CDS: "Karoline Knabberchen teologa da camera e da oceano"
Illustrazione in B/N per il "Quaderno del Mite Inverno"
Glossa di CDS sull'ultima teologia di KK
Karoline Knabberchen
TEOLOGIA DA CAMERA E DA OCEANO LUNGA CINQUE ANNI
(a Fabio Nardi perché ancora mi ami e mi perdoni)
-Sei stato inaffidabile ed è per questo che hai perduto, ed era necessario accadesse, ogni tua opera estetica rivelatasi insignificante e inutile, che fu ideata per conoscere L'Amore.
L’Uomo dinanzi a questa sentenza operò per cinque anni in modo opposto. Poi ancora gli parlò chi apparve a fine agosto: Sei stato affidabile ed è per questo che hai perduto, ed era necessario accadesse, ogni tua opera estetica che fu ideata per conoscere e vivere L'Amore. Ora la Colpa l’hai scontata completamente.
-Qual era la mia colpa?, Signore!
-Stava scritta in un caso e nell’altro in quanto hai perduto. E che in un caso e nell’altro avresti dovuto scoprire. Per questo, probabilmente, non puoi che essere dannato.
-Mio Signore come posso sopportare, adesso, questa condizione? Come superarla!?
-Smettendo di scrivere. E trovando la salvezza e dunque l’Amore in quanto non scrivi ma che leggi non scritto.
-Può accadere, mio Signore, può accadere questo per me?
-Può accadere se ancora avrai Fede. Se sarai pronto per la Morte non della scrittura ma di te stesso. Con quanto scoprirai.
Claudio Di Scalzo
SULL'ULTIMA TEOLOGIA DI KAROLINE KNABBERCHEN. AMORE E COLPA.
(glossa al testo dialogico XI del "Quaderno del mite inverno"
La teologia di Karoline Knabberchen in prossimità del tragico esito alle Lofoten del 20 agosto 1984 raggiunge una purezza rilucente il paradosso. La lezione teologica di Kierkegaard diventa nella Knabberchen lo stordimento dell’enigma per la colpa sconosciuta che la tiene al di qua dell’Amore salvifico. Dio, il Signore, in questo dialogo terribile comunica che inaffidabilità e affidabilità hanno dato lo stesso risultato. La cecità sulla decifrazione della vita riversata nella missione di amare. In un terrestre adempimento, quasi folle, l’uomo si ritrova quasi dannato e all’oscuro di quale scelta ulteriore compiere. In quel preciso momento quando la Morte incombe. Quando il tempo a disposizione è quasi finito. Sembra quasi che Karoline Knabberchen abbia descritto Fabio Nardi trentadue anni dopo il suo suicidio. L’uomo può soltanto tentare un’assurda scrittura assente per poi leggerla lo stesso. Come se la scrittura assente fosse un corpo, in amore, che va verso la salvezza. Nella Morte. Lasciando l’ombra della scrittura reale al suo destino. Estetico.
Raramente ho provato spavento e turbamento così alto come nella lettura di questo dialogo. Eppure stanotte, sette settembre 2016, ho avvertito una suprema intesa con la morta, perché pur non afferrando del tutto le implicazioni del drammatico dialogo, intuisco che il mistero del suicidio di Karoline Knabberchen v'è adombrato nella sua forma più simbolica. Svelato. In un frammento del “Quaderno del Mite Inverno”. L'undicesimo. Perno attorno al quale ruota anche la malattia della poetessa, la sua tosse, la sua scissione isterica, e la disperazione perché Fabio Nardi, il fidanzato, non vuole figli.
Karoline si uccide per amore, amando, istituendo una sua personale teologia, verso un Dio nascosto nelle sue motivazioni verso lei singola credente, da camera e da oceano, alla quale il fidanzato Fabio Nardi non poteva che essere estraneo. Karoline scrive “A Fabio Nardi perché ancora mi ami” e poi aggiunge una richiesta di perdono. Ma non è per il gesto che compirà, c’è qualcosa di più profondo, e secondo me chiede perdono perché lei si è spinta dove il fidanzato che pure tanto la ama (e lo dimostrerà nei decenni successivi con una fedeltà totale) non può in quel frangente giungere dove sta la sua fidanzata. Non avendo lo stesso esistenzialismo religioso estremo. Avrebbe potuto morire, da spalla, con l’amata, ma questo Karoline Knabberchen non lo vuole. Anzi lo teme. E raggiunge da sola il gorgo. Fabio Nardi dovrà vivere inaffidabile e affidabile la sua biografia dopo la morte dell’amata e poi contare sulle proprie forze spirituali.
...CONTINUA