"I monti di Vecchiano visti da Accio chierichetto di Don Gino"
(dipinto su carta ritrovato da Sara Cardellino nel marzo 2020 nella soffitta del cascinale)
Accio
MANUALISTA DILETTANTE NEL TEMPO DEL CORONA VIRUS PIMPANTE.
DA HEGEL A BARTH IL SACRO.
AIUTATO DA MARGHERITA KAROLINE SARA
Karoline Knabberchen
Sacro Santità Anarchia. Communio Sanctorum 1-2.
1983 cascinale vecchianese. Notte 11-12 Marzo 2020
Sacro Marzo 2020 Buxtehude Knabberchen Cardellino
Se c’è qualcosa di completamente assente in ogni dove reale o virtuale, nell’accidente Corona Virus, è, la riflessione testimonianza sul Sacro. Mi sembra che quando Dolore Malattia Morte Male appaiono ciò dovrebbe svilupparsi. Allora perché non accade? E ciò in abbinamento a scarse tracce di Comunismo, che poi è un’altra forma di religione: Bolscevismo e Dio stanno a braccetto, mentre il sistema capitalistico in atto produce con accosto migrazioni guerre stermini barbarie verso ogni natura.
Rimango sulla questione del Sacro.
Spargo un po’ di manualistica da cascinale vecchianese. Quanto balbetto lo appresi lo studiai fine anni settanta prima anni ottanta grazie alla figura della fidanzata svizzera, Karoline Knabberchen (1959-1984), del fotografo Fabio Nardi. Così come tanto mio Comunismo eterodosso da Bataille ad Artaud me lo insegnò Margherita Stein (Serata con Dio e con il Bolscevismo – Ricorda Achab e Stirner). Compreso il sacro che stava dietro la statua di “Sara o del Lutto” scolpita da Antonio Corradini nella chiesa di San Giacomo apostolo ad Udine (Sara nel lutto. Sulla tradizione). Ma su ciò tornerò. Intanto si sappia che a queste due figure fondamentali devo molto di quanto so, so fare seppi fare in estetica. Così come Sara Cardellino mi ha condotto alla musica sinfonica al melodramma. Perché anche sul Sacro che la musica da Monteverdi in avanti ha rappresentato si tace. Né viene usato per conoscere interpretare vivere nel giusto.
La cancellazione del Sacro, dalla coscienza del nostro vissuto, realizza quella che Hegel prefigurò come moderna “civiltà dell’intelletto”. E, ovviamente, considero scemenze, ogni riversamento che il social testimonia di bric-a-brac mitopoetici che vanno dall’esaltazione del gatto cane inseriti in incensi astrologici medicine alternative ginnastiche salutiste con lamentazioni caritatevoli verso i sofferenti; scemenze che stanno al sacro come la stagnola all’oro. Dannato Hegel con i suoi esempi taglienti come lame, che il buon Schelling sacralizzato mai avrebbe prodotto, che già nel 1802 avvertiva che l’intelletto scientifico avrebbe accantonato la religione dal mondo perché l’economia, e la sua ideologia, avrebbe reso il Sacro pari alla legna del bosco sacralizzato dei bei tempi. Da bruciare. Amen!
Assieme e prima di lui, senza aspettare Adorno, la civiltà illuministica blocca scarta di lato il Sacro, lo fa capitombolare con un tackle alla Messi, e ciò lo rivelano i giocatori campioni che poco s’allenavano illuministicamente come Rousseau Herder Jacobi Schleiermacher. Hegel che però era centravanti di sfondamento rispetto agli evocati colleghi filosofi aggiunge che rovina verso il sacro lo porta la “soggettività finita” cristallizzata in sé stessa avvitata in rapporti puntualmente utilitaristi (basta una passeggiatina on line e nel reale per capire come sia espunto da amore dolore male rapporti legami famiglia comunità politica rivoluzione ogni frangente del Sacro ) base della Civiltà dell’Intelletto.
Questa soggettività finita causa la Morte di Dio la sparizione del sacro. A me-mi sembra funzioni quasi meglio che l’alpinismo svizzero di Nietzsche a Sils-Maria con Z e la sua frusta.
Se il Sacro e Dio è morto, hegeleggiando, c’è poco da cercare di rivitalizzarlo nell’epoca telematica inciampando. Però forse una possibilità c’è.
