. Che porto dalla pianura al lago sulle ginocchia. Il canto arso delle cicale mi riporta il sasso tra le mani e sgoccia acqua di tenerezza e dedizione.
L’Amore alla Pari compie di questi miracoli metafisici. Se l'equivoco spinge il sasso ad affonfare nella passione! saperlo riportare a galla e asciugarlo è compito dell’amore. Io amo Fabio e sarà per sempre. In cinque anni m'ha raggiunto con fotografie disegni scritture a centinaia e centinaia. Ho fatto lo stesso. (Non è stato facile secondare il magma che m'investiva. Che mai ha avuto ripiego in tasselli di carriera estetica. Tutto solo per me! era, è!) Ho accettato la sfida. Con la parola la filosofia. Perché soltanto stando alla pari nel linguaggio nelle azioni l’amore resiste al tempo e pure il sasso da un lago in fotografia torna a chi lo guarda. A me stamani. Se a questa fedeltà non mi consegnassi. So che lo perderei!
Per Fabio anche "Buonanotte mio monello!" vale un poema. Ma se lo aspetta! Lo esige quasi! E così stasera lo saluterò da Parigi. Mentre lo so intento a fotografare per me la costa.
In certe giornate io a Guarda e lui a Pisa, seppure febbricitante, con la tosse a devastarmi, con gli svenimenti a ridurmi trottola tra divano e pareti, riesco a dirgli “buongiorno amore mio” al telefono, o con un telegramma di poche parole, le uniche permesse dalle mie esigue forze, rispondendo ai pacchi delle foto, dei disegni in buste variopinte sulla direttrice Mar Tirreno-Engadina. La Regina risponde al suo Cavaliere lontano. Anche con un cenno di fazzoletto dal castello. Ci penserà l’aria a rivelarlo al suo galoppo in qualche battaglia. Viviamo una leggenda. Ancora bambini. Adolescenti. Eppure tutti e due abbiamo varcato i venti anni. Quanto scriviamo serve, scudiero, l’Amore alla Pari. Questo finirà soltanto con la morte di uno di noi due! Ma troverà anche allora altro trasmettitore per mantenere il legame. Grazie all'Amore alla Pari! Questo voglio! Questo sarà!
Se rifletto capisco che non c’è bisogno di foto sotto cui scrivere “Tu sei tutta la mia famiglia” (vedi brano precedente, VIII) perché lo è, Fabio, con questa sua fedeltà e io lo sono con la mia filosofia-poesia per lui. Però ormai il litigio c’è stato e voglio seguire questo tratturo nel fogliame in qualche giorno parigino. Anche ciò rientra nell’Amore alla Pari.
L’Amore alla Pari ha regole che rasentano la gelosia ma non lo è. Si nomina totalità. Se Fabio telefona e trova occupato (raramente perché evito il telefono a menoché non ci sia lui dall’altra parte che rende epica con ogni genere recitato la conversazione) perché casualmente converso con qualche amica d’università, lui si adombra. E così faccio io se trovo occupato casualmente (Fabio “chiacchiera” soltanto con me sui fili SIP) il telefono pisano-vecchianese. Quanto scrivo apparirebbe un’assurdità a qualche aderente delle libertà neo-femministe o ai rivoluzionari valicanti la frontiera della coppia aperta a molteplici esperienze sessuali e di relazione. Ma noi siamo antiquatamente adepti al Club Novalis-Hoelderlin. Soprattutto con le nostre scemenze. E separazioni temporanee. Che poi non separano un bel nulla! Va detto.
POSTILLA. Due giorni dopo. Ricevo da Fabio una lettera. In albergo. Mentre scrivo, spaventandomi, sull’Incantatrice di serpenti di Rousseau vista all’Orsay (da “Nota in forma di fuori quadro parigino”, “Scritture Celesti”, Tellus, 2003, pag 51). L’incipit è questo: “Cara Ranocchietta, non sto propriamente in linea con la sponda senza te. Stamani sfoglio un vocabolario di nodi marinai. Mi grattugio il cervello enumerando le vocazioni degli insetti sulle acque bituminose della Touques. Saprai sciogliere i fiocchi di corda che getterò da qui a Parigi per farmi ritrovare? (…) (dall' Annuario Tellus cit., pag 47)
Voilà! Ancora alla pari. Io tragica lui scherzoso. Questo siamo noi due nel mondo. La nebbia sul lago ancora una volta si dissolve. Il pentagramma accoglie musica che intendiamo anche nella distanza.
.... CONTINUA