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Idina Faro

:: Claudio Di Scalzo: Rotatorio Amor Piccione per Idina Faro. 2002. Dall'annuario Tellus 2008
08 Febbraio 2025


Idina Faro sul Lago di Como a Dervio
nel casotto custodente barche - Foto CDS 2001 




 

Claudio Di Scalzo
ROTATORIO AMOR PICCIONE MOTORIO PER IDINA FARO
(Con alcune modifiche racconto pubblicato sull'Annuario TELLUS
"Febbre d'Amore", 2008.

 

Ho amato Idina come un piccione ama il granoturco, da strozzarmi becco gozzo viscere. Unico piccione in amore ho perso la mia dolce metà, di piume, di granaglia, di tubate. Nella foto che conservo di lei firmo questo andamento dondolante, da piccione, con una piuma sul suo viso. Anche per celarle il becco che aveva pungente di fantasie oniriche e mostruosità vavarie compreso il cattolicesimo tradizionalista di Monsignor Lefebvre.Tutte legate alla letteratura teologica che viene sospinta a dannare la vita, anche quella erotica con paure sensi di colpa confessioni flagellamenti annessi cedimenti esorbitanti ma, confesso, in rima attizzanti in massimo grado, anche perché da piccolo fui chierichetto: ma quando l’amante è un piccione, pur se laureato col minimo in lettere, con tesi su Malaparte, che fa il camionista, guadagno il triplo che star dietro una scrivania, per la sua agraria vecchianese; e la picciona docente di religione in un liceo ma latinista provetta, insegnare religione tradizionale la fa sentire di più in missione per il sacro: il nido, anzi la grondaia sulla quale pencolavamo la passione, non poteva che disfarsi, precipitare, in un crack che ancora lancia la sua eco. In me, almeno, che piccione viaggiatore camionista in questi anni ho avuto tutto il tempo, girando la Toscana di rammentare come reclinava il collo. Prima o poi arriverò sul Lago di Como, ricordera i nostri allacciamenti a Dervio dove abitai per un certo periodo tentando una fallimentare carriera di insegnante?, procedendo verso Sondrio di Valtellina, dove ancora abita, me lo conferma l’elenco telefonico, e le farò dono del mio “Taccuino del piccione” dove annotavo i miei spostamenti verso di lei… perché anche questa è una curiosità ornitologica, per la mia picciona in amore diventai migratore, sulla linea Pisa-Sondrio, si è mai visto un piccione migratore?, abitando poi a Vecchiano fori città. E le uniche cose che avevamo in comune, oltre l’andatura da piccioni, e cioè goffa e incauta e forse tarda di comprendonio per le cose del mondo, inevitabilmente pratiche, io soprattutto, lei interpretava anche cose dell’altro mondo, DIO, erano le alture, la roccia per estensione logica che Idina amava: la montuosa Valtellina. Trovava inquietudine sull’acqua lariana, lago, da lei ritenuta fonte dei suoi turbamenti nervosi, nemmeno fosse Malombra! E pure complice della sua cedevolezza all’erotismo peccaminoso che a suo dire le imponevo comprese certe foto di nudo castigato che potevano apparire su famiglia Cristiana. Cosa non vera, come ogni cattolica tradizionale, se rompeva i lacci dell’uomo facea stracci. Straccio. Poi io che mi chiamavano a Vecchiano Accio non potevo lamentarmi. Mi sorprendeva tanto perturbata. E non serviva dirle che la sua nevrosi era come una confessione di impotenza dinanzi ai cattolici democratici che giungevano fino a plaudire Edward Schillebeeckx e financo la Teologia della Liberazione paracomunista. Neppure la consolava o divertiva, per accostarmi alle sue amate vette alpine, se mi parodiavo: come piccione-homo scolpito nella pietra collinare pisana come nipote di barrocciai e poi figlio di camionista trasportatore di granaglie e mangimi vari e anche di ghiaino e pietre all’occorrenza. Insomma Povero Cristo cristiano!

Questo Taccuino riemerso nel mio inconscio, quasi riga per riga, proprio quando mi sono risvegliato da un'anestesia perché i dottori mi hanno amputato una zampa dell’apparato motorio, riducendomi a piccione zoppo, dopo un incidente dove mi sono stritolato scavalcando con il camion una corsia sulla Cisa,… questo Taccuino, prometto, appena potrò svicolare di stanza in stanza sulla sedia automatica a rotelle, diesel eh eh, battutaccia!, lo riscrivo in bella copia, e glielo spedisco.

Queste paginette ricordano il mio amore motorio – sono andato una volta a trovarla con il camion, a Sondrio, - e in modo rotatorio - da piccione ancora una volta, lei potrebbe anche esser diventata una pavoncella o una folaga, non ne so nulla del suo destino ahimé - mi calo sulla nostra storia piccionesca… e allora il titolo a questo ricordino alato da camionista amputato non può che essere: “Rotatorio amor piccione motorio per Idina Faro”.

In questa maniera titolo e pagine possono far ridere chi le leggerà mentre io ci piango sopra inumidendo il becco e la protesi in plastica, e l’uccello, altra battuta macabra!, che pure non è amputato ma risorgente da ogni ammaccatura.

-Perché non lo svegli! Dovete essere al mercato di Parma domattina presto.

-Lo faccio dormire un’altra oretta, sennò s’incazza a belva, come un nibbio!, io sono il secondo pilota, e lui dice che chi nasce come me piccione non deve disturbare i predatori alati come lui: che non mangiano ganaglie. Ma carne. –Dev’esser complicato sopportarlo!

-Ma no!, è un brav'omo, camionista che sa il fatto suo, ha anche insegnato in una scuola su in Lombardia tra i monti; è scherzoso; ma se ha dormito sul camion è perché à létiato con la moglie che lui à soprannominato Silva Lo.Una valtellinese tosta anche se bòna da svenicci dietro.
-Ha il sorrisino sulle labbra... forse sogna la moglie.
-Potrebbe anche sognà la ganza. Con uno 'osì vallo a sapé. 



 


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