:: Cardellino e Accio: Proviamo con Ciaikovski dall'abbaino a Vecchiano. Marzo 2020
31 Marzo 2020
Cardellino e Accio nel bacio ascoltando Ciaikovski - Vecchiano - 15 maggio 2020
Cardellino e Accio
PROVIAMO CON CIAIKOVSKI DALL’ABBAINO A VECCHIANO. MARZO 2020.
Lo stellato, Accio, visto dall’abbaino della soffitta, suggerisce scelta di musica adatta. Proviamo con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 op 23 di Ciaikovski. Ascoltiamolo dal giradischi usando LP d’epoca nell’esecuzione di Horowitz diretto da Toscanini con la Symphony Orchestra a New York. Diventata di riferimento. Siamo nel 1941. Tempi terribili! Adatto all’oggi con dovute cautele nel raffronto. Dopo te lo “racconto” nella struttura: per affettuosamente carezzare quanto scopro nelle stanze, in questa soffitta: un’intera vita in arte per custodirla nascosta a uso, come dici, del pipistrello dell’allocco. Della mia stupita curiosità. Possibile valgano per Accio i movimenti del Concerto? Allegro non troppo e molto maestoso; Andantino semplice; Allegro con fuoco. C’è allegria nel tuo procedere però non eccessiva, essa assume nello scoprirla qualcosa di maestoso; la semplicità di un andantino ti è adatta, sei semplice candido; in ogni finale riveli allegria sferzante fuoco dove porti calore ma ti bruci in qualcosa di altamente sentimentale. Il famoso “sentimentalismo” che tanti han rimproverato all’infelice compositore vale anche per te. Dal sentimentalismo sono coinvolta, sennò non sarei qui a guardare il cielo con Accio con Ciaikovski; ma rispetto, e credo abbiano ragione, chi afferma che Beethoven e Brahms e Mahler sono più grandi perché in loro non c’è sentimentalismo. Spesso con cattiveria tradotto dagli addetti dai profani con “zucchero”. Però a noi due che ci piace Mimì e Rusalka e festeggiare San Valentino… penso Ciaikovski sia perfetto. Per le ore che viviamo.
Piotr Il'ic Ciaikovski
Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 op. 23 in Si bemolle maggiore
direttore Arturo Toscanini - pianista Vladimir Horowitz
New York Carnegie Hall 14 maggio 1941
ALLEGRO NON TROPPO E MOLTO MAESTOSO. L’introduzione assorbe interamente il primo tema con il segnale discendente dei corni. Classicamente esposto nella triade: Esposizione, Sviluppo, Ripresa in gran sbrigliatezza. Esposizione preceduta dal Pianissimo con ottoni e archi apre a due temi diversi: il primo dal sapore russo nel suo fulgore ritmico è annunciato dal pianoforte: dalle dita di Horowitz; il secondo cantabile e disteso viene intonato dai legni in apertura e dai violini in chiusura. Monumentale primo movimento con centrale l’assolo del pianoforte. Ampiezza pregnanza musicale. Unica.
ANDANTINO SEMPLICE. La struttura del secondo movimento posso riassumerla nello schema A B A’. La prima sezione tematica, A, posa sopra tenerissima idea enunciata dal flauto; ripresa dal pianoforte; rilanciata da coppia di violoncelli all’unisono: ribadita dall’oboe mentre gli archi accompagnano. Nella sezione B l’andantino muta in Prestissimo: il pianoforte interloquisce soprattutto con gli archi. Quest’ultimi intonano una nuova linea melodica intanto che la tastiera, con Horowitz, tratteggia figure ornamentali. La Terza sezione, la A’, riprende sinteticamente la prima. L’idea partorita dal flauto in apertura di movimento viene in seguito monopolizzata dal solista.
ALLEGRO CON FUOCO. Nel terzo movimento si fronteggiano, ampiamente, le idee musicali che accennavo riguardo al brano iniziale del Concerto. Tema di evidente matrice russa dominato per buona parte dal solista al pianoforte, Horowitz, che trova adatta enfasi, giusto compimento, mi sento di evidenziare, nello sbocco orchestrale in Fortissimo che ne conclude il corso.
Il secondo tema cantabile ed espressivo si affida invece alla lievità degli archi per concedere diritto di ripresa al pianoforte.
Il seguito propone scontri tra le sezioni tematiche con modificazioni continue di impasto timbrico di spessore sonoro. La conclusione del Concerto n. 1 op 23 ha il respiro di un monumentale abbraccio romantico nel quale si risolvono sinfonicamente i conflitti apparsi tra solista e orchestra diretta da Toscanini.
La critica musicale rilevò, ancora evidenzia, nella parte pianistica della partitura squisitezze e parossismi, alcuni le chiamano ingenuità o forzature inadatte. Non voglio complicare la nottata musicale in soffitta con note specialistiche, però, per fare un esempio, l’ingresso dello strumento solista, il pianoforte, nel primo movimento con le sue terne di poderosi accordi ascendenti in Fortissimo accompagnano violini e violoncelli impegnati nell’intonazione del tema, però la loro rilevanza assicura al pianoforte una posizione di protagonismo che non dovrebbe avere, stando in una funzione strumentalmente subalterna.
Alcuni critici del compositore, del suo pianismo per orchestra, indicano la mutevolezza di densità sonora cui il pianoforte affida le proprie fantasiose intemperanze.
Per fortuna, e mi schiero con questa più “moderna” critica, questi “difetti” salvaguardano ogni romantica cantabilità, non senti Accio come sono adatti a guardare le stelle a marzo e i tetti notturni nell’attuale tregenda? - siamo o non siamo adesso romantici? - e, soprattutto, aprono, preannunciano, gran merito del russo, al più moderno percussionismo.
Toscanini e Horowitz nella loro collaborazione, il 14 maggio 1941, a New York, alla Carnegie Hall, seppero dare a Ciaikovski degno sigillo al suo genio.