Accio
BACH IN CARDELLINO INTERPRETE A VENEZIA. ACCIO SANS PAROLES
(2017 - 2019)
Il nocciolo, in Bach, polpa di ogni ultima nota che ha nome ancora inizio, sta nel frutto, immagina Accio il frutto che assaggiato maturo ancora in bocca torna acerbo, dell’adolescenza vissuta intera in ogni età. C’è in Bach una sorta di bontà, di intreccio rilucente di cose, ci riguardano me che suono il flauto, te che ascolti, ognuno che ascolta la partitura, della Variazioni Goldberg; esse avvengono per noi, se le afferriamo, perché semplicemente devono accadere.
Possibile sia il ritorno a un’innocenza dopo aver conosciuto l’errore, l’equivoco, anche in amore, noi due per esempio, il frutto maturo poi acerbo tra le labbra delle età vissute e da vivere. Sentirci in pace, perché abbiamo scelto già prima di scegliere, scoprire che non ci siamo separati da quanto amavamo perché vivemmo, nella polpa della legge - religiosa? etica? politica? - prima che il nocciolo ne fosse avvolto, compresa la buccia che ci spinse a tendere la mano al ramo. Scusami, Accio, forse sono confusa, ma sono tanto felice qui a Venezia assieme.
Ascoltando il Mendelssohn di “San Paroles”, sempre a Venezia, tempo addietro, ti abbracciai, credo ci sia un dipinto da qualche parte nelle mie stanze che lo ricorda, perché mi dicesti che la musica di Bach, rivissuta dal romantico autore delle “Ebridi”, suggeriva come la musica conduca a vivere, con ogni naturalezza, la quotidianità senza l’artificio, possibile, di ogni consacrata letterarietà, tanto più oggi nell’epoca web. Proprio così, la musica di Bach ci suggerisce di vivere senza scarti tra il senso profondo e infinito di perdita e ritrovamento. L’Aria iniziale e finale, delle variazioni Goldberg, dicono: accetta l’anello nel tempo disteso e fluente che vivi. Qui e altrove.
Ma tu stai registrando, Accio!, quanto ti sto dicendo. Ti prego non conservare queste possibili assurdità di una piccola interprete del maestro dei maestri.
Febbraio 2019 - Venezia
NOTA
Felix Mendelssohn riscoprì e curò una sorta di “Ritorno a Bach”, ai suoi tempi se non obliato quantomeno non ne veniva riconosciuta l’assoluta grandezza, soprattutto riguardo al Sacro di Bach.