Marco Pachi
B & N litigio rock vero con Rosa Mollica
I
Se fra me e Rosa Mollica accade un litigio per motivi scemi come il ritardo di cinque minuti, suo, in piazza Santa Caterina, la bianca neoclassica, come la chiamo io, perché sui Lungarni soffia una tromba d’aria che l’ha fatta capitombolare proprio all’altezza della lapide, bianchissima e lavata di recente dalle falciemartello, di Garibaldi che lì attraccò risalendo dalla foce dell’Arno, e non so se per qualche moto rivoluzionario o per andare a trovare Mazzini che stava nascosto in città agonizzante per i troppi doveri ingoiati nell’esilio londinese, ecco che si scatena, in me, dopo esserci spintonati sui distinguo: un’intera dedica rock. Rosa Mollica, incontrandola, m’ha salvato dall’autodistruzione perché non controllavo il Nero che in genere mi attornia assieme al Bianco della mia nascita l’otto settembre 1953 di sette mesi, mi ha preso per i capelli, come si dice a Vecchiano, stavo sotto la linea di sopravvivenza, perché “inaffidabile, mentitore, radice malata nella vita di chi t’incontra” era il ritornello che m’intonava la messa - variegata nelle chierichette - del buon senso, epperciò da lei Rosa mollichina mia gusto e trambusto battezzato a nuova tempèrie dionisiaca in pura scemenza da felino felice non un filino bensì un filone di gioia come necessariamente inaffidabile se uno Pachi vuol superare i generi del solito vivere appresso all’ombra letteraria che danza il cha cha cha e altri tipi di ballo esluso il sublime walser con la verità, come ovviamente mentitore o fingitore o recitatore perché un Pachi palchizza i punti di vista e le voci se scrive la vita assurda che conduce reale e immaginaria e liquida web, e chiaramente - è un avverbio chiaramente o un aggettivo son debole di costituzione in grammatica - “radice malata” nella vita di chi viene a tastarmi il rizoma sotterraneo dopo aver titillato il m’oma o non m’oma? perché l’arte della scemenza a chi sta intinto biscuit nelle norme del noioso viver saggio appare rischiosissima amara amarissima e appunto nerissima anche se a succhiarla fino in fondo poi c’è lo zucchero bianco dice Schelling dato che anche Dio ha il Male in sé per salvarsi e salvare la combriccola dei pianeti e delle comete e dei serpenti col pomo in gola e i santi con la barba bianca nel deserto, insomma Rosa Mollica mi prende per come sono, ad eccezione di quando batto i piedi per cinque minuti di ritardo di lei ed io son tanto appacato da confidarle che è mezz’ora che giro da Borgo Stetto a Piazza Cavalieri ad aspettarla e l’infradito con tallone curvo poi s’addolora a bestia, Rosa s’arrabbia mette le canoniche spine e a letto ognun per sé col nervoso ma poi io la notte scrivo rock nero e bianco. M’appare il fantasma del White Album dei Beatles e non è più il ’68 ma il 2013 e l’abbacinante biancore in musicale tempo melodico m’agghiaccia nel rimpianto di non avere accosto la mia Rosa profumata la mia chiara lievitata nel pallore lunare d’amor incessante, e soffro sensi di colpa parecchio scalzi sui sassi aguzzi della chitarra di George Harrison. E invoco la bianca Piuma del mio essere che voli verso lei lontana e ci soffio sopra assieme a Michaux lisergico e io paprico perché il nervoso mi porta fame e mangio pasta scotta con la paprika e scendo nella caverna platonica della nostalgia e vedo incatenati i quattro scarafaggi in nera sembianza che si dimenano e scappo in risalita scivolando sulla fascia bianca che Herndrix porta sulla fronte mentre distorce l’inno americano e bianca a frange è pure la giacca e bianche son le lenzuola senza Rosa nuda e impeccabilie e bianco è il messaggio alla Godot che non arriva non parte se non c’è il nero, il negativo rivelato come anch’esso buono seppur inaffidabile sui ritardi giustificati, mentitore per falso nervoso che poi fa scattare il nervoso vero - giusto della giusta nel giusto - a Rosa che mi pianta in asso, e la radice malata che sono diventa sana a scarpinare una biografia rock di pentimento per farla ridere perché intenda - si ricordi! - che sono come la carta bianca che impressionta dalla luce del suo amore divento nero calimero cigno.
...CONTINUA
NOTA
I personaggi in coppia: Marco Pachi e Rosa Mollica, Golem e Mara Zap, Covato Poco e Salata Maretta,… compaiono in avventure di genere ironico ed umoristico illustrate con tavole e disegni e fotografie. Sono anche parenti di coppie del fumetto come Paperino e Paperina, Braccio di Ferro e Olivia; di Andy Capp e Krazy Kat e Gatto Felix; dei fumetti in rima sul Corriere dei Piccoli e l’avventuroso. A volte sono apparsi sull’annuario Tellus (2003-2009). Firmano queste avventure, del tutto transmoderne, sceneggiatura e disegni, Claudio Di Scalzo e Sara Cardellino.