Accio: "La Donna d'Aquileia" II
Marzo 2011 - Aquileia
Accio
LA DONNA D'AQUILEIA ESSERINO
SECONDO CAPITOLO NEL COLORE
Le labbra nella traccia della cortesia che ogni riflessione sull'amore modula pronunceranno a breve - sta a chi guarda intuirne la risonanza - il frutto del pensiero ardente, che sta muto segno rosso espresso, nella foto della Donna d'Aquileia Sara.
Rosso labbra si pervinca
lungo tempo della mossa nel detto
dell’interdetto che mi stringa.
Il chiaroscuro in Esserino morbidezza di fino puro è il tema del volto. Del Trittico. In esso s’anima il duplice momento, capitale, in cui si fonda nella pulsione esposta l’affermazione della lingua vera. Per proporlo deve uscire dal polo dello scuro, che però non è il negativo nella sua fissità, semplicemente uno dei poli che si scambiano, il ruolo di reagente. Di supporto del rappresentabile. Questa la dialettica. Per dare al volto della Donna d’Aquileia Esserino il ruolo, assoluto, di soggetto della fotografia. Soprattutto perché nascosti gli occhi, non appaiono, ruolo han le labbra gli zigomi l'ovale.
Il soggetto in sfumato esposto dal niveo narice naso, vero centro della fotografia, impone la sua firma al rappresentabile e al fotografo. Perché è la Donna di Aquileia che confessa, da fotografata, il suo detto sulle cose del mondo e sull’umano. Perché è lei che chiaramente sta provando il fremito e la preghiera verso la gioia. Dessere amante e sposa.
In Aquileia rovine romane archi segni nel ritmo sintattico della pietra del barbaro attraversamento i confini fino al cimitero del Milite Ignoto ove i corpi s’abbracciano continuamente al non senso della guerra all’atroce indifferenza del marmo. La venuta della Donna musicale porta pace ove c'è l'agitato.
Io qui fotografata mi sia data la santità di una data che d'amore scelta giuramento non si consumi. Pensa la Donna d’Aquileia Esserino. Impronta dopo l’uso del nero del bianco sul mio occhio di quanto colore c'è nell'amore in facile rima pure con fiore. A Saba d'Aquileia.
... CONTINUA