Karoline Knabberchen (10 aprile 1959 - 20 agosto 1984) - Foto Fabio Nardi
"Karoline nell'oro mattina d'Engadina"
Sara Cardellino
A LUCCA IO NEL 2023 E KAROLINE KNABBERCHEN NEL 1983
TRENTANOVESIMO DELLA MORTE
Penso, in questo agosto 2023, a come Karoline Knabberchen abbia passeggiato a Lucca con Fabio Nardi, nell’agosto 1983, vedendo luoghi monumenti panchine sulle Mura chiese musei, esattamente come in questo agosto, capita a me con Claudio Di Scalzo detto Accio. Andavano pure alle prime Lucca Comics! Lucca è stata nei loro cinque anni assieme una “loro” città. Scritture del Canzoniere lo testimoniano in bellezza e turbamento. A rileggerle. Posso sfogliare alcuni dei taccuini di KK salvatisi dal fuoco, di Gerda Zweifel, la madre, perché custoditi nelle soffitte del cascinale vecchianese e non a Guarda in Engadina.
Cosa posso aggiungere a questa topografia del ricordo, con al centro Lucca, in limine al Trentanovesimo della morte il 20 agosto 1984, per annegamento all’Isola di Austvågøy delle Lofoten, di Karoline Knabberchen?
Ricorro a Lucca nella musica quattrocentesca. A quella che ascoltò il signore della città Paolo Guinigi e sua moglie Ilaria del Carretto che Jacopo della Quercia scolpì nel sonno della morte giovanissima come se da un momento all’altro il cagnolino ai suoi piedi potesse destarla!
Musiche di Landino Octoboni, di Ciconia, di Lorenzo da Firenze.
Lucca era città ricca, non solo economicamente, bensì pure di strumenti dal forte richiamo corale che nelle vie in mano ai banditori di strada o sònanti dalle torri annunciavano festeggiamenti. Sicuramente, accadde, per Paolo e Ilaria sposi. Strumenti per omaggiare una coppia di innamorati e per ogni innamorato in città e pure per chi innamorato non lo era o non più giovane oppure bambino bambina. La musica era questo. Colonna portante che reggeva la vita comune nei sentimenti di signore mecenate e popolo. Forse idealizzo troppo? Può darsi ma è come sentissi flauti tamburi timpani cialamelle trombone e tromba a tiro: strumenti squillanti e festosi che invitano a seguire cortei per la città; e la trama polifonica poi si stempera e accelera in danza (ricordo la ballata / senti un matutino di Andrea Stefani, e con essa intreccio Paolo e Ilaria Fabio e Karoline… e Sara con Accio un po’ duro d’orecchi rispetto all’amata come temo fosse Fabio rispetto alla musicale bionda d’Engadina.
Non solo allegria però, per le tre coppie, e per tutte quelle che nel Quattrocento, nel 1983 e oggi, s’aggirano per Lucca, anche qualche tocco di malinconia, aggiungo, perché agosto va scemando e poi vien settembre e l’autunno, e nel parco di Villa Guinigi allora residenza del signore di Lucca cadranno foglie e cadrà anche Ilaria così come Karoline.
Ilaria del Carretto - Jacopo della Quercia - Particolare
San Martino - Lucca
Compare la viella e suona da sola con fare recitativo: introduce il libero divagare del flauto, posso immaginare di suonarlo io, per due donne dal destino tragico, per poi lasciare campo alle voci che si stringono in polifonia e ci fanno entrare a Palazzo (Ama chi t’ama di Bartolino da Padova). Qui sulla soglia c’è Paolo Guinigi che ascolta che ha perduto Ilaria e davanti a lui Fabio che ricorda il gorgo che inghiottì Karoline suicida. Dopo ci sarà Jacopo della Quercia, dopo il Canzoniere di KK. Al quale se me ne fai dono, Accio, inserisci oggi quanto qui scrivo.
Sia la musica ricordata capace di trasformare in meditata leggerezza e profondità da custodire il lutto per la perdita di chi si ama. Per sempre da amare.