Mio lontano amore, mia figurinetta della Poesia, dalla voce incanto e groviglio, dalle spalle esili e lucide nella distanza… nella metamorfosi infinita di questo distacco, attraversato l’anno buio che trappole ti tese e che lontani ci tenne, voglia il tempo donarci ancora l’amore, l’amore che sfiori la tua porta come un cagnolino fa con l’ingresso scoperto amico. Se il tuo viso apparirà sulla soglia, nel sorriso di aprile, io lo saprò, e lasciato questo molo e questo sedile di marmo… ti verrò a prendere.
(Claudio Di Scalzo, da "Il Capitano e la Prigioniera" - Scampolo di feuilleton 1) |