Fabio nardi: "Fagiana spiumata a Praga" - Karoline Knabberchen - 1982
Claudio Di Scalzo
FAGIANA A PRAGA
(Volo kafkiano di KK e FN)
Dal folto della robinia protetti, mentre la pioggia come velo ci separa dal paesaggio, da quel fosso scuro, gorgogliante sotto l'intrico di canne e gracidante a tratti, ci si fa incontro con elegante balzo (e minacciosa) una fagiana. Tanto sorpresi, tanto perplessi siamo, immobili a osservarla - qualcosa si contrae nell'animo, un doloroso presagio - che altrettanto improvvisa scoppia per effetto di quella contrazione: la tua risata. Filtra ora un po' di luce tra le foglie mobili; la pioggia-vapore ci unisce, noi unti di sostanza che vuole investirci. Perché ridi?, penso, e ti stringo la mano come a trattenerti. Ma non parlo. E la fagiana, minuta-marroncina come il fondo oscuro da cui era sbucata, sferza forte l'aria con le ali.
Ora guarda, io son perduta: non ho ali non ho voce. Guarda, io sono il fosso; sono il nero del fosso. Sono un'inghiottitura. La ghigliottina che mi separa dalla vita. Oh Fabio mio, tu che voli coi tuoi colori di fagiano, tu che abbandoni il nido ai cacciatori: dimmi perché tu hai ragione ed io torto? Non ha ragione chi trova nel proprio animo questo gorgo oscuro? tu, bagnato di solarità infantile, devi insegnarmi cose che non ti confesso. Non ho voce. Ho questa lama a sezionare giorni in ore. La speranza d'un pertugio d'eternità, che tu semplicemente accartocci e sprechi, tanta ne possiedi. Ti amo perché sei ricco del più inestimabile tesoro; e tu ami me per l'austera protestante rigidità. Se fossi l'opposto di come sei ora, mi somiglieresti. Non ti sconvolge tutto questo? La fagiana è pronta a morire per l'ignoto;il fagiano è in volo. Tutto il mio ardore sarà nella cova, e in ciò che di lei lasceremo al suolo.