Umberto Saba
FREUD MI DIEDE LA SCOSSA
(Trieste Transmoderna)
(A Sara Esserino ricordando il vaiggio a Trieste nel marzo 2011)
Quello che la allontana da Freud non è, a propriamente parlare, un istinto, ma una resistenza, le ragioni della quale, di origine affettiva, le sono (non se n’abbia a male) completamente ignote. Io non posso adesso tentare di persuaderla; so che sarebbe inutile, e, in ogni caso, ci vorrebbe qualcosa in più di una lettera. Voglio dirle solo che io non ero come lei. Disgraziatamente per me ero anche molto malato, e tardi – troppo tardi per l’esito della cura (avevo 46 anni) – mi sono deciso a tentare l’esperimento. Viveva allora a Trieste il dott. Weiss. Scongiurato da un amico mi sono deciso – senza affatto crederci – a tentare l’esperimento e a mettermi in cura. Il mio modo di vedere cambiò dopo poche sedute. Quando il dott. Weiss dovette lasciare Trieste per Roma ( e poi Roma per Chicago), così la cura rimase interrotta, io ero, se non guarito (e questo per varie ragioni, oltre a quelle inerenti all’età) almeno molto migliorato; ma soprattutto la mia visione del mondo era interamente diversa da quella di prima. Fu come se qualcuno mi avesse fatta l’operazione alle cateratte. Teologie, filosofie, etc mi parvero per quello che realmente sono: racconti di balie delle quali l’uomo ha avuto bisogno durante la sua prima infanzia. Anche la poesia, la mia cara poesia, ricevette una forte scossa; per me è pacifico che se fossi guarito del tutto, non avrei più scritte poesie; avrei scritte, o fatte, altre cose.
Da Lettere sulla psicoanalisi. Carteggio con Joachim Flescher 1946-1949, SE 1991...