Se ci fosse, come scrisse Ernst Troeltsch, nell’uomo nella donna un “apriori religioso” prendendo a prestito dal suo kantismo questa immagine-concetto, allora potrei, posso, continuare la manualistica al tempo del Corona Virus.
Esiste una ricerca un fenomeno originario sacro verso al quale tendiamo. Ciò apre la via alla riflessione del teologo svedese Anders Nygren che l’apriori del sacro nell’essere vibra, non può che farlo, trovandosi nell’opposizione tra eterno e caduco temporale terrestre. Da qui Rudolf Otto afferma che l’oggetto fondamentale della religione non può che essere il Sacro. Titolo del suo libro del 1917. Segnando corsia per la fenomenologia della religione, che verrà, e, il sacro, vale per il semplice come per chi vive nella Civiltà dell’Intelletto magari davanti ad un programma sofisticato per l’economia o la medicina.
Sembrava tutto risolto. Ma i teologi sopra ricordati non avevan tenuto conto dell’ombra di Hegel. Come non tenerne conto? Soprattutto se afferma che diventando il Sacro tanto centrale universale infinito portava i soggetti verso un infinito vuoto e il concreto della vita rimaneva nel mondo finito. Ciapa! Jacobi e Fichte e di rimbalzo Nygran e Otto. Il vecchio Hegel con la vostra telogia fa cappotto!
Beh bah boh. Non vale in filosofia teologia. Anche perché sovvien la Cristologia.
Rudolf Otto si difende magnificamente dall’ombra di Hegel. L’evento religioso il sacro vale come “totalmente altro”. Pone la persona davanti al Mysterium tremendum. Dell’esistenza. Che ci sia il Corona Virus i migranti in fuga dalla Siria sfregiati dalla guerra l’Amazzonia che brucia la Terra a bollore perenne.
Per uscire dalla cronaca della religione come dalla politica fintamente umanistica bisogna affrontare la Cristologia. Leggere Karl Barth che commenta L’Epistola ai romani è sconvolgente. La comprensione sacra ed empirica del mondo transita attraverso la figura del Cristo. In Cristo sopramondo sacro divino e mondo dell’esperienza umana coincidono s’incontrano offrono dialettica.
Il profano rispetto al sacro può non aver vinto definitivamente.
Se apriamo alla Pansacralità. Pure in questo oggi. Cioè se la realtà divina permea tutto anche i rapporti pragmatici ossessivi terribili malvagi in atto.
Alla coscienza-prassi profana, nell’attualità, i dediti alla Civiltà dell’Intelletto (tra essi moltitudini di colti esteti poeti scrittori artisti vari animalisti ecologisti palestrati femmine ai pesi adattate tatuate alla mistica erbivora al sol caracollante spalancando sul mito le ante) sfugge oblia rimuove che il Finito nella sua determinatezza generalmente può essere percepito soltanto nell’orizzonte dell’Infinito e come limitazione di esso.
La coscienza comune profana non credente atea dedita a misticismi paganeggianti ritiene le cose finite qualcosa di assoluto. Perde la visione dell’orizzonte infinito e dell’insieme nel quale le cose e gli eventi finiti, della civiltà dell’intelletto (anche la poesia neh) trovano misura giustizia spiegazione. Questa coscienza del finito, ancorché in strabilianti saggi o poemi o pitture o performance o politiche economicistiche riversata, sono superficiali. Inutili.
La pochezza rivelata al tempo del Corona Virus, senza il sacro, nel reale vissuto nel virtuale riflesso, questo rivela.
Sorpreso nel pericolo della malattia virus, che, nel chiuso monastero del cascinale vecchianese, grazie alla tenera ombra, di KK (1959-1984) possa aver tirato fila dal suo gomitolo colorato per averne consolazione quanto steso sul Sacro: io, saggista dilettante, Accio e Sara Cardellino.
Su L’OLANDESE VOLANTE MARGHERITA STEIN
Serata con Dio e con il Bolscevismo
Ricorda Achab e Stirner
Margherita Stein e Sara nel lutto. Sulla traduzione.
Margherita Stein-Cds: In cerca della vestale velata di Raffaele Monti a Chatsworth House presso Bakewell