Karoline Knabberchen a Guarda
(Guarda Engadina 10 aprile 1959 - 1984 20 agosto Austvågøy Lofoten Norvegia)
Foto Fabio Nardi, Guarda-Engadina, 1982
FABIO NARDI SULLA FOTOGRAFIA PER KAROLINE KNABBERCHEN
NEL TRENTOTTESIMO DELLA MORTE
Gorgo - Foto Fabio Nardi, 1983
1
Dalle fotografie, salvatisi, di Karoline Knabberchen (sui luoghi oggetti vale la variazione a tema), so che come fotografo sono trovato non da quanto cerco bensì da quanto fuggo. Con questa semplice scoperta in declinazione affetti (e sospetti ) confidando distinguere ciò che attiene all’Autore del “Canzoniere di KK” al Personaggio e Doppio Fabio Nardi fidanzato, posso trascrivere quanto scopro e fuggo essendone raggiunto: ciò posso tenerlo in me come un’ulteriore foto non scattata sul tempo che non tornerà: posso scriverne agguantando un attimo il tempo tornato. Altro non c’è!
Il Dio dissepolto della reflex muta
s’insinua salnitro nell’interstizio vuoto
parola bordeggiante l’oralità
mancata dell’immagine: miracolo non fa
2
Ascolto di pupilla tatto sensibile di palpebra chiusa aperta. Ecco che posso immaginare cosa dissi a Karoline che si nascondeva usando un occhio suo e l’altri del cane Valai. Carezzai i biondi capelli e poi la testa dell’animale dopo aver scattato la foto che lei mi suggerì? Come fuggo da quella intimità del 1982 tra la bella e la bestia?
Postilla alla complicità donna animale
sversa bianco e nero sulla sera.
M’attonisce, stordisce?, la geometria
solida della finestra chiusa nella sua metà.
Turgidi occhi di cane tumido occhio solo
celeste fede sversa l’obiettivo. Agosto
1982 in Engadina resta recita d’incenso
NOTA: Karoline Knabberchen era molto attenta all'uso dei nomi delle parole. Perché chiamò VALAI il suo cane. Valai è luogo di montagna. Mitologicamente luogo di creature misteriose: terra di mistero.Valai può essere pure sacco grande che uno dei giganti abbandonò durante i suoi viaggi nell'aspra terra montuosa. Dunque Valai è perfetto per un cane maschio di montagna: forte che può reggere, senza perdere in tenerezza, qualsiasi cosa. E vedere tutto con due occhi del mondo sottostante. Esattamente quanto Karoline cercava nel dialogo con chi poteva provenire da luoghi misteriosi capace di abitarli. (CDS)
3
Il Nulla è ingordo sul bordo di foto di KK son come il tordo che becca. Che stecca l’ascolto della pupilla? La facile rima scema. Me sema secca nella zucca dell’immaginario fotografico.
4
Ogni immagine che rimanda all’amore che legò e lega modella, Karoline Knabberchen, e fotografo Fabio Nardi, valica sempre, con il costo di struggimento nostalgia dolore (ciò non si può evitare), il confine che il racconto tragico definì per aggiungervi altro ancora di parole mute. La fotografia libera chi resta perché può abbracciare ancora l’assente nel fugace ponte, subito crolla e ti scrolla vento pianto, tra l’amore vissuto insieme e quanto pencola da separati.
5
Si può evitare il chiasso che migliaia milioni miliardi di immagini ci vengono incontro sul web nei media e in quanto spargono nei libri nelle riviste che ad esse si riferiscono? Bisogna diventare ciechi dinanzi a questo spettacolo rutilante: aprire gli occhi soltanto dove il verbo “vedere” rima con “sapere” cosa avvenne in determinate ore che furono destino in amore in rivoluzione. Questo m’accade se “vedo” foto di Karoline Knabberchen e i luoghi che abitammo assieme.