
Sara Cardellino ascolta di Domenico Scarlatti la sonata K 208
trascritta dal clavicembalo per chitarra assumendo la forma
dello strumento il fotografo tira in ballo.
Foto CDS
Claudio Di Scalzo detto Accio
CHITARRA E DOMENICO SCARLATTI TRASCRITTO PER IL CARDELLINO IN ALLOGGIO E VITTO

Taccuinetto con caffelatte perfetto due parti - cds - A Cardellino in Scarlatti
Marzo 2025
Se “la CHITARRA non è altro che se stessa”, come suggerisce l’affermazione tra estimatori dello strumento e di chi la suona, così pure tu, Sara, non sei altro che te stessa se mi concedi, come avviene per la Sonata K 208 di DOMENICO SCARLATTI che viene trascritta dall’originale partitura per clavicembalo, di declinare il tuo benamore a volte in scrittura altre in pittura altre ancora in fotografia.
Perché la trascrizione funzioni, a quanto ho capito, come in questo caso, c’è SEGOVIA alla chitarra?, bisogna evitare l’imitazione pedisequa dei suoni clavicembalisti e pure ogni filologia seriosa, ma affidarsi, totalmente, alle qualità timbriche e agogiche delle sei corde.
In questo caso, avviene anche per la K 292, si ottengono risultati che possiamo definire poetici; nel caso poi di quanto dal Cardellino va verso Accio, in trascrizione, è il tocco, quotidiano, la vita domestica sulle sei corde dal mattino alla notte; vuoi un esempio?... su di una corda pizzichiamo il mattino quando facciamo colazione e tu mi prendi in giro perché sono ghiotto di spicchi d’arancio e crema di nocciole. Le altre cinque corde te le dico a voce senza scriverle anche questa è una sorpresa in trascrizione.