La Ninfa che il Fauno aggrinfia - Giugno 2009 - Foto Accio
Sara Esserino
IMIMITAZIONI IN TRITTICO DA PAGANE PASSIONI.
EPISTOLARIO GIUGNO 2009.
1
Vorrei intuissi come le Grazie
sbocciano rose nel giardino veneziano.
Come ombre delle nubi carezzano tetti.
Come l’acqua mossa dalla gondola
ricordi festevole vino sorbito assieme.
Chiedere il futuro all’oracolo ventoso
dove il frutto dell’olivo pende
sulla balza pisana: capire risposta
tenendoci per mano: perché la ruota
del tempo volge via in veloci giri:
chi ci assicura che lieti vivremo
come oggi disciolte vesti
labbra congiunte sui trifogli?
2
E dietro la cetra me vergine fanciulla
apparsa da stormenti rami di pino
chiomati d’edera (ne porto foglioline
tra capelli con aghi pungenti) ingenua
labbro avido di baci miro in te
ingenua penso il suono possa addolcirti.
3
Finestra insonne sul fluire del Brenta.
M’irride ancora il volto della luna: smeriglia
acque con stolidi trampolieri dormienti.
Minosse sotto fondamenta strappa
lucore sul seno esposto al notturno
ch’ancora mi mentì. Non porti
(ancora t’aspetterò) il sesamo
degli occhi quando mira prendi:
faretra giace in altra camera?
(Che te ne pare Claudio detto Accio di questa me stessa in imitazione di latina postura, che già imitava la greca? Semplice unguento sulle tue sopracciglia alzate..., lo so. Evito d’immaginare come le bacerei. Potrei chiamarle “NEOIMITAZIONI” se non temessi agguato da Fauno a qualche neo sul niveo petto. Forse Imitazioni/Palpazioni? O se raddoppiassi IMIMITAZIONI? Oppure IMITAPAZIONI che accoglie palpazioni (preferisci “palpitazioni” nel lessico della finissima musicista? Scopri come possieda manuale di autodifesa contro il tuo umorismo proletario rivolto a pendolo o verso la mia aristocratica compostezza o verso le varianti che mi concedo in profferte d’amore virate nel greco-latino creato), arrossisco a pensarne tante, su di me: dopo che avrò graffiato il barbaro o il ricciuto faunesco abitante del Lago di Massaciuccoli tra le anitre. Come possa amare un tipo simile che invece di vederne il fluire grazioso a pelo dell’acqua sparava loro con la doppietta... proprio non lo so!?! Mi consolo pensando che cacciatore fu anche Puccini e dopo sulla partitura accompagnandosi al pianoforte trovava voce e musica a Mimì alla Butterfly. Non oso immaginare cosa ricaverai de me se mi nomini personaggio. Sono speranzosa che i miei versi calcati da ben altra sincerità stilistica e portento non scadano in qualche risposta vernacola od espressionista tanto per evidenziare le forme della propostasi Ninfa. Nei terzi versicoli adombro che tu fossi in altra alcova per esigenze di manierata latinità (penso, ancorché tu di mondo greco e latino sappia ben poco, che i poeti romani superino di gran lunga quelli greci; te ne può fregar di meno: ma è una posizione controcorrente) e per tenere a freno la mia gelosia, composta algida gelosia, ma so perfettamente che al massimo eri a pescare orate in Bocca di Serchio. Però non posso notare che in maggio venivi come dici tu “sparato” qui, a Padova, dove svolgo prove nel Quartetto, a Venezia una volta a settimana; ora son passati già 12 giorni: e non appari. Dimmi perché o inventa una scusa che mi faccia ridere per come sei bugiardo, Accio!!! TUA Sara Esserino