"Occhiaie nere parole dette sul click vere"- Sara, Forte dei Marmi, giugno 2009
Foto cds detto Accio
Nella fotografia in esterno, nel paesaggio in città, c’è una regola base. Mai fotografare la figura con le spalle al sole. Perché tutto s’annera: e l’immagine di essere visibile più non spera! Nei lineamenti s’intende.
Nel 2009, controcorrente, sotto la protezione di San Huysmans, dato l’alto tasso di simbolismo decadente anche erotico leggermente, di Sara Esserino velata su terrazza al mare, a Forte dei Marmi, ospiti di amici suoi in villa (e i bravi musicisti da concerto e progressisti si convinsero, conoscendomi, che la loro amica era impazzita a stare con uno come me: più anziano di 25 anni, vernacolo, vernacoleggiavo per dispetto, ignorante in fatto di arti, mi presentai pescatore e camionista e addirittura comunista con dedizione al bolscevismo leniniano: e, sorprendentemente, Sara si divertiva un mondo alla mia recita e sotto sotto si vendicava sul suo ambiente sui genitori) violai la regola. Con tre scatti. Che titolai: “Occhiaie nere parole dette sul click vere”; e il dittico: “Spalle al sole unghie per chi mi fotografa se le vuole”
In “occhiaie nere” regalatami quasi maschera dall’ombra, tanto da rendere sinuosamente gatta con orecchini, o eroina da fumetto nero per adulti anni Settanta, il titolo rimanda - con il corpo di Sara modellato dalla luce marina appoggiato alla ringhiera – alle parole che pronunciò o avrebbe potuto pronunciare o che se inventate didascalia rimarranno sempre sulle sue labbra, oppure, a quelle che io fotografo posso aggiungere a questa scherma schermata con il sole meridiano. Complici gli orecchini che catturano puntolini come i possibili immaginati capezzoli sotto al velo.
Luce che imbastisci vel’ombre sugli occhi e marchi orecchini se interrogata scioglierai l’enigma della modella così effigiata? Quali sono di fotografo e modella i destini?
Adesso - che ora è a Forte dei Marmi nel luglio 2009 - e chissà per quanto ancora, che te ne stai sulla lastra digitale nell’aria calda, che parole hai profferito da ricordare a menadito. Forse queste ho udito:
“Oscura e trasparente, mi terrai a mente, nella luce che agisce evangelicamente e sul corpo diabolicamente perché la foto di oggi, di me verso te fotografo, del mistero d’amore è sigillo e parente”
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"Spalle al sole unghie per chi mi fotografa se le vuole 1"
Sara, Forte dei Marmi, giugno 2009
Foto cds detto Accio
Nel dittico, quanto lega i due corpi di spalle al sole e dall’astro resi flessuosamente smarginati con il puntolino di luce sotto al bacino sesso costume velo, è la mano indolente che pende, quasi nodosa per niente affusolata musicale, con unghie bene in vista - mi chiedo se sia così anche quando suona il flauto o mi tiene il sesso eretto, dovrò scoprirlo – che pare pronta a scattare. Concretamente terrestre con dietro l’acquoreo movimento delle onde. Hanno portato sulla spiaggia siffatta vergine venere? Perché io miserabile fotografo pescatore ricevessi le sue grazie e graffi? C’è da ammetterlo.
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Ogni realtà destinata al simulacro ne fugge - Sara scapperà lo so da qui, perché deve rivelarmi l’uso della mano con unghie: se sarà carezzevole o se darà ferita - perché oltre ogni sua cattura visiva in foto ambisce ad essere immaginata e se intuita nella sua natura subito rivelata con l’amante: per poi porgere altro mistero. Ogni realtà per lei avviene sempre dopo lo scatto. L’atto della posa è sempre per lei di una solitudine spaventosa. Ne fugge e io non so mai quanto da me dal mio mestiere sugge. Rima sciocca simbologia profonda.
"Spalle al sole unghie per chi mi fotografa se le vuole 2"
Sara, Forte dei Marmi, giugno 2009
Foto cds detto Accio
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Il volto la luce lo sconsacra dando a Sara energia per stare nel tempo della fotografia perfettamente umana nel corso del tempo. Cioè di giovane donna, trenta anni, che ha donato la sua verginità al fotografo, nella sua verità tangibile da corpo a corpo su cosa sia stato per lei l’attesa e la ricerca dell’uomo a cui darsi tenendo seco la mano con le unghie perché ogni intimità, di corpi e di pensieri, pure di arti e suoni, abbia difesa dove lei può strappare il dato il consumato e quanto se compresa ancora avrebbe dato. Rima sciocca simbologia profonda su come Sara è donna.