SINFONIA LOFOTEN - PARTE I
(pesciolina cristiana Karolina)
Claudio Di Scalzo
30° Anniversario della morte di Karoline Knabberchen
(Guarda 10 aprile 1979 - Lofoten, 20 agosto 1984)
(Prima Croce greca per KK)
1
NODO, FUOCO, ACQUA
Ho pena infinita. Tutta strozzata dentro un nodo: la pena dello scorpione e del fuoco che, circondato, lo conduce a morte. Certa. Certezza che a me manca, anche da questo fiato estremo, l'occhio dell'acqua - acqua, non fuoco per la tua Karoline - che sorprende quanto in me ogni giorno uccido.
Senza di me, tu perdi sempre. Ma perdi col desco apparecchiato. Così, da questo agosto, avrai frutta carica di filosofie nulle, azzeramenti, ritorni all'eternità del nostro incontro. Salvarmi, tu fuoco, oh!, non è possibile; e, se ti rinnego per salvare il nostro amore, è la fredda apologia delle Lofoten che mi spinge, spalle al muro, dentro altre dissoluzioni, più consone al mio spirito poco avvezzo a clausure ideologiche, a fiammate lungo barricate e lotte di classe che declassano l'essere, opprimendolo dentro strutture così stolidamente materiali!
L'ultima pagliuzza di purezza, l'ago d'oro nell'intrico del pagliaio, permettimi io la tragga in salvo: mi, ci sopravviva. Il sacro, il sacrificio, l'agire il sacro degli antichi padri risponde sempre ad un recedere, un fare spazio affinché viva al suo posto la parte che di noi muore. Se temi la solitudine, sei il solito grullo. Cerca di comprendere l'espansione, cui questa sofferenza, perentoria mi sospinge.
C'è poi la colpa, la zavorra di Dio; anche di questo mi faccio carico per entrambi, che non so vederti ancora così pienamente aperto, cedevole...
Ti guardo nel taglio di luce, pallido accesso dell'ultima notte artica nella nostra intimità. Ti muovi dentro una morta: oh, che pena!, che grande pena ho per te! Per il tuo correre cieco, la fede della talpa nell'umido buio. Possa il Signore avere pietà di noi.
(seconda croce greca per KK)
2
IL CAVALLINO ESTINTO
I
Se morirò giovane trotterò nella barba bianca di Dio sul cavallino estinto delle Lofoten.
L’ho visto al De Naturhistoriske Samlinger di Bergen impagliato.
In groppa a questo pallido quadrupede senza più zoccoli terrestri sarò poetessa
nel nitrito giusto della Parola. Nel vento raggiungerò l’indivisa pianura della Croce
che mi riguarda come la stella cadente lo stelo del fiore a primavera.
II
Questa città norvegese sotto al moto imperfetto delle nuvole
custodisce musei che sembrano lembi arcobaleno dove flora e fauna e l’umano
posano sulle palpebre per riconoscersi nei loro legami
di tempo passato presente futuro. Lo scheletro della balena
diventa la radice della pianta che fiorisce la fiaba dove l’oceano
ospita sul fondale, te, dio barbuto buono con ogni elemento che nuota.
Compresa la fantasia della mia nascita dal grembo materno.
A questo punto il cavallino delle Lofoten
mangia alghe dalle mani di mia madre. Pentita.
Saprò che lei viva non capirà la poesia della fanciulla figlia morta
ma che un cavallino delle Lofoten nello sforzo di diventare marino
gliela renderà accosta nei sogni svizzeri, a Guarda.